Il mito è l'evocazione in forma di racconto di realtà primigenie, ove individui eccezionali in luoghi senza tempo hanno forgiato il carattere di un popolo conferendogli sacralità. Tale è la storia della Grecia. Ma non può esservi alcun mito senza eroi che lo alimentino e infatti la Grecia è stata generatrice di eroi fin dai tempi omerici ed essi sono ancora tra noi, forse più nascosti e meno regali di un tempo, ma sempre generosi e straordinari perché la leggenda continui.

Ebbene anche io ne ho conosciuto uno e voglio raccontarvi la sua storia. Nel blu cobalto del mare Egeo c'è un piccolo arcipelago perduto nel vento. Sono isole meravigliose e dannate, flagellate dal Meltemi in estate e battute dalle tempeste nei lunghi inverni. Il loro calore e il vento che soffia incessante, la luce abbagliante che le avvolge, perduta nella distanza di orizzonti lontanissimi, ci parla di altre luci, di altri venti da deserti remoti, a oriente, infiniti, e allude a culti di Dei dimenticati eppure un tempo conosciuti e venerati nei loro oracoli di pietra e di quercia.

Sono le piccole Cicladi: Amorgos, Donussa, Koufonissi, Schinoussa, Iraklia e Naxos. La vita vi scorre lenta e difficile, il suolo è arido, sassoso e sembrano schegge di deserto scagliate nel mare ma, anche se a volte pare incredibile, non sono abbandonate perché lì vive un popolo indomabile e l' amore per quella loro terra e per la dura vita che essa impone li tiene tenacemente aggrappati a quegli scogli. Certo, soprattutto nella cattiva stagione, la vita in quelle isole è sempre stata davvero dura: i rifornimenti di legna da ardere o di carbone, gli approvvigionamenti di beni di prima necessità e gli spostamenti sono sempre stati difficili e dipendevano da sporadici caicchi che giungevano da Naxos, la più vicina delle grandi isole dove il clima e il suolo consentono coltivazioni e dove esistono magazzini e fabbriche.

Nel 1958 un uomo, un marinaio di vecchio stampo, il capitano Dimitri "Mitsos" Scopelitis, acquista e arma un piccolo caicco dotato di un solo motore, il Panormitis, e tenta di avviare un regolare trasporto di merci e uomini tra queste isole. Con qualsiasi tempo e con qualsiasi mare, e chi ha conosciuto come me la forza estenuante del Meltemi sa bene cosa intendo, la piccola eroica imbarcazione giungeva nei solitari porticcioli, da Amorgos a Naxos, passando per tutte le isole dell' arcipelago, procurando medicine urgenti, consegnando un pezzo di ricambio per un motore o portando gli invitati a un matrimonio o a un battesimo, poi ripartiva rifacendo il giro all' incontrario.

Alla sera, nelle osterie di Katapola ad Amorgos, il capitano Scopelitis suonava il violino, l'altra sua grande passione oltre al mare, e lentamente entrava nel cuore di questo popolo, perché sentiva che il servizio che forniva non nasceva per lucro, ma scaturiva dal profondo dell'animo per un gesto spontaneo di autentica solidarietà e amicizia tra gente dello stesso sangue. Senza il Capitano Mitsos Scopelitis, senza il suo coraggio e la sua generosità la vita nelle isole dell' arcipelago sarebbe stata ben più difficile e miserabile e gli abitanti si sarebbero sentiti molto più soli e abbandonati.

E nel tempo, viaggio dopo viaggio, nasceva un mito e il suo eroe: leggende di attracchi con mari terrificanti, onde paurose affrontate con coraggio e senza mai fallire una consegna o perdere un oncia del carico affidatogli e così via, tra un ouzo gelato e olive di Kalamata. Ogni partenza era accompagnata da un velo di tristezza e di incertezza per il futuro e, proprio per questo, ogni arrivo era una festa. Nelle lunghe giornate invernali, il tempo stesso delle isole era scandito dallo sbuffo di fumo dell'indomabile piccolo battello quando appariva baldanzoso da dietro un promontorio o quando spariva nel limpido orizzonte del mare.

Dal 1986 la famiglia Scopelitis ha acquistato a proprie spese un'imbarcazione più grande e quindi il servizio viene svolto garantendo una maggiore regolarità, ma con costi molto maggiori, la comanda il capitano Yanni Scopelitis, figlio di Mitsos. Negli anni recenti il turismo ha scoperto l'incanto di queste isole perciò l' estate porta i turisti e le cose vanno bene, ma d'inverno stringe il cuore vedere scendere dal traghetto solo una vecchietta imbacuccata che va a trovare un parente ad Amorgos o un carretto con un carico di lenticchie di Schinoussa perché così i costi di un regolare servizio sono difficilmente sostenibili e anche se non mancano gli aiuti da Atene, le preoccupazioni per il futuro sono grandi.

Ma per ora il servizio resiste e chiunque, come me, abbia avuto la ventura di recarsi in quelle isole via mare, si sarà certamente imbarcato sull'Express Scopelitis e avrà conosciuto un vero Eroe dei nostri tempi che ancora oggi salpa tutte le mattine, con qualsiasi tempo, dal porto di Katapola, nell'isola di Amorgos per compiere il suo viaggio attraverso le piccole Cicladi, per farvi poi ritorno alla sera, in quell' isola che considera questa piccola grande nave il suo gioiello al pari del suo più celebre monumento: l' immacolato monastero della Panaghia Chozoviotissa che sta, come un miracolo, aggrappato sul fianco della montagna a strapiombo sull'Egeo.