Ognuno di noi ha un “posto magico” dove ritrovare se stesso, e questo piccolo borgo, lontano dai rumori, immerso nel verde e ben conservato nel tempo, è uno di quei luoghi che non si dimenticano. Sito nel comune di Grizzana Morandi, sull’Appennino Bolognese, a pochi km dalla Rocchetta Mattei, oltrepassando il ponte di Verzuno, dopo l’alimentari da Luana e seguendo le indicazioni per Vimignano, ci si inerpica per una stretta e ripida stradina al termine della quale si trova inaspettatamente il borgo La Scola.

La sua esistenza risale al VI secolo, ma lo troviamo documentato solo nelle certificazioni catastali a partire dal 1385. Il borgo La Scola deve probabilmente il nome al termine longobardo “sculca”: posto di vedetta in posizione sopraelevata. Una rinnovata piccola proprietà fondiaria diede vita a un’edilizia che ebbe gli artefici nei maestri Comacini, che qui, come in tante altre parti d’Italia, tra il ‘300 e il ‘500 lavorarono in gran numero. Le vecchie torri militari furono trasformate in civili abitazioni, fienili, essiccatoi, che si allargarono oltre le mura di difesa. L’aspetto attuale del borgo risale al periodo tra il XIV e il XVI secolo quando gli abitanti del contado presero possesso delle terre lasciate dai monasteri e dalle famiglie nobili che fecero rientro nelle città.

Percorrendo le vie del borgo, sulle strade lastricate e libere da autoveicoli, si assaporano il silenzio e gli odori dimenticati, che questo posto rievoca. Ogni angolo, ogni porta, ogni arco, ogni mattone racconta una storia. Passeggiando tra gli edifici, si possono ammirarle antiche torri e due oratori: quello di San Francesco, realizzato nel XVII sec, ora inglobato in una casa privata, e quello di San Pietro, visitabile al pubblico.

Esplorando il borgo possiamo ammirare il palazzo Parise, che prende il nome dai proprietari del borgo fino al ‘700, affacciato sulla corte centrale e caratterizzato da un portone recante una pietra nella mezzana dell’arco, su cui si legge Ostium non Hostium MDCX/XXVII cioè “porta non per i nemici”; mentre ai lati della porta sono presenti due feritoie sfalsate per controllare chi si presentava all’esterno dell’abitazione. Di fronte alla casa Parise c’è la prima residenza della famiglia, decorata all’esterno da una meridiana del 1700 su cui era presente lo stemma familiare. Sul lato opposto all’Oratorio di san Pietro si apre un arco che era l’entrata principale del borgo, proseguendo da lì, si attraversa il voltone che conduceva all’unica osteria. Mentre si perlustrano gli antichi vicoli, non si può fare a meno di ammirare le caratteristiche abitazioni fino ad arrivare al maestoso cipresso millenario che ancora oggi fa da guardia al civico 7, dove nacque Arturo Palmieri, famoso storico di queste aree montane.

Ma la vera bellezza di questo borgo sono i tanti segni di un tempo lontano rimasti ancora intatti, accompagnati da una meravigliosa vista sulla vallata, che lo rendono ancora più particolare e affascinante.