Ultimo atto dei campionati del mondo americani con la prova in linea maschile. 261 i Km da percorrere, 15 i giri da completare con un dislivello complessivo di 1700 m, ma tutti concentrati negli strappi finali: determinanti quando la fatica comincia a farsi sentire.

Il circuito di Richmond, come abbiamo visto in questi ultimi giorni, presenta un primo strappo di 200 m in pavé che attraversa Libby Hill Park, seguito poi da un altro tratto di 100 m sulla 23ma strada, e poi l'ultimo, quello di 300 m sulla Governor Street che immette nel falsopiano finale di 700 m in leggerissima salita che preclude ogni velleità di attacchi solitari data la carreggiata ampia.

Parte la prova in linea, e da subito cominciano gli attacchi: cinque gli uomini che provano ad andarsene, Andriy Khripta (Ucraina), Jesse Sergent (Nuova Zelanda), Ivan Stevic (Serbia), Park Sung Baek (Corea), Conor Dunne (Irlanda), guadagnando un minimo vantaggio. Dal gruppo si staccano successivamente anche Sergei Tvetcov (Romania), Ben King (USA) e Carlos Alzate (Colombia). Collaborando tra loro, gli otto prendono il largo. Il gruppo non si scompone e lascia fare, tanto che il margine dei battistrada sale a 5', mentre in testa agli inseguitori, al comando delle operazioni si portano Germania e Olanda. Nelle prime posizioni c'è anche l'Italia che preferisce però stare saggiamente coperta.

A 150 Km dall'arrivo, sono sempre gli olandesi a forzare l'andatura tenendo una velocità superiore ai 40 Km/h e riducendo il distacco dai fuggitivi a poco più di 1'. Quando mancano 8 giri alla fine, è la Germania a portarsi in testa al gruppo con Toni Martin, dando il cambio agli olandesi. A 7 giri dal termine, il distacco tra gruppo e fuggitivi è tornato ad essere attorno ai 2'; nel gruppo si portano davanti a tutti i belgi a fare l'andatura, mentre il tedesco Toni Martin ricorre al cambio bicicletta. 6 giri alla fine, la Germania chiude il buco, il gruppo è allungato, con la squadra belga che rilancia su ogni strappo. Nella prima parte del gruppo c'è anche Nibali, mentre gli altri azzurri sono più indietro.

Quando mancano 50 Km all'arrivo, la tensione si fa palpabile, allunga Nelson Oliveira, e sullo strappo scatta anche Joaquim Rodriguez, mentre in testa Siutsou, Boivin e Phinney guadagnano 52" sulla prima parte del gruppo. Mentre Nibali è costretto al cambio bici, Diego Ulissi, Felline e Trentin si riportano davanti dopo avere controllato a lungo l'evolversi della corsa dalla pancia del gruppo. A poco più di due giri dall'arrivo, anche il terzetto di testa viene ripreso, e continuano gli attacchi nel gruppo ormai riunito. Nuovo tentativo: sette i corridori all'attacco, e tra i sette c'è anche Elia Viviani.

A -25 Km i sette battistrada hanno un margine di 32” mentre la Germania manovra sempre alla testa del gruppo, e ai -15 Km dalla fine viene annullato anche questo tentativo. Ai -9 Km, si riaccende la bagarre; si susseguono scatti e controscatti mentre Italia e Belgio si portano in testa al gruppo. Stybar (Repubblica Ceca) ritenta l'allungo solitario, ma tutti i big sono pronti a rispondere saltando sulla sua ruota. In contropiede è Terpstra che rilancia ma anche il suo attacco viene stoppato. Riparte Peter Sagan che va via, e guadagna margine in discesa staccando gli avversari, andando a laurearsi campione del mondo. Alle sue spalle chiudono Michael Matthews (Australia) argento, e Ramunas Navardauskas (Lituania), bronzo.

Ordine d'arrivo

1 Peter Sagan (SLO)
2 Michael Matthews (AUS)
3 Ramunas Navardauskas (LIT)
4 Alexander Kristoff (NOR)
5 Alejandro Valverde (SPA)
6 Simon Gerrans (AUS)
7 Tony Gallopin (FRA)
8 Michal Kiatkwoski (POL)
9 Rui Costa (POR)
10 Philippe Gilbert (BEL)