La nostra mente e le nostre azioni sono, esplicitamente o implicitamente, orientate dal principio di piacere, concetto di matrice freudiana che definisce un orientamento verso la gratificazione immediata che, procurando piacere, riduce la quantità di eccitazione. L’energia che alimenta le forze dell’inconscio è libera e orientata verso la scarica, la riduzione a zero delle tensioni. Per Freud, come oggi per la medicina olistica, l’energia è di fatto il punto di congiunzione tra organico e psichico, e sta alla base delle spinte istintuali.

Per questo motivo, in una psicoterapia che tenga conto dell’insieme e non soltanto della mente e del pensiero, la diagnosi non può non partire da considerazioni di natura energetica. Se per energia intendiamo scariche elettriche e comunicazioni neuronali, oppure la spinta vitale presente in ogni organismo vivente, in ogni caso essa rappresenta quella base su cui tutte le azioni individuali si muovono, si orientano, si modulano, e alla fine entrano a patti con la realtà, la quale non sempre sostiene nella gratificazione del bisogno. Entra così in gioco quello che Freud ha definito “principio di realtà”, una sorta di regolatore psichico che procrastina la gratificazione a seconda delle condizioni e dei limiti imposti dalla realtà esterna. L’energia, per Freud, da “libera” diviene in tal modo “legata”.

Ma se noi consideriamo l’essere vivente in senso esteso, ossia se ci riferiamo ai gruppi sociali e alla società nel suo insieme, possiamo estendere il concetto di principio di piacere ad ambiti più grandi, non più vincolati ai singoli bisogni del soggetto, ma riferiti al movimento dei popoli e delle nazioni. Anche in questo caso, infatti, l’energia – oggi più che mai – è ciò che muove i popoli. Addirittura, oggi è considerato esplicitamente vincente quel soggetto sociale e politico che dispone di più energia, che produce energia.

L’orientamento verso il piacere, in sede individuale come sociale, più estesa, lungi dall’essere una forza cieca che dirige in maniera impropria, è anzi un ottimo collante sociale. Accomuna infatti tutti il bisogno di stare bene, di provare piacere, di essere in una condizione di armonia. Tutte quelle situazioni nelle quali il vivere piacevolmente la vita, all’interno di un contesto sociale favorevole, orientato esplicitamente al piacere, sono foriere di buoni legami, sono una base stabile e forte per costruire, perché una società evolva al suo più alto livello di armonia, ossia la produzione culturale e artistica, soddisfazione dei bisogni intellettuali, i più elevati e nobili in assoluto.

L’evoluzione culturale parte dalla ricerca del piacere, dell’armonia, del benessere. E il suo prodotto è il piacere che, in una società aperta e vincente, va condiviso con la gente, in modo tale che diventi edonisticamente fruibile da tutti.