A che età hai realizzato la tua prima borsa?

Sono cresciuto giocando tra i banchi da lavoro dei nostri artigiani. Mi divertivo tantissimo a guardarli lavorare, ammirare i loro movimenti e provare ad emularli. E’ così che ho iniziato a trasformare i ritagli e gli avanzi di pelle in dei primi abbozzi di borse. Già all’età di otto anni sapevo di voler fare questo nella vita e ho iniziato a disegnare le mie prime borse e a dire la mia anche sulle collezioni disegnate da mio padre. Nel 2004 ho disegnato la mia prima borsa che è stata pubblicata anche in un editoriale sul magazine “InStyle”. Era una borsa da giorno in cerniera realizzata in microfibra con davanti una papera composta da inserti in lucertola e struzzo.

L’eredità che ti ha lasciato la tua famiglia in termini di valori e qualità che hai potuto spendere in campo lavorativo?

I miei genitori sono sempre stati i miei mentori e più grandi sostenitori, è grazie a loro se sono quello che sono oggi. Crescendo all’interno dell’azienda di famiglia ho avuto la fortuna di muovere i primi passi in un ambiente fertile e creativo che ha sicuramente contribuito a stimolare e affinare il mio gusto stilistico. Fin da piccolo sono stato educato ai valori del Made in Italy e dell’artigianalità, che hanno sempre guidato il nostro lavoro e la nostra produzione, e che si dimostrano ancora oggi il punto di forza di tutti i nostri prodotti. Mi piace sapere che con il mio lavoro ogni giorno posso portare avanti e preservare un mondo così affascinante, salvaguardando tutte quelle antiche tecniche di lavorazione della scuola di pelletteria meneghina che altrimenti andrebbero perse nel tempo.

Sei stato definito un architetto della moda, per te è importante la costruzione del prodotto, sei affascinato dalla forma più che dal colore. In architettura, nel Razionalismo, secondo i principi del funzionalismo, la forma segue la funzione e tutti i materiali e il sistema costruttivo devono essere subordinati a questa esigenza primaria. Pensi che nella realizzazione degli accessori, in questo caso le borse, la bellezza possa consistere nel rapporto tra l’oggetto in sé e il suo scopo?

Prendo sempre ispirazione da ciò che mi circonda e dagli stimoli che tutti i giorni scaturiscono dal mondo esterno, ma anche tantissimo dalle mie clienti, dalle loro esigenze quotidiane e dalle loro richieste. Cerco sempre di combinare e bilanciare il più possibile la pulizia estetica, la maestria nella costruzione e la funzionalità in tutte le mie creazioni. Ad esempio, per me la borsetta da sera perfetta è sicuramente una pochette in raso: un piccolo scrigno che sappia catturare l’attenzione con il suo design e la sua eleganza, ma al tempo stesso possa contenere il necessario e, perché no, anche qualche chicca, vedi uno specchietto abbinato, come si era soliti fare a inizi ‘900.

L’azienda è nata negli anni Settanta del 1800 a Bergamo, quando lo zio di tuo nonno, Luigi Locati, amante di belle arti, ha aperto una bottega che si occupava di decorare libri sacri, poi siete passati alla realizzazione di cartelle per il clero. Durante la fashion week avete celebrato i centoquindici anni dell’attività, il segreto di questo successo e quanto l’arte influisce a tuo parere sul mondo della moda?

Non so se esiste un vero segreto per il successo, sicuramente è un buon mix di perseveranza, impegno e tanto tantissimo amore per quello che si fa. Ogni giorno ci mette davanti a una nuova sfida e tante volte in questi anni sarebbe stato più facile gettare la spugna, ma non lo abbiamo mai fatto perché avevamo ben chiaro l’obiettivo che volevamo raggiungere. Anche la stessa scelta dei miei predecessori di puntare tutto sull’artigianalità, su un prodotto dalla qualità eccellente realizzato da mani sapienti che fosse più simile ad un’opera d’arte e mirasse ad una fascia di mercato di nicchia e orientata al lusso, all’inizio sembrava azzardata e pericolosa. Negli anni, invece, si è rivelata la scelta vincente che ci ha permesso di settorializzarci ed essere conosciuti per la bellezza e la qualità dei nostri articoli.

Tre aggettivi per descrivere la tua nuova collezione e un aggettivo della tua personalità che si rispecchia in essa?

La descriverei eclettica, vivace e ricercata. Lo scopo della collezione era quello di esaltare al meglio e di celebrare la storia e il savoir faire che ci hanno permesso di festeggiare quest’anno i centoquindici anni di attività. Questo anniversario si è rivelato perfetto per permettermi di dar sfogo al mio animo un po’ vintage: questa stagione, più del solito, ho cercato di mixare modelli classici ripescati dall’archivio con altri nuovissimi pensati appositamente per l’occasione, per enfatizzare il connubio tra passato e presente che da sempre caratterizza le mie collezioni. Il processo di ricerca è stato lungo e accurato, sia per la scelta delle forme che degli accessori più adatti, con l’obiettivo di creare prodotti che potessero abbinarsi senza problemi a tutte le occasioni d’uso, sia serali che giornaliere. La collezione è stata anche l’occasione perfetta per approfondire lo studio sulle proporzioni e sui materiali per creare un insieme coerente, ma al tempo stesso eterogeneo.

Ancora oggi, le borse della vostra azienda storica sono indossate da principesse di mezzo mondo. Quale celebrities ti ha inorgoglito maggiormente vedere con una Amato Daniele by Locati?

E’ sempre un piacere vedere qualcuno indossare e apprezzare le mie creazioni, che sia una celebrity o una cliente privata. Se dovessi sceglierne una tra le tante, sicuramente vedere arrivare Cecilia Rodriguez al lido di Venezia per il festival del cinema di Settembre 2020 con la mia “Queen Handbag” in vitello cielo mi ha proprio emozionato. Il look era bellissimo ed elegante, lei splendida e la borsa completava alla perfezione il tutto. Mi ha fatto super piacere poi leggere quanto la borsa in particolare sia stata apprezzata dal pubblico e dalla stampa come elemento chiave dell’outfit e must-have per la stagione.

I materiali che utilizzate maggiormente e quali novità hai portato tu all’interno dell’azienda?

Per quanto riguarda i materiali mi piace molto variare. Quelli che utilizzo di più sono il vitello sia liscio che stampato, il raso e il velluto, che sono sempre accompagnati da dei pezzi in esotico come coccodrillo, lucertola e struzzo. Immancabile è poi il tessuto Mesh, di proprietà esclusiva della mia azienda, che è realizzato intrecciando fili ricoperti di oro 24 kt e argento 925 utilizzando un telaio di fine 800. Questo tessuto è sempre presente in diverse varianti colore/materiale e diversi disegni. Di solito, poi, per ogni collezione, mi piace sempre fare ricerca e utilizzare nuovi materiali che possano inserirsi al meglio nel mood. Così, a seconda delle stagioni, fanno capolino a ruota tessuti broccati, ricami, canvas, moiré, crepe, velluti stampati, strass applicati a caldo su rasi o crepe de chine etc. Per questa stagione, invece, ho voluto fare un ragionamento diverso: invece di acquistare nuovi materiali ho preferito percorrere una strada più “sostenibile” scegliendo direttamente dal nostro magazzino tutta una serie di materiali acquistati negli anni e di cui erano rimasti dei fine pezza o piccole metrature per realizzare una capsule upcycled di pezzi in edizione limitata. Sempre dal nostro magazzino arrivano anche i tessuti Obi, acquistati dai miei genitori durante un viaggio in Giappone, che ho utilizzato per la realizzazione di un’altra piccola capsule fatta da due dei nostri modelli iconici che diventano vere e proprie opere d’arte grazie alle sete dai ricami tipici orientali.

Nonostante la tua giovane età, ricopri il ruolo di Presidente, Fondatore e Designer dell’omonimo brand “Amato Daniele”: quali difficoltà hai riscontrato negli anni e come avete affrontato e comunicato durante gli anni di pandemia?

Il 2019 è stato un anno molto impegnativo per la mia azienda e la mia famiglia. In Agosto è sfortunatamente venuta a mancare mia madre che, oltre ad essere la proprietaria, era soprattutto un punto di riferimento per tutti noi. Siamo sempre stati come una grande famiglia e il dolore per la sua perdita ci ha sconvolti tutti. Anche la battuta d’arresto causata dal Covid subito dopo ci ha sicuramente fatto rimettere tutto in discussione, dalla percezione del mondo ai bisogni del mercato, e ci ha portati a ripensare tutto, a partire dalla proposta di prodotti fino al modo migliore per comunicarli. E’ così che nel 2021 mi sono lanciato in una nuova avventura sulla piattaforma Tik Tok. E’ iniziata più per scherzo, con un video fatto in due minuti in cui facevo vedere uno scorcio di fabbrica e un paio di frame sulla realizzazione delle borse che ha ottenuto però milioni di visualizzazioni e tantissimi commenti di utenti affascinati dal mio mondo. Non pensavo un semplice video potesse attrarre così tante persone, ma soprattutto che potesse essere il mezzo giusto per far comprendere il valore intrinseco dei miei prodotti. Così ho iniziato a raccontare e mostrare quello che facciamo ogni giorno: il processo di produzione, la selezione e lo studio di materiali e accessori, la storia dietro la nascita dei diversi articoli, come prepariamo i pacchetti che spediamo in giro per il mondo. Il risultato è stato un interesse sempre maggiore, soprattutto da parte della clientela italiana che fino a quel momento aveva giudicato i miei prodotti solo come troppo costosi e lontani dalla loro quotidianità, e un conseguente aumento anche delle vendite.

Il vostro Made in Italy per cosa si riconosce?

E’ ancora il vero Made in Italy di una volta: fatto totalmente a mano in Italia, da artigiani italiani, usando prodotti di altissima qualità. Nello specifico, poi, le tecniche di lavorazione utilizzate sono quelle tipiche della scuola di pelletteria milanese caratterizzata da costruzioni rigide e iper-strutturate, materiali pregiati e un’attenzione maniacale al dettaglio. I dettagli sono fondamentali per noi: dal tipo di rinforzo utilizzato per la costruzione al titolo del filo usato per le cuciture e i punti a mano tutto è scelto e pensato ad hoc per ogni modello. La gestione interna di tutto il processo produttivo, dall’ ideazione al taglio e alla confezione, dal controllo qualità all’imballaggio, ci permette non solo di avere un controllo completo e totale su ogni articolo, ma anche di assicurarci personalmente della qualità dei nostri prodotti.

Hai frequentato l’Arsutoria School, eccellenza italiana nella formazione su design, modelleria e prototipia di scarpe e borse. Cosa hai imparato e quali capacità hai potuto poi sviluppare praticamente nella tua collezione?

Mi sono formato principalmente all’interno della mia azienda: penso che non ci sia niente di meglio che apprendere direttamente dagli artigiani i trucchi del mestiere. Affiancandoli al banco di lavoro ho imparato come preparare, assemblare e costruire le borse e come cucirle. Grazie al corso di modellistica che ho frequentato in Arsutoria ho sviluppato anche delle competenze tecniche che mi permettono di studiare la fattibilità dei modelli prima di farli realizzare. Ho imparato a pensare e trasformare i miei disegni su carta in oggetti in 3d così da poter essere il primo a lavorare materialmente sui nuovi prototipi e a realizzare delle provine in pelle per valutarne le dimensioni e procedere allo sdifettamento.

Le lavorazioni iconiche dell’azienda sono principalmente due: la tecnica del Piccolo Punto o “Gobelin” che prevede la preparazione di un modello su garza in cui si ritrae, tramite pittura, il soggetto da ricamare e l’iconico tessuto Mesh, nato grazie all’acquisto nel 1890 di un telaio di seconda mano, tutt’oggi in azienda ed utilizzato per realizzare questo prezioso tessuto che intreccia fili d’oro 24kt e fili d’argento 925. Le vostre borse si possono quindi definire dei veri e propri gioielli. Data la tua giovane età ci sono dei materiali e tessuti che vorresti sperimentare o che stai sperimentando per creare nuove opere d’arte?

Ultimamente sono attratto dall’idea di utilizzare un tessuto prettamente da giorno e per lo più considerato “povero” come il denim per la mia collezione. In realtà si tratta di un materiale molto lontano dal nostro dna e dal mio gusto personale, però mi piace la sfida di reinterpretarlo in una chiave più “elegante” ed usarlo per le mie pochette da sera. Chissà, magari lo vedrete già dalla prossima Spring-Summer 2024.

Le vostre esportazioni in Europa sono antecedenti alla Prima guerra mondiale, quelle negli Stati Uniti sono invece iniziate subito dopo, mentre per quelle in Asia avete dovuto aspettare la fine della Seconda guerra mondiale. Dove concentrate ad oggi la maggior parte dei vostri clienti? Differenze tra il mercato italiano ed estero?

Da sempre la distribuzione dei miei prodotti si è concentrata soprattutto nei paesi asiatici che si sono dimostrati affini al mio gusto stilistico. I maggiori rivenditori del mio brand sono boutique multibrand di lusso situate in Cina, Corea e Giappone. Con il mio shop online, poi, riesco a raggiungere una clientela eterogenea e internazionale. Devo dire che ultimamente l’interesse da parte della clientela italiana sta crescendo esponenzialmente dandomi grandi soddisfazioni. A livello di gusto tendenzialmente i trend viaggiano sugli stessi binari tra Italia ed estero, probabilmente con una maggiore attenzione per gli articoli più di nicchia e costosi (ad esempio in Mesh e pelli esotiche) da parte del mercato asiatico, in particolare la Cina.

Il vostro articolo 540, iconica pochette da sera in Mesh B4 oro/argento, è stato utilizzato in ben diciassette occasioni formali dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra ed è per questo conosciuto dal pubblico con il nome Queen Bag. Quale secondo te la caratteristica che l’ha resa così iconica ed amata dalla Royal Family?

Sicuramente il tessuto, una borsa realizzata completamente in vero oro 24 kt e vero argento non è una cosa da tutti i giorni. Il disegno del Mesh cattura sicuramente l’occhio e anche la chiusura “Cometa”, con la sua particolarissima lavorazione guillochè, non è da meno. Si tratta di un prodotto raffinato e curato nei dettagli dall’appeal elegante e senza tempo che, talaltro, si rivela perfetto per essere abbinato ad accessori sia oro che argento grazie alla particolarità del tessuto con cui è realizzata.

Si dice che la borsa è un nascondiglio simile all’inconscio, dove vengono riposti oggetti, desideri e ricordi di ogni tipo. Un ricordo particolare legato a questo accessorio e un desiderio che vorresti realizzare nel tuo prossimo futuro?

Ho un sacco di ricordi legati alla “borsa”, è un oggetto che da sempre fa parte della mia quotidianità e che si lega per me a dei concetti molto profondi: non solo un accessorio utile, ma la mia famiglia, le mie radici, il nostro impegno quotidiano e una passione profonda. Se penso alla borsa per me è impossibile non pensare a mia madre. Fin da piccolo ero attratto dalla sua collezione di borsette, che ancora oggi custodisco gelosamente, e adoravo vederla sfoggiare ogni giorno delle chicche delle nostre collezioni. Se penso al futuro, invece, un desiderio che vorrei realizzare è quello di aprire il primo negozio Amato Daniele qui a Milano che rispecchi al meglio il mio stile e che mi permetta di avere un contatto ancora più diretto con la clientela.