Nell’ Alta Tuscia, al confine tra Umbria e Lazio, un’isola sacra già dall’epoca degli Etruschi, incastonata nel Lago di Bolsena, in epoca rinascimentale già meta di pellegrinaggi, torna quest’anno a risplendere per tutti. È l’Isola Bisentina immersa nel lago di origine vulcanica più grande d’Europa. Ma quello che suscita ammirazione e stupore in questo luogo che ha segnato passaggi e insediamenti dell’uomo dai tempi più antichi è anche la ricchezza della natura, che si presenta con alberi secolari e flora autoctona incontaminate.

L’isola, nell’estate dello scorso anno aveva iniziato a svelarsi. Ma la possibilità di visitare questo scrigno di bellezza si offre in pieno ai visitatori quest’anno, con percorsi e itinerari che prenderanno il via dall’inizio di luglio per protrarsi fino all’8 ottobre. Un luogo indicato agli interessi più diversi, dagli appassionati di archeologia, agli storici, dagli architetti oppure a tutti quelli apprezzano semplicemente la bellezza della natura, in questo caso rinata grazie a mecenati che se ne prendono cura.

Dal 2017 è stata avviata da parte della famiglia Rovati – attuale proprietaria – l’opera di restauro che ha già riportato ai fasti originari gran parte dei monumenti in situ. Così, oltre tornare a godere, dopo molto tempo, delle bellezze naturali dell’isola il pubblico avrà la possibilità di conoscere un patrimonio tutto italiano, che unisce storia, arte antica e installazioni di arte contemporanea. A spiegare la sacralità e l’unicità di questo luogo e lo spirito del progetto che si apre a tutti è la sua ideatrice e direttrice del progetto di apertura dell’isola, dal 2022, Sofia Elena Rovati: “Durante la sua lunga storia l’Isola Bisentina è passata nelle mani di diversi guardiani, figure storiche molto importanti: Papi e principesse, ma anche uomini semplici come i frati minori che l’hanno curata, amata e arricchita di bellezza. Dalla sua verdura rigogliosa e selvaggia, alle sue piante secolari che diramandosi con le loro radici arrivano nelle profondità di un suolo per sua natura ricco di minerali, su cui sacre strutture si ergono verso un cielo popolato di uccelli che hanno scelto l’isola come loro santuario.

Questo luogo è un vero e proprio giardino delle delizie. E poi molte altre storie, racconti, scorci di vita di persone che ho avuto la gioia di incontrare e la fortuna di ascoltare, sguardi che ancora oggi sorridono al ricordo di quei pochi attimi rubati, spesi tra i giardini dell’Isola Bisentina quando ancora era accessibile. Grazie a questi incontri, dopo qualche tempo ho realizzato l’immenso dono, ma anche l’immensa responsabilità che era giunta tra le mani della mia famiglia e mie. E quindi non c’è cosa migliore che seguire il buon esempio di chi prima di noi si è messo a servizio di quest’isola meravigliosa perché possa continuare a brillare tra le acque di questo lago, anche quando il nostro compito di salvaguardia e condivisione passerà al prossimo custode”. Tra i nuovi percorsi, spicca, accessibile per la prima volta, la Malta dei Papi, sotto il Monte Tabor, il punto più alto dell’Isola. È un profondo cunicolo, scavato nel tufo con al centro una camera ipogea e un pozzo per la raccolta delle acque, un sito sacro dove avvenivano rituali legati alla nascita e alla fertilità.

Si possono visitare, tra le diverse proposte, anche tre delle sette cappelle edificate fra XV e XVI secolo sui sentieri perimetrali in un percorso devozionale, che fu meta di pellegrinaggio religioso prossimo alla Via Francigena. Sono presenti anche due nuovi progetti artistici e contemporanei, site specific come Fondere una roccia realizzato dall’artista Unurgent Argilla e un’installazione sonora dal suono avvolgente che porta la firma di Roberto Cacciapaglia. Così, come precisa Elena Sofia Rovati:“oltre a godere delle bellezze architettoniche e naturalistiche di questo museo a cielo aperto, il visitatore è invitato a vestire i panni di esploratore e partecipare alla scoperta della Malta e del suo significato profondo”.