La costruzione di chiese e cappelle non si esaurisce nei secoli, e così nel 1953, settant’anni fa, viene posta la prima pietra della bella chiesa di Boario Terme dedicata alla Santa Vergine delle Alpi, ma denominata da tutti “Chiesa della Madonna degli Alpini”. La storia della costruzione è da mettere in relazione alla biografia di un cappellano di guerra, don Guido Maurilio Turla, nato a Sulzano, sul lago d’Iseo, nel 1910, e ordinato sacerdote nell’ordine francescano nel 1935. Allo scoppio della seconda guerra mondiale parte come cappellano per il fronte, assegnato al secondo Reggimento Alpini nella Cuneense e poi nel Battaglione Saluzzo.

Il capitano Chiaffredo Rabo, comandante del Battaglione, ricorda il giovane prete come entusiasta, costante e appassionato, amato dalla truppa per la sua affabilità e simpatia. Don Turla vestiva il suo saio marrone, con il cordone bianco, e stava accanto ai militari nella Campagna di Albania del 1941, operando dove il pericolo era maggiore e, quindi, dove più serviva la sua opera di conforto. L’invocazione alla Madonna protettrice degli Alpini era costante e don Turla promette, coi suoi uomini, di farle dipingere un quadro al rientro in Italia. Infatti, durante una licenza trascorsa in Piemonte, mantenne la promessa, prima di partire per la Campagna di Russia il 5 agosto 1942.

Qui il contributo del cappellano fu determinante, sia a partire dal viaggio in tradotta attraverso Germania e Polonia, sia nelle marce di avvicinamento al Don, poi in prima linea e poi ancora durante la drammatica ritirata. La sua presenza era rincuorante, ma anche di assistenza ai feriti che raccoglieva improvvisandosi medico e non trascurando di soccorrere pure i soldati russi, anche a rischio della propria vita. Durante la guerra fu affetto da tifo petecchiale che lo costrinse al ricovero in ospedale e alla quarantena, poi venne catturato dopo il ripiegamento di Nikolajewka del gennaio 1943, e venne internato nei campi di concentramento russi di Krinowaja, Oranki, Sussdal e Odessa.

Don Turla rientra in patria nel 1946 e non si è dimenticato la promessa di ringraziare la Madonna, Regina della Pace, per i sopravvissuti, allo stesso tempo volendo costruire un tempio a memoria dei caduti. Così comincia la sua opera di convincimento delle autorità ecclesiastiche per avere una nuova chiesa. E i fili della storia si tessono sul lago d’Iseo. Trascorrerà un periodo a Borno e poi a Lovere, ma vedendo malferma la sua salute, chiederà di entrare nel clero secolare diocesano e il vescovo Tredici lo accontenterà.

Mancando un sacerdote, ma anche la chiesa a Boario, paese che si andava espandendo grazie alle terme e al turismo, don Turla venne inviato là e riuscì ad iniziare l’erezione della chiesa con la posa della prima pietra da parte del vescovo Tredici il 27 settembre 1953, dopo continue raccolte di soldi da parte dei villeggianti, dei fedeli, degli imprenditori, dei partecipanti alle pesche di beneficenza. Insomma, oggi al visitatore si presenta un tempio unico, in cui campeggia l’effigie della Madonna degli Alpini, copia del quadro realizzato nel 1942 e che aveva seguito i militi della Cuneense in Russia, per poi tornare in Italia ed essere collocato a Cervasca; don Turla lo chiese in prestito per farne l’immagine della sua chiesa realizzato in mosaico, così come sono in mosaico le immagini delle navate laterali. All’esterno la Madonna è rappresentata in bronzo.

La chiesa può contenere fino a 600 persone sedute, con la volta sostenuta da pilastri in cemento armato rivestiti, ciascuno dedicato a tutte le specialità di soldati: alpini, paracadutisti, artiglieri, eccetera. La cripta è divenuta sacrario nel 1966 ed è situata sotto l’abside: presenta 1300 lapidi di singoli o di associazioni combattentistiche che hanno effettuato nella chiesa pellegrinaggi di suffragio. Bellissima la Via Crucis del 1962, in venti vetrate a riquadri luminosi che si aprono sulle due pareti della navata centrale, così come i portali e le cinque icone della Madonna del Don provenienti da Starokalitwa e portate in Italia dai soldati reduci della Campagna di Russia, forse da don Turla stesso. Da visitare.