Cotici il 16 agosto 1916

Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo

(Da “I Fiumi” di Giuseppe Ungaretti)

Chi ama il circo e lo frequenta con assiduità, ma anche chi ha avuto l’occasione di assistere a un solo spettacolo circense dal vivo ha provato la strana sensazione descritta dal poeta Giuseppe Ungaretti. Il circo, o meglio i circensi, hanno la capacità di coinvolgere il pubblico, di carpirne l’attenzione. Accade nel momento in cui si spengono le luci e inizia lo spettacolo, mentre l’odore della pista di segatura penetra le narici.

E’ in quell’attimo che quest’arte antica e affascinante esercita il suo irresistibile magnetismo. E’ in quell’attimo che l’ignara platea viene sedotta. E’ in quell’attimo che comincia un viaggio virtuale, interiore, in una dimensione onirica, quasi fiabesca. Dal Festival International du Cirque de Monte-Carlo, fondato nel 1974 da S.A.S. il principe Ranieri III e dal 2006 presieduto da S.A.S. la principessa Stéphanie di Monaco, al Festival Internazionale del Circo della Città di Latina, dal successo planetario del Cirque di Soleil, all’International Salieri Circus Award e al Circo Massì danzatrici, trapezisti, giocolieri con incredibili abilità insieme ad attori, clown e musicisti di altissimo livello continuano a incantare, a giocare con le infinite emozioni di chi li ammira estasiato.

Una conversazione con: Giansisto Garavelli che, soprannominato “il dottor circo”, si prende cura della salute dei circensi, Matteo Maimone che, nominato in pista “il patriota circense” dal Dottor Antonio Buccioni, Presidente dell’Ente Nazionale Circhi, si occupa della parte logistica in collaborazione con la Direzione del Festival Internazionale del Circo, Alessandro Serena che, professore di Storia dello spettacolo circense e di strada all’Università Statale di Milano, ha portato il circo nel teatro e nel mondo dell’arte, apre uno spiraglio su questo incantevole mondo.

Quando è nato il vostro interesse per il circo?

Da bambini, quando i nostri papà ci portarono agli spettacoli circensi delle storiche dinastie di famiglie che, ormai entrate nell’immaginario collettivo, si tramandano l’azienda di generazione in generazione: Orfei, Casartelli Larible, Togni. Scherzosamente posso sostenere -afferma Giansisto Garavelli- che le visioni della biondissima Liana Orfei e della splendida Liliana Bizzarro, soprannominata “la Gina Lollobrigida circense”, storica fidanzata di Claudio Villa, mi colpirono nell’intimo e così cominciò la mia passione per il circo.

Dalla passione per il circo alla professione di “dottor circo”. Dottor Garavelli, ci racconta questo passaggio?

L’interesse nel mio ambito professionale nacque quasi per caso alcuni anni fa. L’idea fu di “zia” Moira Orfei che, dopo avermi contattato per una visita, mi disse: “perché non fai qualcosa per il circo?” Pensai di dar origine a un punto di riferimento stabile, che potesse aiutare la salute degli amici circensi. Indossai così i panni de “il dottor circo” e divenni l’unico medico in Italia a curare acrobati e domatori. Successivamente a Roma il Presidente Ente Nazionale Circhi, dottor Antonio Buccioni, come dottor circo mi conferì la laurea circense, riconosciuta quale titolo onorifico dall’ordine dei medici di Alessandria. Da cosa nasce cosa e così il 27 marzo 2023 fui chiamato a partecipare alla trasmissione di Rai Uno “Soliti Ignoti”, ove interpretai me stesso: il medico del circo.

Dottor Garavelli, il suo non è solo uno studio medico, ma una raccolta - museo dedicata al circo in cui il paziente si sente capito, amato.

Ho in cura 145 pazienti circensi. Quando li accolgo nel mio studio, dedicato a Nando Orfei, cerco di farli sentire a proprio agio. Alle pareti sono esposte litografie di De Chirico e Dalì e quadri dell’amica sarda Vilma Mattana che ritraggono soggetti legati al circo. Tra i cimeli figurano il foulard di Hermès a sfondo circense appartenuto alla principessa Grace Kelly, i costumi di scena di Liliana Bizzarro e di Vinicio Togni, alcuni trapezi, modellini di circhi e statue in ceramica di animali esotici.

Matteo Maimone come e quanto è cambiata la storia della logistica dello spettacolo circense dal Colosseo ad oggi?

Nell’antica Roma lo spettacolo precircense era ritenuto l’intrattenimento per eccellenza. Il celebre motto “panem et circenses” sintetizza le priorità con le quali le autorità provavano a soddisfare la popolazione. Grande attenzione si concentrava nei cosiddetti ludi, il cui impressionante giro d’affari era sostenuto da un apparato organizzativo straordinario, che realizzava spettacoli magnificenti nell’Anfiteatro Flavio (il Colosseo) e nel Circo Massimo. Si trattava di piste dalla forma ellittica, con fondo sabbioso, attorniate da spalti per le corse dei cavalli e altre attrazioni: giocolieri, acrobati, funamboli e combattimenti con i gladiatori. Quest’ultimi, osannati dalla folla e ritenuti delle star, furono i primi a beneficiare del medico del circo che ne suturava e curava le profonde ferite. Il primo e più importante medico dei gladiatori fu Galeno (Pergamo 129-Roma 201 ca.), considerato uno dei pionieri della scienza medica.

La critica dei Padri della Chiesa ai giochi sanguinari contro i cristiani organizzati nelle arene, provocò la diaspora degli artisti, che nulla c’entravano con gli spietati divertimenti. Costoro si spostarono alla ricerca di altri posti dove esibirsi. Può essere rintracciata in questa circostanza una delle prime cause dell’erranza dello spettacolo viaggiante.

Nel Medioevo i saltimbanchi (= da saltare in banco, con allusione alla panca su cui spesso si esibiva l'artista di piazza), minacciati dalle autorità religiose che li consideravano non molto diversi dalle meretrici, perché come loro prevedevano l’uso del corpo per suscitare peccaminosi piaceri fisici, vagavano di città in città e di castello in castello, cercando di sbarcare il lunario. Proprio il vigore della contrarietà ecclesiastica nei confronti di queste attività spettacolari conferma la diffusione di mimi, giocolieri e menestrelli, molto apprezzati sia dal popolo che dai signori.

Pur con la sua forte componente di censura, il Medioevo fu un periodo estremamente ricco per lo spettacolo popolare. Gli artisti, tollerati in residenze private e nelle fiere di paese, si tramandarono di generazione in generazione le tecniche millenarie sulle quali si basavano le discipline, proposte nel Rinascimento e nei secoli successivi non solo nelle piste dei circhi, ma anche nelle palestre di ginnastica e sui campi d’atletica.

Nel Settecento le arti precircensi, più vive che mai, erano pronte per essere riunite da Astley (1742-1814) e da Antonio Franconi (1737-1836) in un unico show, mix di illusione, realtà e percezioni multisensoriali. L’Amphitheatre di Astley fu il primo circo stabile. Da lì in poi i circhi furono spesso tra le costruzioni più riconoscibili delle città che li ospitavano.

Accanto ad essi, in tutto il Vecchio Continente furono costruiti nuovi spazi per accogliere le discipline della meraviglia: politeama, varieté, ministrel, spezialitatentheater, music-hall.
Questi luoghi si reggevano su un modello produttivo inedito, nel quale non era la compagnia itinerante ad affittare la sala, ma il direttore di quest’ultima che ingaggiava gli artisti secondo le esigenze. Ciò sancì la nascita dei primi veri circuiti teatrali. Essi si accompagnarono allo sviluppo di un’industria più strutturata, che vide tra i pionieri l’imprenditore circense Phineas Taylor Barnum (1810-1891), fondatore del circo The Greatest Show on Earth.

Secondo voi come si sta evolvendo il circo in questi ultimi anni?

Nel corso del terzo millennio stiamo assistendo a un periodo di grande sviluppo per il circo contemporaneo, che ha saputo adattarsi alle esigenze del pubblico e dei contesti, dimostrando di essere un formidabile strumento di inclusione sociale dalle enormi capacità di aggregazione. Le metamorfosi avvenute sono tante, profonde e inaspettate. Il processo di rielaborazione e rivoluzione dello spettacolo circense interessa vari aspetti: estetico, organizzativo, produttivo e ricettivo.

Questo perché il circo, per sua natura, è molteplicità e antitesi. E’ al contempo un universo di magia e un cosmo di confusione, un luogo della fantasia anarchica e uno spazio della disciplina più rigorosa, un mondo caratterizzato dallo sfarzo ostentato e dalla povertà di chi è sempre in viaggio. Inoltre contiene al suo interno numerose tecniche, dalla giocoleria all’acrobazia passando per la clownerie, l’addestramento di animali e moltissime quanto disparate forme espressive, che spaziano dalla perfomance fisica, alla musica, alla danza. Forme d’arte, portate in scena da uomini di spettacolo dotati di ogni conformazione fisica, fino ai freaks che, provenienti da tutto il mondo, realizzano un grande melting pot di culture e identità.

Alla luce di tali premesse, il circo, la sua storia e le sue declinazioni, insieme al suo potenziale nel mercato dello show business, sono entrati a far parte delle materie affrontate nei Corsi di Studio accademici, nei progetti europei, nei corsi professionali di vario genere.

Alessandro Serena che strada può percorrere un giovane che vuole esercitare la professione di artista circense?

In questi anni negli atenei di tutto il mondo è in atto un tentativo di portare l’attenzione su discipline che prima erano marginali. Insegno alla Facoltà di Beni Culturali e Ambientali di Milano e collaboro come manager di David Larible, ritenuto uno dei più noti clown viventi. Oggi chi vuole affrontare il complicato mercato del live show deve padroneggiare una varietà di competenze molto amplia. Per muoversi con criterio nel complesso, ma ricco mercato del live entertainment oltre a possedere nozioni artistiche e tecniche è indispensabile conoscere precise skills nell’ambito dell’imprenditorialità, della produzione di spettacoli, dei meccanismi, che regolano le opportunità lavorative e la gestione della carriera.

Inoltre all’artista di circo è richiesto non solo di essere un atleta, un ginnasta, ma anche di saper interagire con diverse figure creative: drammaturghi, registi, scenografi e musicisti al fine di ottemperare alle esigenze di una moderna messa inscena. Il classico confine del tendone è ormai superato, lo sguardo è ora rivolto a teatri, grandi eventi, 3 televisione, parchi divertimento, crociere e moltissimi altri ambiti lavorativi. Ai giovani che frequentano i corsi di laurea in discipline circensi le università offrono l’opportunità di imparare una professione, alternando alle materie di studio parecchie attività di laboratorio. Parte delle lezioni sono pure riservate agli strumenti per orientarsi nella professione: dall’organizzazione di un ufficio di mass media, alla gestione della carriera, alla riflessione su come creare nuove esperienze. La mission di noi docenti è quella di conferire dignità artistico – culturale a professionisti del settore che ogni giorno lavorano con tenacia, passione ed entusiasmo.

Professor Serena, ci sono corsi che spiegano a un giovane acrobata come muovere i primi passi della propria vita artistica?

Si è appena concluso il progetto universitario internazionale di orientamento e avviamento al lavoro Youth Acrobata World (YAW). Un’esperienza entusiasmante che potrebbe essere anche se non completamente, almeno in parte replicata. Sostenuto dal programma Erasmus+ della Commissione Europea all’interno della linea “Capacity building in the field of Youth” YAW è stato strutturato con un percorso formativo d’alto livello a cura di docenti universitari, esperti di organizzazione dello spettacolo e professionisti del settore che hanno fornito lezioni di storia, attualità, creatività, imprenditorialità e circo sociale.

Inoltre sono state organizzate delle attività pratiche per testare sul campo gli insegnamenti ricevuti e visite didattiche in contesti di live entertainment, al fine di permettere agli allievi di interfacciarsi con il mercato del lavoro di riferimento.

L’obiettivo era formare un nuovo profilo di operatore culturale nell’ambito dello spettacolo dal vivo che, accanto alla preparazione tecnica, possedesse gli strumenti e un kit di comunicazione adeguato. I destinatari sono stati acrobati, contorsionisti, trapeziste, giocolieri e giovani operatori del settore keniani, colombiani e italiani. Come capofila del progetto è stato individuato Circo e dintorni, leader in Italia nelle produzioni di teatro-circo. I partner che si sono aggregati sono stati l’Università IULM, la European Circus Association, il trust keniano di circo sociale Sarakasi e l’Associazione culturale colombiana Axioma.

La partnership con due realtà impegnate nel lavoro con ragazzi a rischio come Sarakasi e Axioma ha permesso il coinvolgimento di persone provenienti da situazioni di svantaggio sociale, in particolare dalle periferie di Nairobi e dai quartieri ad alto tasso di criminalità di Medellin. In questi luoghi, grazie alle competenze acquisite, i partecipanti hanno potuto formare a loro volta altri giovani mediante workshop in loco, diffondendo le buone pratiche apprese e moltiplicando i risultati del progetto, i cui benefici ci auspichiamo possano proseguire oltre il suo termine.