Le centinaia di turisti che ogni giorno affollano la piazza di San Lorenzo a Firenze, spesso sono ignare del tesoro straordinario che sta lì, a pochi metri da loro. Si tratta della Biblioteca Medicea-Laurenziana, o solo Laurenziana per gli affezionati, accessibile dal chiostro sulla sinistra della facciata. L’ingresso monumentale e i banchi di studio sono a firma di Michelangelo. Semplicemente è uno dei luoghi capitali della cultura umanistica. Giustamente porta ancora il nome del suo fondatore, Lorenzo il Magnifico (1° gennaio 1449 – 8 aprile 1492), forse l’esempio più lampante di cosa può fare una mente neoplatonica.

Perché è grazie al pensiero neoplatonico di Lorenzo che l’Italia conobbe mezzo secolo di pace, e che Firenze è diventata la culla del Rinascimento che conosciamo. Proprio in questa città, il centro propulsore di quel pensiero è stata la sempre meno famosa Accademia neoplatonica di Careggi. Accademia è un modo per descrivere sia l’associazione di persone che il centro studi a questa legato. Il nome viene spesso traslato al luogo fisico di riunione, che rimanda alla prima Accademia per antonomasia, quella tenuta in Atene dal grande Platone nel IV secolo a.C. Il suo spirito è tuttora vivo e vegeto nell’immortale affresco di Raffaello Sanzio e bottega nella stanza della Segnatura, Musei Vaticani.

In funzione di coordinatore, ispiratore e spina dorsale dell’Accademia stessa fu chiamato Marsilio Ficino (si trova scritto anche Marzilio). Dispiace veramente che questo personaggio straordinario sia scomparso non solo dai curricola scolastici, ma proprio dalla memoria italiana: è stato relegato a roba per pochi specialisti, ancora desiderosi di ricercare la verità. Proprio la dimenticanza della sua opera anche nel panorama degli studi ha causato buchi interpretativi imbarazzanti a carico di autori quali Piero della Francesca e Sandro Botticelli, per esempio.

Ma non voglio fare lo stesso errore qui: pertanto ricorderò brevemente la biografia di Marsilio, con la speranza di stimolare la ricerca nei moderni curiosi. È nel loro numero che si racchiude la speranza d’ogni secolo.

Marsilio Ficino nasce a Figline Valdarno, oggi parte della città metropolitana di Firenze, punto di controllo imprescindibile per il dominio del Valdarno in funzione anti-aretina. Già i numeri racchiudono un destino: nato il 20 ottobre del 1433, morto l’8 ottobre del 1499 vive 66 anni. Siamo immersi nei multipli del 3. Figlio di Diotifeci d’Agnolo, dimostrò in giovanissima età una grande potenza come studioso. Non che fosse “nato imparato”, ma apprendeva ad una rapidità sorprendente e si confrontava con materie considerate difficili e specialmente imprese molto dure. Fra queste quelle più famose sono le traduzioni dagli originali greci: dell’intero corpus delle opere autografe di Platone e del famoso Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto. Per chiarire la "durezza": stiamo parlando di tradurre un testo senza dizionario. Solo chi ha studi classici comprende appieno l'enormità del lavoro. Committente di queste traduzioni fu Cosimo il Vecchio, l’autore della fortuna economica della famiglia Medici. Marsilio gli fu presentato sin dalle prime manifestazioni del suo talento: Diotifeci, infatti, era il medico personale di Cosimo. Oggi Cosimo il Vecchio è sepolto nella cripta della chiesa di San Lorenzo a Firenze, proprio dentro il pilastro che sostiene la parte centrale del presbiterio. Lo si è fatto apposta per significare il ruolo di Pater Patriae rivestito dal personaggio. Ma un buon padre non pensa solo al denaro e alle pance. Cosimo il Vecchio (27 settembre 1389 – 1° agosto 1464) si era accorto molto bene che l'accumulo di denaro e ricchezze materiali inaridisce velocemente l'essere umano. Non a caso lui e i suoi contemporanei cominciano a soffrire di ciò che oggi chiamiamo stress. Per questo il ritratto di Pontormo agli Uffizi ritrae un Cosimo emaciato e pensoso, che si frega le mani e il fegato, immerso nel pensiero del prossimo affare. Già maturo, Cosimo capisce il valore di circondarsi di intellettuali. Da qui il rapporto con Cristoforo Landino, tutore dei suoi nipoti cioè Lorenzo il Magnifico e il fratello Giuliano (quello ucciso durante la congiura dei Pazzi 1478). Landino, grande umanista che aveva abbandonato la legge per studiare filosofia, guardava già con interesse al più giovane Marsilio. Ne ammirava la passione per Platone e caldamente lo consigliò, con l'ausilio di Cosimo stesso, di studiare il greco per poter leggere il maestro in lingua originale.

Questo, in sintesi, l'antefatto che ha portato Ficino non soltanto a produrre la prima traduzione in latino di Platone mai vista in Italia, ma soprattutto a diventare il punto di riferimento dell'Accademia di Careggi, da cui eravamo partiti. Mentre Marsilio traduceva, digeriva gli insegnamenti dell'antichità greca rielaborandoli perché fossero utili alla sua età contemporanea. Così nasce quello che chiamiamo Neoplatonismo: l'attualizzazione di insegnamenti universalmente validi per ciascun essere umano, declinati nella contemporaneità di quale che sia il periodo storico, naturalmente caratterizzato dalle sue contingenze. Infatti, la riflessione è semplicissima quanto efficacissima: l'interiorità dell'essere umano è sempre la stessa e le "cose" che cerca sono sempre quelle. Mutano le contingenze esterne (ma non così tanto a ben guardare). Pertanto, l'unico modo per estrarre il succo gustoso dalla propria parentesi nell'incarnazione, (ciò che chiamiamo vita), è lavorare dentro, giù giù in profondità nel lago dell'anima. Altrimenti non c'è sviluppo di quella che Goleman ha chiamato "intelligenza emotiva", e se non c'è il colore delle emozioni la vita o non sa di niente o fa proprio schifo. Esattamente come un arrosto scondito.

Ecco, dunque, il cuore del centro studi ficiniano all'Accademia: il lavoro sulle emozioni. Non a caso Marsilio è ormai riconosciuto come il primo psicoterapeuta, perché usa la filosofia platonica per curare gli altri! Ecco il motivo della villa donatagli da Cosimo il Vecchio sulla stessa collina dell'attuale ospedale fiorentino: c'era bisogno di un luogo in cui passeggiare, ritornare al rapporto con la Natura nello spettacolare giardino curato a disposizione. I clienti non tardarono ad arrivare: stiamo parlando degli “yuppies” degli anni '60 del 400 fiorentino. Mercanti, banchieri, imprenditori, artigiani, artisti, stressati dalla competizione per fama-denaro-potere (l'ordine può cambiare, il risultato no), cominciano a manifestare disturbi fisici cui nessun medico/cerusico può trovare rimedio. Sono quelli che noi chiamiamo disturbi ansioso-depressivi. Marzilio, pioniere assoluto, comincia a lavorare con queste persone fino ad ottenere miglioramenti. Gli strumenti sono: passeggiare, parlare, usare i sensi per tornare al momento presente, osservare la natura. È noto l'uso del vino ma non per bere! Bensì per odorare e basta: il solo profumo del vino come glorificazione del nostro olfatto. Vi invito a soffermarvi sull'idea e goderne l'estrema poesia.

La fusione tra filosofia e arte

L'Accademia neoplatonica sottolineava l'importanza di unire la filosofia con l'arte e la spiritualità. I membri dell'Accademia credevano che l'arte potesse essere un mezzo per esprimere la bellezza e la verità del mondo spirituale. Questo concetto ebbe un profondo impatto sulla produzione artistica del Rinascimento. Abbiamo accennato i casi di Piero della Francesca e Sandro Botticelli.

Sul neoplatonismo in Piero invito a leggere il mio Piero della Francesca: il segreto svelato, Aracne 2021, dove per la prima volta l'impatto di Ficino su Piero è indagato e provato da indizi interni all'opera d'arte stessa.

Su Botticelli la svista a carico della filosofia fa sì che l'attuale collocazione del cosiddetto “Giardino di Venere” e la tela con la Nascita della stessa siano collocate al contrario nell'ordine di visita museale agli Uffizi. Anche qui si è preferito dare fiato alle varie interpretazioni politiche degli studiosi, anziché dar voce al reale pensiero dell'artista direttamente connesso all'accademia ficiniana.

Discorso a parte merita il neoplatonismo di Michelangelo, su cui ritorneremo in seguito.

Il ruolo dell'uomo nell'universo

L'Accademia neoplatonica riaffermò l'importanza dell'essere umano all'interno dell'universo, rompendo con la visione teocentrica medievale. Secondo la filosofia neoplatonica, l'individuo possedeva una scintilla divina interiore che lo collegava al mondo delle idee e del divino. Questo concetto ebbe un impatto profondo sulla concezione dell'umanità nel Rinascimento, aprendo la strada a un maggiore focus sulla dignità umana e sulla ricerca della conoscenza.

L'Accademia incoraggiava la ricerca interiore e la contemplazione come mezzi per raggiungere una comprensione più profonda di se stessi e del mondo circostante. Questo approccio influenzò l'Umanesimo rinascimentale, spingendo gli individui a sviluppare le proprie capacità e a esplorare il proprio potenziale.

L'Accademia non è nient'altro che un affioramento evidente di quel lungo fiume sotterraneo della ricerca della verità, che arriva fino a Giordano Bruno e continua ad ispirare gli intellettuali senza soluzione di continuità fino ad oggi. Arte, filosofia, spiritualità sono solo alcuni aspetti nel ritorno all'Uno, vero obiettivo ultimo di Platone e successivi estimatori e continuatori: il più famoso è Plotino.

L'attenzione all'essere umano come ponte tra mondi diversi e la fusione tra filosofia e arte hanno gettato le basi per lo sviluppo di nuove prospettive sulla conoscenza, sull'identità e sulla natura stessa dell'universo. Il pensiero umanistico rinascimentale, con la sua celebrazione dell'umanità e della ricerca della verità, è profondamente radicato nei principi dell'Accademia neoplatonica.

Voglio lasciarvi con un'immagine a me molto cara regalatami da Marsilio: spero sinceramente vi aiuti ad accogliere l’intima essenza di ogni comune giornata. Alzatevi presto al mattino, appena prima che il sole carezzi la terra. Puntate gli occhi sul primo campo disponibile. Sedetevi sull'erba se potete e rimanete in silenzio ad osservare: no telefoni, no musica, no niente. Solo voi e la Natura. Inizierete a vedere un lentissimo (per noi) alzarsi della bruma, milioni di goccioline d'acqua che si condensano dalla superficie del campo e iniziano a galleggiare verso il cielo. Quello che state vedendo è il respiro dell'anima del mondo. Connettetevi, immergetevi, sintonizzatevi con quello e respirate! Tornate a respirare! Non esiste àncora migliore per l'istante presente, per tornare alla Vita. Buona vita a tutti!