La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza e colpisce prevalentemente le persone oltre i 65 anni. In Italia i malati di Alzheimer sono circa 1 milione, 36 milioni in tutto il mondo. La patologia è destinata a diffondersi in modo dilagante: considerando l'aspettativa di vita di chi nasce oggi, circa 90 anni, si prevede che il 50% dei cittadini soffrirà di Alzheimer.

Nonostante i progressi scientifici nella comprensione dei meccanismi attraverso i quali questa patologia provoca la morte delle cellule cerebrali, allo stato delle attuali conoscenze per la terapia farmacologica della malattia di Alzheimer non disponiamo di un trattamento “causale” (cioè, consistente nella eliminazione della causa), ma soltanto di farmaci “sintomatici” (cioè, finalizzati all’attenuazione/rallentamento delle manifestazioni cliniche).

Nell’ultimo decennio si sono avute sempre più evidenze sull’efficacia di approcci non farmacologici e per questo sono nate strutture mirate semiresidenziali e residenziali dove poter intervenire con questa modalità terapeutica come i Centri Diurni Alzheimer e i Nuclei Estensivi per Disturbi Cognitivi Comportamentali Gravi.

In questo clima culturale è nato il progetto “Yoga della Risata”, una delle ultime esperienze riabilitative traslate in questi ambiti riabilitativi. Nato a Mumbai, in India, dall’intuizione del dott. Madan Kataria nel 1995, lo “Yoga della Risata” consiste di una serie di tecniche mutuate in parte dallo Yoga tradizionale e in parte dalla Teatro-terapia nel compiere una risata liberatoria, indotta e propiziata da una serie di esercizi di movimento e respirazione specifici.

Questo metodo si è dimostrato molto efficace come rimedio per disturbi fisici e/o psicologici di varia natura. La risata, anche se intenzionale e quindi simulata, può fornire benefici pari a quelli della risata spontanea, scaturita da eventi estemporanei. Imparare a farlo da soli può essere quindi un'abilità preziosa.

Gli incontri con i pazienti affetti da malattia di Alzheimer e altre forme di demenza sono incontri di gruppo, anche numeroso, e hanno in genere una durata di circa un’ora e mezza e sono condotti da almeno una Teacher esperta di questa nuova metodica. La maggior parte delle sessioni inizia con la messa in pratica di semplici tecniche di respirazione, seguite da applausi e canti, utili ad aiutare le persone a rilassarsi. Molte lezioni, ad esempio, prendono il via con i partecipanti che battono le mani ritmicamente, intonando nel frattempo suoni che ricordino una risata come "ho-ho, ha-ha-ha". Sebbene le prime volte che lo si fa possa sembrare sciocco, dopo poco si assiste a una rimozione di qualsiasi giudizio interno e preconcetto e fare in modo che le persone lascino andare ogni ritrosia e imparino a prendersi meno sul serio. L’iniziativa vede coinvolgere non solo i pazienti, ma spesso anche gli operatori sociosanitari del settore e soprattutto i caregiver dei pazienti.

La malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza richiedono un notevole impegno alla famiglia della persona malata, non solo a livello assistenziale, ma anche e soprattutto a livello emotivo e relazionale. Questo duplice sforzo ha purtroppo quasi sempre conseguenze estremamente negative sulla salute mentale e fisica e sulla qualità delle relazioni di chi si occupa del malato. Il caregiver, che spesso per necessità poi diventa un caregiver esclusivo, deve potersi concedere dei momenti da dedicare a se stesso e ai propri interessi. Avere degli spazi personali in cui sentirsi gratificato è fondamentale per relazionarsi nel modo migliore con il malato: se un caregiver è infelice, insoddisfatto e frustrato avrà gioco forza minori capacità di empatia e ascolto, che sono aspetti fondamentali della relazione di cura e assistenza. A sua volta, un malato incompreso si sentirà scoraggiato e svilupperà più facilmente comportamenti difficili, rendendo più arduo prendersene cura.

Da questo punto di vista lo “Yoga della Risata” si presenta come un’occasione veramente unica per far fare al malato con il suo cargiver qualcosa di riabilitativo e apparentemente lontano dal mondo sanitario. In questo modo si favorisce il recupero di una quotidianità più allegra e funzionale, fatta non solo da problemi e criticità, ma anche di opportunità e risorse. Una delle tesi supportate dai sostenitori di questo tipo di metodica è che la risata quotidiana possa portare vantaggi a medio e lungo termine, grazie a una serie di meccanismi fisiologici che si andrebbero a instaurare tra corpo e cervello.

È scientificamente provato che ridendo il nostro organismo rilasci endorfine e sostanze note come “della felicità” quali la dopamina e la serotonina. Ridere quindi aumenta i livelli di energia e induce ad avere una mentalità più positiva. Questi effetti cascata provocano riduzione di molte sensazioni di dolore, miglior controllo della pressione sanguigna, rinforzo del sistema immunitario. I risultati riscontrati in molteplici realtà in Italia e nel mondo sono stati molto incoraggianti e questa tipologia di esperienza si sta rapidamente diffondendo.

Non rido perché sono felice, sono felice perché rido.

(P. Ekman)