La recente ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia in risposta alla citazione presentata dal Sud Africa contro Israele ha sollevato questioni cruciali riguardo alla legittimità delle azioni israeliane nella Striscia di Gaza. Sebbene le decisioni della Corte siano di grande rilevanza, va sottolineato che non sono legalmente vincolanti, aprendo un dialogo sulla loro implementazione.

La sentenza ha affrontato la questione della legittimità, stabilendo che il Sud Africa e Israele devono agire conformemente agli obblighi della Convenzione sulla prevenzione e punizione del crimine di genocidio. Questo ha confermato la competenza della Corte nella controversia. Le accuse del Sud Africa riguardo alle presunte violazioni nella Striscia di Gaza hanno portato a una dichiarazione inequivocabile: Israele ha violato e continua a violare gli obblighi della Convenzione.

La richiesta del Sud Africa include provvedimenti chiave, come il ritorno sicuro e dignitoso dei palestinesi sfollati con la forza, la garanzia dei pieni diritti umani, la protezione contro discriminazioni e persecuzioni, e la necessità di ricostruzione delle zone distrutte a Gaza. L'appello a Israele di sospendere immediatamente le operazioni militari e di interrompere l'espulsione dei palestinesi aggiunge ulteriore urgenza alla situazione.

Mentre la Corte non può imporre vincoli legali diretti, il Sud Africa ha chiesto, in modo provvisorio, misure immediate. La comunità internazionale ora osserva da vicino, aspettandosi risposte da Israele in merito alle richieste di sospensione delle operazioni militari e all'accesso a beni essenziali per la popolazione di Gaza. In un contesto di crescente attenzione sul rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali, il futuro delle relazioni diplomatiche e degli sforzi di pace nella regione è più incerto che mai.

L’ordinanza n.192 in data 26 gennaio 2024 della Corte internazionale di giustizia

Il 26 gennaio 2024, la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja ha emesso un'ordinanza storica in risposta alla citazione presentata dal Sud Africa contro Israele. La decisione, accolta positivamente dal Sud Africa, ha affrontato la questione dell'accusa di genocidio avanzata dal paese africano nei confronti di Israele riguardo alla guerra condotta nella Striscia di Gaza.

Nonostante la complessità dell'argomento, la Corte non ha emesso un ordine di cessate il fuoco o l'interruzione immediata dei combattimenti, come richiesto dal Sud Africa. Tuttavia, ha accettato la richiesta di applicare misure provvisorie, riconoscendo la "plausibilità" dell'accusa di genocidio.

La Corte ha invitato Israele a presentare una relazione sulle misure adottate per dare attuazione all'ordine entro una settimana dalla sua emissione e successivamente a intervalli regolari. L'ordinanza ha riconosciuto i palestinesi come un gruppo distintivo nazionale, etnico, razziale o religioso, protetto dalla Convenzione sul Genocidio. La situazione umanitaria catastrofica a Gaza è stata sottolineata, con dati indicanti un elevato numero di vittime, sfollamenti forzati e danni alle infrastrutture civili.

La Corte ha adottato cinque misure provvisorie, con l'ordine più significativo che impone a Israele di evitare violazioni della Convenzione sul genocidio, impedendo al suo esercito di commettere atti con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Altre misure includono la punizione di cittadini israeliani che incitano al genocidio, il libero accesso agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza senza limitazioni, la prevenzione della distruzione di prove utilizzabili nel processo sul presunto genocidio e la presentazione di Israele davanti alla Corte per verificare l'applicazione delle misure entro un mese.

Va notato che, mentre le decisioni della Corte sono teoricamente vincolanti, mancano di strumenti pratici per garantire l'attuazione. Per far rispettare tali decisioni, sarebbe necessaria una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ma ciò appare improbabile dato il potere di veto degli Stati Uniti, un alleato stretto di Israele.

Cosa farà Israele dopo la decisione della Corte internazionale di giustizia?

La recente pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia ha catalizzato un dibattito acceso, evidenziando le disparità di percezione tra Israele e il Sud Africa riguardo al conflitto nella Striscia di Gaza. Mentre il Sudafrica applaude l'ordinanza come un passo cruciale verso il riconoscimento dei presunti atti di genocidio perpetrati da Israele, il governo israeliano respinge categoricamente la decisione, alimentando un confronto diplomatico di proporzioni globali.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato con fermezza che Israele perseguirà la guerra contro Hamas fino a una "vittoria totale". In un discorso impregnato di determinazione, Netanyahu ha sottolineato che la Corte non ha richiesto la cessazione immediata delle ostilità, rafforzando la posizione di Israele nel continuare le operazioni militari. Tuttavia, una dichiarazione successiva, formulata in inglese, ha cercato di attenuare la tensione, affermando l'impegno di Israele verso il diritto internazionale e specificando che il conflitto è mirato ai terroristi e non ai civili palestinesi.

Le reazioni del governo israeliano riflettono una notevole ambiguità nella gestione della situazione. L'annuncio di ignorare completamente la decisione della Corte potrebbe comportare rischi significativi per la credibilità internazionale di Israele, specialmente in un contesto in cui le critiche provenienti dagli Stati Uniti, tradizionalmente un forte alleato, stanno crescendo in intensità.

Tuttavia, il governo israeliano non sembra disposto a cedere di fronte alle pressioni esterne. L'atteggiamento deciso di Netanyahu indica un'assenza di volontà di compromesso, sollevando interrogativi sulle implicazioni di lungo termine per le relazioni diplomatiche di Israele. Le crescenti tensioni con gli Stati Uniti, il cui sostegno è cruciale per Israele, aggiungono un ulteriore strato di complessità a questo scacchiere geopolitico.

Mentre il Sud Africa celebra la decisione della Corte come una vittoria morale, il palcoscenico internazionale osserva con attenzione le mosse successive di Israele. In un panorama diplomatico incerto, il confronto tra la forza militare di Israele e il riconoscimento internazionale della Corte getta un'ombra sul futuro del conflitto in Gaza e sulla posizione di Israele nella comunità internazionale.