Se avessimo saputo che cosa stavamo facendo non l’avremmo chiamata ricerca

(Albert Einstein)

Nell’era dei social network e dei tablet touch riunire fisicamente 50 studenti di 22 istituti di alta formazione di 16 città italiane per indagare sull’identità contemporanea della città storica potrebbe apparire quasi sovversivo senza tenere a mente la considerazione di Albert Einstein sull’imprevedibile fecondità degli esiti della ricerca applicata. Questi sono alcuni numeri del workshop didattico interdisciplinare The sound identity of places. Perugia, via Mazzini: da via Nuova a nuova via (responsabile scientifico professor Paolo Belardi) che si è tenuto a Perugia dal 30 maggio al 1 giugno nell’ambito del percorso di candidatura di Perugia (con i luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria) a Capitale Europea della Cultura 2019, all’insegna della multidisciplinarietà, della creatività e, perché no, dell’amicizia. Poiché a fronte dell’icasticità del regolamento, i gruppi partecipanti, composti da quattro studenti di accademie d’arte, da due studenti di conservatori o istituti superiori di scuole musicali e da due studenti universitari di Architettura o Ingegneria edile-Architettura, hanno investigato la multiforme stratificazione del capoluogo umbro attraverso la ricchezza culturale propria delle sedi di provenienza, tra cui figurano istituti di alta formazione delle cinque città appartenenti insieme a Perugia alla short list per il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019 (Cagliari, Lecce, Matera, Ravenna, Siena).

In tal senso l’approccio multidisciplinare dell’iniziativa è stato rivolto all’ideazione, alla composizione e alla rappresentazione di un’installazione multimediale site-specific prevalentemente incentrata sul suono per l’area di via Mazzini, situata nel cuore del centro storico di Perugia, laddove il suono stesso è considerato sia come strumento conoscitivo dell’identità della città (strumento di misura del passato e del presente, rilievo) sia come tecnica di rappresentazione delle dinamiche, in atto o latenti, che la caratterizzano (strumento di prefigurazione del futuro, progetto). La piena comprensione di tale interpretazione ampliata di sound design è stata possibile grazie al contributo didattico di Dick Rijken e Tijs Ham, due docenti dello STEIM (STudio for Electro-Instrumental Music), centro indipendente dedicato alla ricerca nell’ambito della musica elettronica fondato ad Amsterdam nel 1969 da un gruppo di compositori olandesi. Allo stesso tempo, durante le giornate di lavoro, i gruppi sono stati supportati da un team composito di tutor selezionati tra i docenti dell’Accademia di Perugia e del Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”.

L’occhio vede ciò che la mente conosce

(Johann Wolfgang von Goethe)

Proprio a partire dal principio espresso dal noto artista tedesco Johann Wolfgang von Goethe, durante il workshop il tema progettuale è stato dibattuto e affrontato nella biblioteca storica, nelle aule e nel chiostro dell’Accademia perugina, rispettivamente sede delle lezioni comuni, dei lavori di gruppo e delle pause dalle attività di laboratorio. Nella prima giornata, il capoluogo umbro è stato presentato ai partecipanti grazie a una appassionata e coinvolgente lezione dedicata alla sua storia e alle sue dinamiche evolutive tenuta da Alberto Grohmann. Successivamente Valeria Menchetelli ha illustrato l’area d’intervento enfatizzandone gli aspetti caratteristici rispetto al tessuto storico fino a giungere agli esiti progettuali contemporanei che l’hanno vista protagonista. Dopo una prima sessione di interventi dedicati agli aspetti conoscitivi, i docenti dello STEIM hanno illustrato ai gruppi le metodologie e le tendenze più attuali nell’ambito del sound design, a partire dalle esperienze coordinate dal centro olandese fino giungere agli esiti più noti in ambito contemporaneo.

A seguire si è svolto il sopralluogo presso l’area d’intervento, che ha consentito agli studenti di approfondire le informazioni desunte dal materiale di rilievo fornito nei giorni precedenti il workshop e di registrare con strumenti dedicati il suono generato dalle sorgenti sonore che caratterizzano l’area (dal traffico cittadino fino al chiacchiericcio dei passanti, passando per il vento che sibila attraverso i vicoli della città storica e l’acqua che sgorga dalla fontana Maggiore). Nelle giornate successive, dopo una lezione che ha illustrato proposte progettuali di interventi specifici (da The Radar di Ryoji Ikeda e Playing the Building di David Byrne fino ad arrivare alla vera e propria scultura sonora Singing Ringing Tree di Tonkin Liu), ogni gruppo ha elaborato la propria proposta progettuale, prefigurando l’installazione multimediale e rappresentandola attraverso le tecniche ritenute più opportune. Infine nel pomeriggio della giornata conclusiva ogni gruppo ha illustrato la proposta progettuale elaborata attraverso una presentazione digitale multimediale a un grand jury qualificato nella biblioteca dell’Accademia perugina, affollatissima per l’occasione.

L’occhio sente, l’orecchio vede

(Norman McLaren)

Tutte le installazioni presentate hanno contaminato la materialità della ricerca architettonica, l’immaterialità della performance sonora e la spiritualità dell’esperienza artistica, declinando in altrettante soluzioni progettuali la celebre affermazione del cineasta e animatore scozzese Norman McLaren. La proposta che ha per motto Sentire3, selezionata come vincitrice, è caratterizzata dal carattere intimo e riflessivo di un luogo di raccoglimento ospitato in un cubo di vetro specchiante posto lungo via Mazzini, che è allo stesso tempo un innovativo punto di vista sulla città e un’occasione per vivere l’esperienza del silenzio assoluto, in modo tale da rendere più consapevole la percezione dei suoni che identificano la città stessa una volta usciti dall’installazione.

Allo stesso tempo Inverso di città amplifica oniricamente la città reale, sfruttando di giorno la riflessione ottica che si ripete all’infinito tra due superfici di vetro, laddove la prima è una copertura su via Mazzini a cui è appeso un modello di città immaginaria composto di solidi stereometrici e la seconda è posta come pavimentazione. Mentre di notte tale esperienza onirica è data dall’amplificazione di un suono ambientale risultante dall’applicazione artificiale di un effetto di feedback a suoni registrati nelle ore diurne nell’area di progetto e nelle sue vicinanze. Inoltre la proposta Playing the city trasforma la strada in uno strumento musicale: ciò è possibile attraverso l’inserimento di una pedana composta ritmicamente secondo la scansione dei prospetti che affacciano sulla via e grazie alla diffusione per mezzo di speaker integrati di una traccia sonora dedicata. Tale traccia è ottenuta a partire da suoni ambientali campionati sull’area di intervento che vengono modulati in real time sia inconsapevolmente dal passaggio dei frequentatori di via Mazzini ai lati della rampa attraverso sensori di movimento sia consapevolmente dall’interazione degli utenti su dispositivi dedicati che punteggiano la padana attraverso sensori di pressione.

Diversamente la proposta autocTono posiziona lungo il percorso stradale cinque sedute da cui è possibile osservare una composizione di figure geometriche regolari proiettate sulle facciate attraverso un software di mapping e ascoltare una traccia sonora ottenuta a partire dalle frequenze determinate dalle dimensioni della strada e delle sedute. La combinazione di tali elementi, e perciò l’esito figurativo e sonoro dell’installazione, deriva dalle scelte effettuate dagli utenti attraverso l’interazione con un’interfaccia user friendly di un’app programmata per l’occasione. Anche la proposta progettuale Walking sounds introduce una pedana-seduta scultorea a scala urbana che è anche uno strumento musicale, laddove chi la percorre attiva ogni singolo tasto (attraverso sensori di pressione posti sulle pedate) che contribuisce alla composizione del suono riprodotto dagli speaker diffusi lungo la strada. Tale composizione sonora viene definita estraendo le sedute dal corpo della pedana, in modo tale che quando una seduta è inserita predomina un suono a ritmo serrato e frequenza elevata, mentre quando la seduta è totalmente estratta prevale un suono a ritmo lento e frequenza bassa: le persone che sostano determinano il suono riprodotto, in base al loro numero e quindi alla porzione di seduta estratta.

Infine, la proposta progettuale What the future intende stimolare la riflessione sull’avvenire della città inducendo gli utenti di via Mazzini a immaginare una Perugia del futuro. Una serie di diffusori disposti lungo le due facciate della strada emettono suoni ambientali campionati in ambiti lavorativi quali cantieri edili, laboratori artigianali, impianti produttivi ecc., in modo tale da evocare una condizione di work in progress che sintetizza la città attuale. I diffusori posti in corrispondenza della facciata a sud, che presenta una composizione misurata, emettono un canale della traccia (right) più ritmico; allo stesso tempo i diffusori posti in corrispondenza della parete opposta, che presenta una composizione irregolare, emettono un canale (left) più sincopato. Spetta all’utente indirizzarsi verso l’una o l’altra sorgente sonora, esprimendo la propria predilezione per la continuità o la discontinuità rispetto alla condizione attuale della città. Tale orientamento potrà essere espresso anche attraverso la descrizione della propria visione in uno stampato dedicato che, una volta raccolto presso un’installazione composta di materiali che evocano una condizione di transitorietà (quali rete da cantiere, tubi innocenti, solai di tavole, ecc…) collocata nella parte della strada presso piazza Matteotti, confluirà in un archivio condiviso.

L’illustrazione dei progetti ha rappresentato sia l’epilogo delle tre giornate di ricerca applicata sulla città all’insegna dell’approccio multidisciplinare sia un momento di confronto in un percorso conoscitivo che si è concluso in maniera festosa nel chiostro dell’Accademia di Belle Arti perugina. In un’atmosfera capace di evidenziare le potenzialità sottese alla condivisione delle idee e della cultura, nell’ottica di una promozione dell’immagine della città che supera la retorica di scontate campagne mediatiche che ne profetizzano l’inevitabile fallimento o che ne inneggiano l’imminente rinascita. Perché, al di là dei business plan e degli accordi programmatici, se è vero che la città ha sempre generato enigmi irrisolti, è anche vero che la città è sempre cresciuta su se stessa, e l’approccio progettuale del “costruire sul costruito” che ha generato il tessuto consolidato della città storica e contemporanea che viviamo felicemente è sempre stato l’espressione di una vera e propria etica del “fare bene”. Specialmente a Perugia.

Workshop didattico interdisciplinare

THE SOUND IDENTITY OF PLACES
Perugia, via Mazzini: da via Nuova a nuova via

Responsabile scientifico:
Paolo Belardi (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia).

Organizzato da:
Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia, Università degli Studi di Perugia, Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”, Università per Stranieri di Perugia e Fondazione Perugiassisi2019; con il patrocinio di Regno dei Paesi Bassi, STEIM STudio for Electro-Instrumental Music, ADISU Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria; con il sostegno di Fondazione Arte.

Comitato organizzatore:
Luca Martini (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia), Valeria Menchetelli (Università degli Studi di Perugia), Piercarlo Pettirossi (Fondazione Perugiassisi 2019).

Con la partecipazione di:
Accademia “Carrara” di Belle Arti Bergamo, Università degli Studi di Cagliari, Accademia di Belle Arti “Ligustica” di Genova, Accademia di Belle Arti di Lecce, Università degli Studi della Basilicata-Matera, Accademia di Belle Arti di Brera-Milano, Seconda Università degli Studi di Napoli, Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia, Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”, Università degli Studi di Perugia, Università per Stranieri di Perugia, Università degli Studi di Pisa, Accademia di Belle Arti di Ravenna, Accademia di Belle Arti di Roma, Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, Rome University of Fine Arts-Roma, “Sapienza” Università di Roma, Istituto Superiore di Studi Musicali “Rinaldo Franci” di Siena, Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Briccialdi” di Terni, Istituto Superiore Industrie Artistiche Urbino, Accademia di Belle Arti di Venezia, Accademia di Belle Arti di Verona.

Docenti:
Dick Rijken, Tijs Ham (STEIM Amsterdam), Alberto Grohmann, Valeria Menchetelli (Università degli Studi di Perugia).

Tutor:
Vincenzo Izzo, Giuseppe Fioroni, Luca Martini, Giacomo Pagnotta, Massimo Rossi (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia); Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello (Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”).
Co-tutor: Angela Fiorelli, Laura Nardi, Giovanna Ramaccini (Università degli Studi di Perugia).

Backstage:
Davide Vasta (Università per Stranieri di Perugia).

Progetto grafico:
Salt&Pepper Perugia.

Elenco dei gruppi partecipanti:
Inverso di città, Emanuele Rocchi, Maurizio Esposito (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia), Alessandro Ligato, Veronica Vescio (Accademia di Belle Arti di Brera), Massimo Massimi, Giuseppe Silvi (Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma), Lucia Provenzano, Monica Ambrosecchia (Università degli Studi della Basilicata);
Playing the city, Fabio Di Chio, Andrea Di Salvatore (Accademia di Belle Arti di Lecce), Eugenio Ambrosin, Oscar Valenzin (Accademia di Belle Arti di Venezia), Nicola Frattegiani, Andrea Sommani (Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”), Francesco Zoffoli, Marco Di Valvasone (Sapienza Università di Roma);
Sentire3, Antonino Milotta, Donchev Zlatolin (Accademia di Belle Arti “Ligustica” di Genova), Christophe Constantin, Francesco Palluzzi (Rome University of Fine Arts), Alessia Damiani, Massimo Cervini (Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”), Alessandro Ariel Terranova, Francesca Moschini (Università degli Studi di Pisa);
autocTono, Dario Frettoli, Sara Carraro (Accademia “Carrara” di Belle Arti Bergamo), Giovanni Vannoni (Istituto Superiore di Studi Musicali “Rinaldo Franci” di Siena), Andrew Harvey (Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”), Anna Scognamiglio, Alessandra Capponi (Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia), Valeria Marzocchella, Salvatore Volpicelli (Seconda Università degli Studi di Napoli); Walking sounds, Francesca Ceccarelli, Marco Zagaria (Accademia di Belle Arti di Roma), Elena Grigoli, Margherita Perini (Accademia di Belle Arti di Verona), Simone Maccaglia, Simone Benedetti (Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Briccialdi” di Terni), Iacopo Stavole, Giacomo Della Rocca (Università degli Studi di Perugia);
What the future, Agnese Scultz, Francesca Saitta (Accademia di Belle Arti di Ravenna), Lucia Sgrafetto, Lorenzo Mazzali (Istituto Superiore Industrie Artistiche Urbino), Giorgio Bertinelli, Antonio Diotallevi (Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi”), Francesca Pani, Claudia Arioni (Università degli Studi di Cagliari).

Grand jury: Matteo Agostini (direttore del Nuovo Istituto Design Perugia), Antonio Bellini (presidente del Conservatorio di Perugia “Francesco Morlacchi”), Bas Ernst (responsabile eventi culturali dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma), Giuliano Giuman (artista), Matteo Gradassi (direttore dell’Istituto Italiano Design Perugia), Tijs Ham (docente centro indipendente olandese STEIM), Franco Moriconi (rettore dell’Università degli Studi di Perugia), Giovanni Paciullo (rettore dell’Università per Stranieri di Perugia), Andrea Pascucci (designer e rappresentante dell’Associazione per il Disegno Industriale), Piercarlo Pettirossi (responsabile dei rapporti con le altre città candidate della Fondazione Perugiassisi 2019), Mario Rampini (presidente dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” Perugia), Dick Rijken (direttore del centro indipendente olandese STEIM).