Nel 1807 Napoleone Bonaparte acquistò Villa Pisani, una grande dimora a poca distanza dalla cittadina di Strà, sulla riviera del Brenta tra Venezia e Padova, quando i proprietari decisero di venderla dopo un lungo periodo di decadenza economica. Diventò così Palazzo o Villa Reale. A quel tempo il responsabile del giardino e del grande parco era un certo Girolamo Trevisan, giardiniere professionista, e la stima fatta per il passaggio di proprietà testimonia la presenza di sei “cedrere” che dalle scuderie, lungo tutti i muri esposti a sud raggiungevano il fiume Brenta. Fino ai primi dell’Ottocento le cedrere rivestivano un ruolo molto importante e coprivano tutte le spalliere e le gallerie di agrumi.

Villa Pisani risente della grandissima fama e della presenza di una realtà del collezionismo botanico, essendo situata a pochi chilometri da Strà: il giardino e la Villa Farsetti a Santa Maria di Sala cittadina, non lontana da Venezia. In effetti, dopo il passaggio di proprietà, Eugenio Beaurneais, vicerè d’Italia, custode di Strà, per il giardino consigliò di rivolgersi al signor Francesco Pomai inviato in America dal Farsetti da dove “trasportò delle piante, e che piantò in luoco del sunnominato Farsetti a Sala tanto rinomato”. Ma la richiesta venne negata, mentre Francesco Pomai seguì la cura del giardino Farsetti per 15 anni.

Bisogna fare una premessa, è cioè inquadrare il fenomeno “collezionismo botanico” nella storia dell’arte del giardino. Da metà Settecento l’affermazione dell’anelito verso l’esotismo nell’arte del giardino non si limita solo all’aspetto compositivo e stilistico ma anche a quello degli “ingredienti vegetali”. La ricerca della rarità botanica diventa una vera e propria ossessione, si parlerà di “euforia botanica” di “delirio dell’esposizione” nelle grandi città Europee: Parigi e Londra espongono i prodotti più nuovi e sconosciuti in occasione di eventi di grandissimo richiamo: le esposizioni universali. Due date importanti: 1851 a Londra, 1867 a Parigi.

Si amplifica così in maniera esponenziale il repertorio delle specie e delle varietà soprattutto quelle ottenute con nuovi incroci o quelle acclimatate e riprodotte in strutture di ferro e vetro, sempre più avanzate tecnologicamente come le serre olandesi e francesi. Le serre definite da Julien Gaudet “musei di piante” sono associabili ai “palazzi di cristallo” delle grandi esposizioni universali, luoghi della luce e della trasparenza architettonica, dello svago collettivo e della conoscenza. Un luogo di incontro tra natura e artificio. Joseph Paxton architetto e botanico inglese, quando progetta e realizza il Palazzo di Cristallo per la Mostra londinese del 1851, sostiene che Londra ha bisogno di “un parco e giardino d’inverno sottovetro” [1]. Non dimentichiamoci che è in questa occasione che viene presentata la famosa “cassetta in vetro ward” concepita nel 1827 dal medico-botanico inglese Nathaniel Bagshaw Ward (1791-1869) in vetro e legno per portare semi e piante d’oltreoceano.

Si ha notizia che proprio a Santa Maria di Sala, a pochi chilometri da Venezia, l’Abate Filippo Farsetti risulti proprietario di una struttura di grandi dimensioni destinata allo studio e alla collezione di piante rare. Farsetti nasce nel 1704 da Antonfrancesco e Marina Foscari. I Farsetti, famiglia patrizia veneziana, già dal 1600 avevano diverse proprietà nell’entroterra di Venezia e il palazzo Farsetti vicino a Rialto sul Canal Grande era tra i più antichi della città. La formazione e la vita giovanile di Filippo Farsetti è il meglio a cui poteva aspirare un giovane rampollo di una famiglia di rango veneziana in pieno Settecento. L’educazione enciclopedica gli fu impartita dal noto erudito frate francescano Carlo Lodoli, che fu fatto arrivare a Venezia proprio per la sua fama di innovatore nel campo dell’architettura e dell’arte.

Filippo Farsetti, si sottrae al destino che la famiglia gli avrebbe già prefigurato, quello della carriera politica. Rifiuta, nel 1736, tre anni dopo aver ereditato tutto il patrimonio paterno, la carica di podestà di Feltre, atto che gli costa l’espulsione da Venezia. Si trasferisce a Parigi e lì coltiva la sua passione per l’antichità nell’arte e nell’architettura diventando seguace del nuovo gusto artistico, il neoclassicismo, che riscopriva gli stili dell’antichità greca per ottenere forme nel rispetto del rigore e dell’armonia stilistica, sulla base di principi fondati sull’ideale di verità e rettitudine.

Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), massimo teorico e sostenitore del neoclassicismo è tra le sue frequentazioni, e sarà lui a influenzarlo nella costruzione del suo sogno di realizzare un museo a Palazzo Farsetti. Riesce nell’intento un po’ di anni dopo, e il Museo a Palazzo Farsetti viene inaugurato nel 1755. Richiamato a Venezia nel 1739, dopo due rifiuti di cariche politiche, prende le vesti religiose per ovviare a una carriera imposta dalla famiglia. Dopo numerosi viaggi e periodi di permanenza a Roma matura sia l’idea di creare un Accademia di disegno a Venezia ma anche di costruire Villa di Santa Maria di Sala ispirandosi alla Reggia di Versailles. La botanica era, assieme all’arte, l’altra grande passione del Farsetti, derivatagli dalla frequentazione degli amici veneziani come il collezionista Lorenzo Patarol di cui ho parlato in un precedente articolo e il medico naturalista Leonardo Sesler, che volle come suoi collaboratori.

“L’abate Filippo Farsetti, infaticabile collezionista di calchi dei capolavori della statuaria classica ed appassionato botanico, affida al francese Clérisseau, che già a Roma, nel convento di Trinità dei Monti aveva rivestito di antiche rovine le pareti di una stanza, la pianificazione del giardino che doveva incorniciare la sua villa di Santa Maria di Sala, costruita su progetto dell’architetto e scenografo romani Paolo Posi” (Azzi Visentini M., 1984).

La villa di Santa Maria di Sala si sviluppa in senso longitudinale con due ali ai lati del salone centrale di forma ellittica a due piani di altezza, esternamente molto percepibile per la forma convessa della facciata. Grandi aperture e ampi porticati collegano all’esterno della proprietà e al giardino. Un grande orto botanico con specie provenienti da tutte le parti del mondo rende famoso il nobile veneto che nutriva una profonda passione per materia botanica. La parte più preziosa della dimora è proprio il giardino, chiamato “giardino delle meraviglie”, per le rarità in esso contenute al modo dei gabinetti di curiosità cinquecenteschi. Richieste da ogni dove vengono fatte alla Villa Farsetti e al suo ideatore, il cui studiolo costituisce un covo di cultura anche per la collezione di libri antichi proprio sulla scienza e la botanica. Filippo Farsetti fa costruire giardini, labirinti, cedraie, serre, boschetti, un labirinto e l’orto botanico.

È lo stesso architetto senese Paolo Posi, a realizzare anche i disegni per le lunghissime serre, attrezzate con sofisticati impianti d’irrigazione, umidificazione e riscaldamento, perfino anticipando quelle dell’Orto patavino. Vengono costruite serre con calidari, frigidari e tepidari per le piante esotiche e una stufa per le piante di ananas. Forse qualche esempio similare in Europa può essere assimilato nell’ Orangerie di Kassel realizzata nella stessa epoca.

L’orto botanico di Farsetti contiene all’epoca quasi tremila piante competendo con quelle contenute all’orto di Padova, tra cui i primi esemplari di Magnolia grandiflora che sembra proprio approdata dal giardino Farsetti all’Orto Patavino, oggi ancora lì dal 1786, novità per l’Italia e il Veneto. Inoltre il giardino conteneva dei rari vitigni importati dalla Borgogna, assieme alla terra per loro più adatta alla coltivazione. Le piante usate per l’ornamento del giardino appartenevano a specie già diffuse nel Veneto, mentre le piante esotiche restavano confinate nella sezione botanica studiata in modo scientifico; solo gli agrumi e alcune specie in fiore venivano a ogni stagione trasportate in vaso dalle serre al giardino.

Gli elenchi e le descrizioni delle piante, a noi pervenuti, testimoniano il valore scientifico, oltre che di bellezza naturale, di questo immenso patrimonio. Scienziati di tutta Europa fanno riferimento al Farsetti e alle sue collezioni botaniche, tra le più ricche del tempo. Era stata concepita a sud della strada Cavin di Sala una grandiosa e spettacolare scenografia della quale facevano parte un “anfiteatro”, formato da un doppio ordine di piante di tassi sagomati ad arco e da gradinate in pietra, nel cui centro era stata eretta una copia della “Colonna Traiana”, un tempietto sopra una montagnola chiamato il “Campidoglio” e un laghetto di forma ovale, la “naumachia” e perfino un “labirinto” e i resti del “Tempio di Diana” e la “selva” dedicata alla dea.

Ricordo che rintracciai durante gli studi sul collezionismo botanico un catalogo del Farsetti intitolato Catalogo delle piante che esistono nel giardino del N.H.S. Ant. Franc.co Farsetti nella Villa di Sala, stampato a Venezia nel 1793. Fu proprio nella torre studiolo deputata a custodire la biblioteca botanica, dove trascorreva gran parte del tempo negli ultimi anni che l’abate Farsetti muore nel 1774. L’investimento di quell’opera faraonica fu di 1 milione di ducati veneti. Oggi rimane poco di tale luogo di scienza e collezione, se non una planimetria del giardino risalente al 1766 conservata alla biblioteca del Museo Correr di Venezia insieme allo stemma della famiglia: una mezza luna su fondo blu e due frecce incrociate su fondo rosso.

0 Filippo, verrà
giorno, che per quelle vie che tu percorri, per quelle Alpi
da cui discendi passeranno i codici, le tele e i marmi che
l'insolente vittoria strapperà dalle italiane lor sedi per abbellirne il trionfo d'una fortunata rivale.
Oh che gemito,
oh che lutto si leverà allora per tutta Italia, e come sulle
ritrose ruote procederan lenti i carri, quasi schivassero di
dar mano alla più indegna rapina, che registrata mai abbia ne' suoi annali la storia!
[2]

[1] Pissarro lo dipinge a Sydenham nel 1871, Zola lo fotografa durante il suo breve esilio in Inghilterra, Verlaine l’ammira e molti negozi lo adottano come insegna.
[2] Orazione recitata nella R. Accademia di B. A. in Venezia il giorno a Agosto 1829 per la solenne distribuzione de' premj. Venezia 1829. Picotti in 8.°