Da oltre 200 anni, l’Hunter’s Hotel tiene fede a quelle che furono le scelte dei suoi fondatori, la famiglia Hunter, che avviò la gestione di una locanda per accogliere le carrozze che da Dublino scendevano verso le regioni meridionali dell’Irlanda. Ma la storia della dimora è ancora più antica: è nata infatti dove sorgeva un’antica fucina seicentesca. Stirpe di gente energica e longeva: l’ultima Hunter è stata Sarah, mancata nel 1966 ultranovantenne lasciando alla nipote Maureen Gelletlie l’impegno di curare l’albergo con il suo giardino e l’orto che rifornisce la cucina. A distanza di due secoli, dunque, la linea familiare è ancora la stessa: Richard e Tom, figli di Maureen Gelletlie, conservano la stessa passione e lo stesso rispetto per il luogo e la sua storia. L’Hunter’s Hotel, nel quale il tempo sembra essersi fermato, è ancora oggi un rifugio tranquillo immerso nel verde: è infatti circondato da un bellissimo giardino ben curato, ricco di fioriture, e da un orto-frutteto spettacolare dominato da due meli vecchi di 200 anni che ancora oggi regalano i loro frutti.

Amato da Spielberg e da altri nomi celebri

Quieto, intimo, non lussuoso ma di gran classe, l’Hunter’s Hotel ha accolto nomi celebri come i musicisti Brian Ferry e Paul Simon, gli scrittori Bram Stocker (l’autore di “Dracula”) e Arthur Miller che fu consorte di Marilyn Monroe, gli attori Peter Ustinov e Liza Minnelli.

Il cinema ha qui radici particolari: nel 2012 l’attore britannico Daniel Day-Lewis, che vive in una proprietà a poca distanza dall’Hunter’s ed è amico dei proprietari, invitò qui Steven Spielberg. Seduto nel giardino e nell’accogliente salotto d’epoca, davanti al caminetto con fuoco di torba, Spielberg ha messo a punto la sua regia di “Lincoln”, dedicato al presidente USA che decretò la scomparsa della schiavitù al termine della Guerra di secessione americana. Daniel Day-Lewis, straordinario protagonista, ha ricevuto per questo film il premio Oscar e il Golden Globe; Spielberg ha ricevuto per questo film numerosi riconoscimenti e ha scritto di suo pugno una lettera a Richard e Tom Gelletlie, per ringraziarli dell’accoglienza, complimentandosi anche per il bel giardino e per l’ottima cucina.

L’orto e i meli di 200 anni

In proposito, un ruolo da protagonista ce l’ha lo spettacolare orto-giardino, da sempre vanto dell’Hunter’s Hotel. Dalla primavera al tardo autunno qui vengono coltivati ortaggi di ogni tipo e piccoli frutti (tra i quali: more, lamponi, uva spina, ribes); l’area, sempre ben curata, è dominata dai due meli secolari che lo scorso anno sono stati potati in modo drastico a causa del rischio di rottura dei rami, divenuti giganteschi.

L’operazione, molto delicata, è stata compiuta dal capo-giardiniere, un francese che si è trasferito qui da qualche anno: nella primavera del 2016 una ricca fioritura ha premiato le attese e la fiducia, dimostrando che questi due “grandi vecchi” sono ancora in forma e regaleranno tante mele Bramley allo chef dell’Hunter’s.

L’orto è completato da una serra e da alcuni antichi cassoni vetrati di epoca vittoriana, dove vengono effettuate le semine e le talee: qui, tutto è gestito con metodi biologici, senza uso di torba ma con l’impiego del compost prodotto a partire dagli scarti vegetali dell’orto, del giardino e della cucina. Anche i nuovi alberi da frutto che sono stati piantati lo scorso autunno, in sostituzione di alcuni esemplari indeboliti dal maltempo, sono nati da talee e innesti realizzati qui, dal capo-giardiniere e dal suo piccolo staff (due-tre persone) e con la supervisione della famiglia Gelletlie che al giardino e orto dedica grande attenzione. Ogni giorno, qualcuno di loro esce a recidere fiori e rametti per decorare i salotti e le tavole del ristorante; nelle camere non mancano mai i fiori né il caminetto acceso, di sera, per riscaldare l’ambiente e l’atmosfera.

Piante da tutto il mondo

Il giardino ospita piante che vengono da tutto il mondo: bossi e oleandri dal Mediterraneo, fiori stagionali dall’Africa, cespugli e alberi dalle Americhe e dall’Asia, con alcuni enormi rododendri di origine himalayana. Persino la Nuova Zelanda è presente: ci sono infatti alcuni enormi esemplari di Cordyline australis, di aspetto simile alla yucca, alti 15 metri. La loro vita è favorita dal clima: siamo nella zona di Wiclow, a Sud di Dublino e a qualche chilometro dalla costa. L’estate è soleggiata ma fresca e non mancano frequenti piogge; l’inverno è ventoso ma raramente gelido, la neve se fa la sua apparizione sparisce nel giro di poche ore. In queste condizioni ideali, le bordure di piante da fiore crescono con vigore; in primavera il ruolo da protagonista è del papavero da giardino, particolarmente amato dai Gelletlie nelle sue varietà rosso fuoco e con petali enormi. Non mancano anche lupini, digitali, Delphinium e decine di altre specie da fiore che, insieme alle rose, colorano l’estate. Ma in tutte le stagioni ci sono spettacoli: in primavera fioriscono i rododendri e le enormi azalee, le camelie e il Pieris dai germogli rosso fuoco insieme a tulipani e narcisi; in autunno, i faggi e le querce che recintano la proprietà assumono colori dal rosso al giallo oro. In inverno rimangono i sempreverdi: bossi, ligustri, tassi, evonimi e anche cordyline e palme, in un curioso mix di evocazioni geografiche diverse. Difficile dire quale sia il momento migliore per visitare l’Hunter’s Hotel e il suo mondo di verde, fiori, ortaggi e frutti: certo è che la famiglia Gelletlie ci accoglierà con semplicità e calore, e lo chef vi farà arrivare in tavola piatti deliziosi con le buone erbe e gli ortaggi che crescono a pochi metri dalla cucina.

Testo di Enzo Valenti

In collaborazione con la rivista Giardini: www.giardini.biz