Due avanguardie achitettoniche a confronto: quella dei Metabolisti in Giappone e quella dei Radicali in Italia. Si parla degli anni Sessanta e Settanta al Museo Carlo Bilotti di Roma - Aranciera di Villa Borghese - con la mostra Architettura Invisibile. Dal 19 gennaio al 26 marzo due generazioni di architetti provenienti da due Paesi così lontani e così diversi si troveranno faccia a faccia in un percorso che spiegherà come il mutamento delle epoche abbia potuto influire sulle risposte progettuali degli architetti contemporanei. La mostra è curata da Rita Elvira Adamo, giovane ricercatrice che l’ha concepita a partire da uno studio comparativo elaborato alla London Metropolitan University, e mette in evidenza le affinità e le distanze tra le esperienze condotte dai due movimenti.

La ricerca di un controllo dell’ambiente a qualsiasi scala di intervento progettuale, la volontà di ridefinire il futuro ruolo della società attraverso la tecnologia, lo sviluppo di nuove ipotesi per abitare il pianeta, questi i temi fondamentali che portarono alle spregiudicate sperimentazioni architettoniche che si sono sviluppate in Giappone e in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta e che sono al centro del confronto proposto dalla mostra. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, la mostra è organizzata dalla Fondazione Italia Giappone, patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dal Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori e dall’Istituto di Cultura Giapponese – Japan Foundation, ed è parte del programma delle celebrazioni per il 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia.

Una molteplicità di autori di primissimo piano, che proprio a partire dalle loro pionieristiche sperimentazioni si sono affermati come protagonisti della ricerca architettonica contemporanea, darà corpo a questo percorso espositivo: Arata Isozaki, Archizoom (Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi, Dario e Lucia Bartolini), Kiyonori Kikutake, Kisho Kurokawa, Fumihiko Maki, Otaka Masato, Superstudio (Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo Di Francia, Roberto Magris, Alessandro Magris, Gian Piero Frassinelli e Alessandro Poli), Kenzo Tange, UFO (Lapo Binazzi, Carlo Bachi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto, Sandro Gioli).

Le loro opere, descritte anche tramite le pubblicazioni che hanno contribuito alla definizione delle reciproche influenze tra le ricerche condotte nei due Paesi, saranno introdotte da una ricognizione sulle condizioni culturali, artistiche, sociali, politiche che hanno contribuito all’emergere di questi fenomeni. La parte centrale del percorso espositivo, della quale saranno protagonisti celebri progetti insieme a proposizioni meno note ma fortemente significative, è strutturata secondo tre ambiti tematici attraverso i quali sarà possibile leggere affinità e distanze tra le linee di ricerca documentate: Ambiente, Tecnologia, Abitare. La parte conclusiva della mostra, simboleggiata dalla presenza di un grande elemento gonfiabile progettato dallo studio Analogique e che sarà allestito sulla terrazza del museo esclusivamente per la mostra, conterrà esperienze progettuali sviluppate negli ultimi anni in Giappone e in Italia e che, a vario titolo, interpretano, a cinquant’anni di distanza, gli stessi temi Ambiente, Tecnologia e Abitare elaborati delle avanguardie Metaboliste e Radicali. Di questo percorso conclusivo faranno parte opere di 2A+P/A, AlphavilleArchitects, DAP Studio, Sou Fujimoto, IAN+, Yamazaki Kentaro, Yuko Nagayama, O + H Architects, OFL Architecture, Orizzontale, Studio Wok, Tipi Studio.