Designer e design sono mente e prodotto, mano e approccio al contatto con il quotidiano.
La dinamica nell'estetica di un progetto è data dalla funzionalità della forma che si vuole esprimere e dalla giustapposizione dei volumi nell'esperienza formale delle superfici.
Veronika Wildgruber lavora nel design per favorire questo processo.
Veronika ha creato oggetti che hanno espresso l'approccio al modellato dell'essenziale.
Su tutti ha impresso la linea come tema di partizione dei volumi.
Molte le esperienze nell'interior design, ma anche nella moda.
In particolare ha attraversato le superfici dello sguardo progettando nell'universo occhiale, ottenendo per esso i più prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Il 2017 è l'anno dove Veronika raggiunge la vetta dell'architettura per l'occhio: Silmo d'Or per il miglior occhiale da sole dell'anno.
L'occhiale è planimetricamente un oggetto la cui estensione è di misura contenuta, ma i segreti per la sua funzione stanno nell'armonia delle proporzioni rispetto ai piani mobili del viso e alla fisiognomica e l'adeguata selezione della materia prima in combinazione alla pigmentazione e al peso specifico.
Veronika ha lavorato per dare movimento e bilanciamento ai contenuti strutturali di queste piccole architetture per il volto.
La sua è l'esperienza della sintesi tra le correnti estetiche del '900 per la costruzione di piani d'appoggio che sembrano usciti dalla fusione tra il Bauhaus e lo Jugendstil.
Il suo modellato elabora lo sdoppiamento grafico delle superfici attraverso il supporto che le deriva dall'architettura e i tagli prospettici si intersecano in armonica giustapposizione.
Nascono, in tale misura, delle geometrie dove l'occhio di chi osserva entra e naviga nell'affondo dei volumi e l'occhio di chi li porta dialoga con nuove esperienze espressive dell'identità.
Attraverso il confronto con chi da sempre appartiene all'universo occhiale e la supporta nella produzione (Jacques Durand e JDO S.r.l.) ha elaborato traiettorie che parlano di movimento in equazione con lo spazio.
Osmosi tra materiali e giochi chiaroscurali che si compenetrano nell'eclettica visione architetturale avanguardista di Veronika Wildgruber.

Intervista a Veronika Wildgruber

Cosa rappresenta per te la parola progetto?

Progettare è confrontarsi con un tema, approfondire nella materia per poi trovare un approccio innovativo e personale.

Quali sono le basi emotive e l’ispirazione di fondo della tua creatività?

Il desiderio di essere circondata di cose funzionanti.

Come si esprime la tua emozione per la materia?

Il materiale per me è spesso il punto di partenza del progetto. Bisogna capire un materiale per poterlo spingere ai limiti e sfruttarne le qualità specifiche.

Come si declina la forza dell’esperienza di progettare per lo sguardo?

Arrivando da un campo diverso c’è voluto del tempo per sviluppare la sensibilità e la precisione che sono richieste nel disegno di un occhiale. Un mezzo millimetro può fare una differenza notevole. Un dettaglio può influenzare l’espressione di un viso.

La visione come protesi?

La parola protesi ha una connotazione quasi negativa. Un occhiale per me e più che altro un accessorio importante, che oltre a migliorare la visione, dà la possibilità alle persone di esprimere un certo stile, sottolineare un carattere.

La tua formazione?

Ho studiato Industrial Design alla Libera Università di Bolzano. Poi ho lavorato come Assistant Designer per anni a Parigi in diversi studi di design. Sono entrata presto in contatto con aziende di moda per diverse collaborazioni e nel mondo delle gallerie e dell’arte, ma ho fatto anche esperienza nel design industriale.

Riconoscimenti e approdi al mondo delle arti applicate?

L’appendiabiti Wardrope, il primo progetto personale realizzato dopo la laurea insieme alla collega di studi Susa Stofer, ha vinto l’IF Design Award nel 2010 ed è distribuito in tutto il mondo. Nel 2011 ho vinto il Silmo d'Or Special Jury Prize per il mio primo occhiale presentato alla fiera del SILMO. Quest'anno ho vinto il secondo Silmo d’Or nella categoria Design Sunglasses.

Le tue collaborazioni negli accessori moda?

Nel 2011 è nata una collaborazione costante con la Maison Hermès a Parigi, nel reparto della seta uomo. Un lavoro molto prezioso che stimola ad affinare l'attenzione ai dettagli.

Oggetti iconici nella tua immaginazione?

Oggetti iconici per me sono per esempio il Daybed di Charlotte Perriand, la lampada Parentesi di Castiglioni e tutti gli elettrodomestici della Braun disegnati da Dieter Rahms.

Cosa rappresenta la luce per gli oggetti e che ruolo possiede nel gioco delle superfici?

La luce gioca un ruolo molto importante soprattutto nella progettazione dei miei occhiali. La scelta dei materiali e dei trattamenti: acetato traslucido, opalino, semi-trasparente, lucido o opaco, satinato, sabbiato… Tutti questi fattori e trattamenti cambiano la nostra sensazione di una superficie e la nostra percezione dell’occhiale. Inoltre mi piace giocare con intersezioni e differenze di volume, per cui la luce diventa l'elemento essenziale che esalta queste tridimensionalità.