Accarezzare con lo sguardo la distesa verde di un giardino è una delle più rilassanti e piacevoli esperienze. Ma se finora lo sguardo si adagiava come su di un letto fiorito, oggi l’occhio deve fare un altro movimento e correre dal basso all’alto, perché l’ultimo trend in fatto di green architecture si chiama giardino verticale. L’inventore, nonché padre riconosciuto di questo nuovo modo di concepire il giardino, si chiama Patrick Blanc. Definito da Vogue Italia “Genius of green”, è un botanico francese che nel 1988 ha brevettato il primo giardino verticale e in questi anni ha realizzato i green wall più spettacolari del mondo, dall’Europa al Nord e Sud America, dal Medio all’Estremo Oriente fino in Australia.

Anche se l’idea del giardino verticale non è un’invenzione di oggi, il primo esempio risale ai famosi giardini pensili della Mesopotamia, la differenza davvero sostanziale sta nella dimensione. Pareti vegetali, con un’ampia varietà di specie vegetali che ricoprono intere facciate di palazzi non potrebbero slanciarsi in altezze ragguardevoli se le piante avessero le radici piantate per terra. Il trucco in questo caso c’è, ma non si vede poiché sta dietro le piantine di cui è composta la parete vegetale.

L’invenzione brevettata, ma anche ormai ampiamente copiata, di Blanc sta proprio nell’avere escogitato una soluzione tecnica ingegnosa che permette alle piante di affondare le radici in sottili pannelli di feltro impregnati d’acqua e di sostanze nutrienti da cui attingere in mancanza di terra. Tali pannelli sono fissati su una struttura metallica che funge da base d’appoggio e corre a tutta altezza sulla superficie da ricoprire. Risultato estetico e ornamentale assicurato, ma anche funzionale di isolamento termico e conseguente risparmio energetico. Come dire palazzi e quindi città più verdi, vivibili ed ecocompatibili. Una boccata d’ossigeno in città: Patrik Blanc ha trovato la ricetta per conciliare natura e cemento.

Mi è fiorito il giardino in salotto
Dalla città alla casa: a chi non piacerebbe creare un angolo verde, anzi un’intera parete dell’ingresso o del salotto dove i quadri di natura morta sono sostituiti da piante vere? Un sogno realizzabile oggi grazie a una tecnica brevettata che prevedere l’istallazione di un sistema a parete autoportante e autoalimentato composto da numerose piante erbacee o fiorite. Ma la cosa ancora più stupefacente è che non occorre avere un pollice verde infallibile perché le piantine non necessitano di amorevoli cure e innaffiature quotidiane. Infatti le piantine affondando le radici in uno speciale tessuto di feltro che trasporta acqua e sostanze nutrienti disciolte in essa da una base di raccolta, provvede al sostentamento delle piante. Questo sistema, realizzato su misura, può essere installato sia all’interno della casa appoggiato a una parete esistente o creare una quinta di divisione degli spazi, ma può anche essere installato all’esterno, sul terrazzo o sotto un portico. Secondo la sua ubicazione e tenuto conto delle condizioni climatiche e di esposizione al sole e alla luce, si sceglieranno le specie vegetali che meglio si adattano alle condizioni ambientali del luogo dove verrà ubicata la parete vegetale. E qui entra in campo la figura del green designer che saprà consigliare le specie più adatte, anche in base all’impatto scenografico e decorativo che si vuole ottenere e che si deve accordare all’atmosfera della casa. Un giardino minimalista-zen o un rigoglioso giardino tropicale? In ogni caso una boccata di ossigeno, poiché le piante oltre ad assolvere una funzione decorativa diventano anche elementi ossigenanti. Per la realizzazione di pareti vegetali un buon indirizzo italiano è quello della green designer Anna Paghera: www.annapaghera.it

Testo di Chiara Selva