Lijiang è una città-prefettura, patrimonio dell’Umanità, situata nella provincia dello Yunnan. Grazie alla sua bellezza paesaggistica e urbanistica è diventata, negli ultimi anni, un’ambita meta di turismo. La città è caratterizzata da edifici dallo stile architettonico tradizionale locale, vincolati da ferree regole di preservazione. L’opera di salvaguardia dell’involucro storico dell’edificio, infatti, è stato il punto di partenza del progetto che voleva creare un forte contrasto con l’interior design dall’aspetto futuristico e high-tech.

Alla base del Concept design, la Mission del brand Faas, ovvero, offrire trattamenti beauty anti-invecchiamento attraverso la ricerca sulle cellule staminali. Una SPA, dunque, a tutti gli effetti, con marcati connotati scientifici per la presenza di un laboratorio di ricerca all’interno dello stesso spazio.

Si è immaginato di calare degli elementi dalle forme organiche all’interno di spazi che perdono la loro definizione in quanto tale, diventando reticolo di connessioni materiche e luminose. Una sorta di astrazione spazio-temporale, in cui gli ambienti e gli arredi perdono la loro connotazione di spazi medici e asettici e, invasi da queste nuove forme, diventano esperienziali, dove il cliente viene proiettato nel futuro del trattamento cosmetico non solamente nel servizio, ma anche nell’involucro di tale servizio.

I cardini del progetto sono la fusione tra funzione medica e funzione SPA, creando un ambiente confortevole per il paziente/cliente, attraverso l’utilizzo di textures e trasparenze che danno movimento alle linee rigorose, grazie all’impiego di forme organiche che garantiscono un taglio futuristico nell’immagine del centro.

Il progetto architettonico nasce dalla connotazione estremamente definita dell’edificio, una serie di volumi separati, connessi tramite coperture e terrazzi e superficialmente scanditi da moduli parzialmente finestrati e parzialmente rivestiti in legno, tipici degli edifici tradizionali della zona. L’esistenza di diversi volumi separati ha portato a un’automatica divisione degli spazi in base alle funzionalità: reception/amministrazione, laboratorio di ricerca, spazi dedicati allo staff e ambulatori al piano terra, cabine trattamento al piano primo.

Dalla vetrata in ingresso si nota subito un elemento a reticolo che caratterizza fortemente lo spazio e cela, alle sue spalle, una scala dal look minimal che conduce ai servizi del piano superiore. Lo stesso pattern è ripreso poi nella zona reception per celare alcuni pilastri esistenti, mimetizzandoli col resto degli ambienti.

Già dalla zona di accesso all’edificio si intuisce quello che è il tratto distintivo del progetto di interior: tagli di luce che si incrociano tra loro riproponendo la rete cellulare che era alla base del concept. Gli spazi risultano quasi smaterializzati e definiti da nuove geometrie, in cui si dissolve la distinzione tra pareti, pavimento e soffitto, ma prendono significato diversi inserti materici e ‘pozze di luce’ che si allargano sugli stessi fili luminosi.

Il progetto degli interni, rivelato man mano che dall’esterno si accede alla struttura, stupisce per il suo completo discostarsi dall’immagine esterna dell’edificio stesso, generando un senso di sorpresa nell’ospite, ma connotando anche lo spazio di un’immagine estremamente tecnologica e avanguardistica, pur con mezzi semplici e l’impiego di pochi materiali, senza impiego di domotica, puntando solo sulla dissolvenza degli spazi e sulle geometrie scardinate.

La pittura bianca e rigorosa è alternata a inserti in legno e vetro che presenta tramature materiche al suo interno, dando movimento e vitalità allo spazio.