Guardando Firenze dall'alto uno degli edifici che appare in tutta la sua bellezza è sicuramente la Sinagoga situata nella parte est della città vicino al mercato di Sant'Ambrogio, essa viene definita il Tempio Maggiore. Fu costruita in soli otto anni dal 1874 al 1882 secondo un progetto di 3 architetti Mariano Falcini, Vincenzo Micheli e Marco Traves.

Fu realizzata in uno stile moresco, che a Firenze non si era ancora visto, e che ricordava il Medio Oriente luogo di origine degli Ebrei. La bellissima facciata con un portico all’entrata è in travertino e pietra rosa di Assisi, mentre la grossa cupola centrale e le due laterali di color verde sono di rame.

L'interno è caratterizzato da pareti decorate con motivi orientaleggianti e con porte in legno di noce. La struttura è basilicale con tre navate e il presbiterio alla fine di quella centrale in cui è presente il pulpito nella parte sinistra. Al centro tra due colonne di color nero è situata l'arca.

Nei piani superiori si trova il Museo Ebraico. Nella sezione del primo piano sono presenti reperti che derivano dal Ghetto di Firenze con un modello in legno che ne riproduce la planimetria e alcune foto realizzate prima che venisse smantellato alla fine dell'Ottocento. Sono presenti anche oggetti di culto utilizzati dai membri della comunità giudea durante le preghiere in Sinagoga, il più importante è la Torah insieme a delle bellissime corone (Atarah) e Rimmonim. Essi provengono principalmente dalle 2 sinagoghe del Ghetto, la Scuola Italiana e la scuola Levantina (frequentate dai diversi gruppi etnici che componevano la comunità) e dallo stesso Tempio Maggiore, per il quale furono realizzate su apposita richiesta.

Al secondo piano invece possiamo ammirare oggetti di uso personale usati durante le varie festività e i momenti principali nella vita di un ebreo come la nascita e il matrimonio. I riti, le festività e le tradizioni sono importantissimi nella comunità ebrea. Questi documenti e oggetti sono stati lasciati da una famiglia Amron Errera che visse in città.

C’è poi una sala dove vengono proiettate immagini che mostrano i momenti principali della vita degli ebrei a Firenze e una sala della memoria dove si parla anche dei 248 membri di questa comunità che vennero deportati ad Auschwitz e non fecero più ritorno. I loro nomi vengono ricordati e commemorati su una lapide marmorea collocata nel giardino d’entrata alla sinistra della facciata della Sinagoga.

La costruzione del Museo fu possibile grazie al lascito di uno dei più importanti benefattori ed esponenti della comunità ebrea David Levi. Morì nella seconda metà dell'Ottocento e di lui possiamo ammirare il ritratto dipinto da Antonio Ciseri e situato all'entrata della sala del museo nel secondo piano.

Un altro importante membro della comunità giudea fu Shmuel Zvi Margulies che divenne rabbino della Sinagoga nel 1889 e che trasformò Firenze nel centro della cultura ebraica italiana.

Il rapporto tra gli ebrei e Firenze è sempre stato forte anche se caratterizzato da alti e bassi. Nel XIII secolo la comunità si stabilì nel quartiere di Oltrarno e costruì la prima Sinagoga nell' attuale via Ramaglianti. Essa andò completamente distrutta durante i bombardamenti tedeschi della Seconda guerra mondiale e si può vedere dove era ubicata grazie ad un pannello informativo collocato difronte all’edificio.

Nel 1437 Cosimo il Vecchio dei Medici concesse agli ebrei la licenza di prestare denaro in qualsiasi parte della città. Fu un periodo in cui la comunità ebraica s’integrò molto bene con quella fiorentina, a incrinare questo rapporto fu prima Savonarola, frate domenicano, intollerante verso tutto ciò che non fosse di natura cattolica e soprattutto la terribile Bolla Papale del 1555 emanata da Papa Paolo IV: Cum nimis absurdum. Essa obbligava gli ebrei a commerciare solo in roba vecchia e stracci e a vivere chiusi in un quartiere.

Fu così che nel 1570 anche Firenze ebbe il suo Ghetto, che era situato tra l’attuale Piazza della Repubblica e via dell’Olio. Esso venne finalmente abbattuto alla fine dell’Ottocento ma gli ebrei l’avevano già abbandonato poco dopo l’unificazione d’Italia quando il nuovo parlamento volle l’Emancipazione, pari diritti per gli ebrei.

Dopo un periodo di armonia si arrivò alle terribili leggi razziali applicate dal governo fascista tra il 1938 e il primo quinquennio degli anni Quaranta, poi ci fu la guerra e le deportazioni e poi si arrivò finalmente alla vittoria degli alleati e alla liberazione di Firenze nell’agosto del 1944, festeggiata dagli ebrei in via delle Oche nella sede dell’allora esistente a Confraternita Mattir Assurim. Fu un giorno memorabile, da lì in poi la comunità ebraica ha potuto finalmente godere dei diritti concessi a tutti i cittadini di qualsiasi ceto e religione ed integrarsi definitivamente nel tessuto fiorentino.

La comunità conta oggi circa 800 persone.