Il Collegio Romano dal 1975 è sede centrale del Ministero per i Beni culturali e Ambientali (oggi dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo). Impiegati, funzionari, dirigenti e ministri esercitano in questo luogo la funzione di tutela e promozione del patrimonio culturale italiano.

La storia di questo vasto complesso architettonico, di ben 13.400 metri quadri che occupa un isolato intero, sin dalla sua origine centro di cultura, è straordinariamente complessa e ricca.

Esso venne edificato grazie ad una prima donazione avvenuta nel 1558 di Vittoria Frangipane della Tolfa e successivamente dal definitivo intervento di papa Gregorio XIII Boncompagni che lo inaugurò il 28 ottobre del 1585.

La sua funzione era quella di ospitare il Collegio Romano, la cui prima sede, fondata da Ignazio di Loyola nel 1551 in un edificio ora scomparso posto alle pendici del Campidoglio, risultava ormai insufficiente ad ospitare le strutture della grande scuola di formazione della Società di Gesù, al vertice dei numerosi seminari gesuiti già attivi a pochi anni dalla costituzione dell’ordine.

Le bolle pontificie del 1552 e del 1556 avevano infatti riconosciuto al Collegio Romano il diritto di conferire il titolo di dottore in teologia e filosofia, e al contempo avevano concesso a questo istituto analoghi privilegi goduti dalle Università di Parigi, Salamanca, Alcalà e Lovanio, decretandone un successo immediato.

Già da tempo la vecchia struttura accoglieva più di un migliaio di studenti, e Gregorio XIII, legando per sempre il suo nome a questo istituto che prenderà il nome di Università Gregoriana, ne favorì il cambio di sede con l’edificazione del palazzo che oggi vediamo.

Nonostante le numerose e notevoli valenze architettoniche, anche per le difficoltà di accesso, pochi studiosi si sono occupati della fabbrica, tanto che solo recentemente la progettazione è stata attribuita correttamente a Giuseppe Valeriano, architetto gesuita che operò anche alla chiesa del Gesù, mentre per secoli è stata erroneamente considerata opera di Bartolomeo Ammannati.

Si tratta tuttavia di un’architettura essenziale, priva di decorazioni, secondo le rigide regole dei Gesuiti, che tuttavia prevedeva una biblioteca ricca di 50.000 volumi che a partire dal 1876 ha dato origine alla Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II; un Museo di Storia Naturale e uno archeologico-artistico istituito nel 1651 che prese poi il nome di Kircheriano; oltre naturalmente a tutti quegli ambienti necessari alla vita di una vasta comunità religiosa come la chiesa, il refettorio, il dormitorio, l’infermeria, la spezieria (cioè farmacia). All’attività di frate Puccierini è legata la produzione di un farmaco prodotto dalla polvere di corteccia chiamata china o “polvere dei Gesuiti”.

La facciata principale

È posta nell’ala occidentale e prospetta su piazza del Collegio Romano la facciata principale della fabbrica. Realizzata in cotto è divisa in tre corpi, uno centrale più alto a tre piani e due laterali a due piani, con sopra un attico, mentre sulla destra si eleva la Torre Calandrelli, costruita nel 1787 per le osservazioni astronomiche. La parte centrale presenta due grandiosi portali, adorni dei draghi araldici Boncompagni, quello di destra oggi murato, mentre quello di sinistra è perfettamente allineato con l’asse del cortile interno a cui conduce, che presenta un loggiato a due livelli, l’inferiore ionico e il superiore corinzio, con scaloni ai lati. Questo settore del palazzo è occupato dal Liceo classico statale “Ennio Quirino Visconti”, istituito dopo la presa di Roma nel 1870, il più antico della capitale.

Sull’ingresso principale si trova lo stemma Boncompagni e, sotto, l’iscrizione GREGORIO XIII P. M./ RELIGIONI/ AC BONIS ARTIBVS/ MDLXXXIII, che riconosce il titolo di fondatore al pontefice. Al centro del terzo piano è alloggiato un orologio, che un tempo forniva l’ora esatta a tutti gli orologi di Roma; sopra trova posto una balaustra sulla quale si elevano una loggia con cupolino per la campana, la quale segnava ogni giorno l’inizio delle lezioni, e due edicole per le meridiane.

L’ingresso laterale

Su via del Collegio Romano (al numero 27) è collocato l’ingresso laterale del palazzo che dà accesso al settore in uso al Ministero. La lunga facciata annovera 24 finestre su 6 piani, e anche in questo caso sul portale marmoreo si trova lo stemma Boncompagni e l’iscrizione GREGORIVS XIII/ PONT. MAX/ FVNDATOR, che non lascia dubbi sul nome del fondatore.

Si accede ad un lungo corridoio con volta decorata che portava alla Biblioteca. Sulla destra, sempre al piano terra si trova la vasta Aula rettangolare originariamente Refettorio e dalla seconda metà dell’Ottocento dedicata al primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, tanto da ospitarne una grande statua. È oggi chiamata Spadolini, dal nome del primo ministro dei Beni Culturali (dicembre 1974-febbraio 1976).

Sui corridoi di questo livello sono affisse alle murature delle interessanti epigrafi marmoree come quelle provenienti dal Convento di San Marcello e dal Convento di Santa Maria in Aracoeli, oltre ad una più recente che ricorda la donazione di libri dell’architetto Giuseppe Sacconi alla Biblioteca dell’istituto da parte della vedova, contessa Luigia Donati.

Sempre a piano terra si trovano due cortili interni, uno dei quali arricchito di una fontana ospitava originariamente il “Giardino dei semplici”.

Lo scalone monumentale, che presenta le volte variamente decorate, accede al primo piano dove si trova la “Crociera”, l’antica Aula Magna, con volte e lunette affrescate, che attualmente ospita la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte.

Al terzo piano si trova uno straordinario pavimento in mosaico, con motivi e riquadri che annoverano scene classiche.

La Sala della Meteorologia e l’Osservatorio Astronomico

Il quarto piano, solo recentemente restaurato ed utilizzato dal Ministero, ospita una serie di ambienti legati alla vita scientifica e culturale dell’istituto. La Sala della Meteorologia, ricca di specifica biblioteca, la Galleria Tacchini con volte affrescate, il Deposito degli strumenti.

Nel Collegio, infatti, ebbero sede nel tempo importanti istituzioni scientifiche come il Museo Kircheriano, l’Osservatorio Astronomico, il Museo Preistorico-Etnografico "Luigi Pigorini" (successivamente trasferito nella nuova sede dell’EUR), la Biblioteca dei Gesuiti.

Tra i maggiori protagonisti della vita culturale, che si svolse nel Collegio Romano fin dalla sua fondazione, ricordiamo il matematico e astronomo Cristoforo Clavio (1538-1612), autore della riforma gregoriana del calendario e scienziato stimatissimo da Galileo.

Insegnante e rettore del Collegio fu Roberto Bellarmino (1542-1621), nell’epoca in cui si inaspriva il dibattito astronomico e scientifico, che culminò con la condanna della teoria copernicana. Il principale sostenitore della nuova visione scientifica, Galileo Galilei, fu chiamato ad esporre e discutere le sue tesi proprio al Collegio Romano, prima di subire il processo.

Ad Athanasius Kircher (1602-1680), studioso universale, umanista e inventore di ingegnose macchine, si deve la realizzazione del Museo, con le sue vastissime raccolte naturalistiche e artistiche, che in parte il Liceo Visconti e il Ministero hanno ereditato.

Nel 1787 Giuseppe Calandrelli (1747-1827) fondò l'Osservatorio Astronomico, di cui il geniale astronomo Angelo Secchi (1818-1878) fu direttore dal 1850. Dalla seconda metà del Settecento e fino al 31 dicembre 2015 i dati metereologici sono stati registrati con strumenti posti alla sommità della Torre Calandrelli.

Da questo livello sia accede alle terrazze e al Passetto, detto camminamento cinquecentesco, con vista mozzafiato sui tetti della fabbrica gesuitica e dell’Urbe.

La Chiesa di Sant’Ignazio

Con una scala a chiocciola si accede al settore Nord dell’edificio, che ospita le camere di San Luigi Gonzaga e la “cappella” universitaria del Collegio Romano: la Chiesa di Sant’Ignazio.

Il tempio fu costruito nel 1626 sull'antica chiesa dell'Annunziata che era divenuta troppo piccola per l'afflusso degli studenti del Collegio Romano; fu dedicata a Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che era stato canonizzato il 12 marzo 1622.

Grande mecenate dell'opera fu il vescovo Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV. Nell’edificio hanno lavorato alcuni architetti; ad Alessandro Algardi viene attribuita la maestosa facciata.

L’interno ha la forma di croce latina, lunga 81,5 x 43 metri; straordinaria risulta la decorazione della volta con simulazione prospettica di un secondo tempio (quadratura) di Andrea Pozzo (1685) e, sopra la crociera, la riproduzione dell’immagine di una finta cupola in tela sempre del Pozzo (1685). Infatti, la maestosa cupola in muratura prevista dal progetto, forse per motivi economici, non venne mai realizzata.

Oltre a questi capolavori di pittura prospettica, sono da notare le sei cappelle situate lungo le navate laterali che, con elegante proporzione e sontuosità, rendono l'intero impianto architettonico più completo e armonioso e, al lato destro del presbiterio, la Cappella Ludovisi con il monumento sepolcrale di Gregorio XV di Pierre Legros e quattro statue in stucco con le Virtù di Camillo Rusconi.

“Visitatori in Cuffia” al Collegio Romano

Il viaggio in cuffia è un evento collettivo ed individuale nei luoghi e per i luoghi: un nuovo format di teatro mobile per valorizzare con forme e attività inedite luoghi significanti del patrimonio culturale. I visitatori-spettatori si muovono negli spazi muniti di cuffie audioriceventi che trasmettono parole e suoni, mentre nei vari ambienti si esibiscono ballerini, cantanti, attori, artisti.

Anche nel Palazzo del Collegio Romano sono stati recentemente attivati dei “Viaggi in Cuffia”, dove i visitatori sono stati accompagnati negli spazi più significativi dell’edificio ascoltando le spiegazioni di esperti (Aldo Altamore, Antonella Gargano e Roberto Luciani), mentre contestualmente assistevano a dei “quadri” ispirati al Racconto di Jean-Paul Sartre Bariona o il Figlio del Tuono. Una favola, per credenti e non credenti, che riscrive la venuta di Gesù e pone moderne riflessioni e domande. Nell’apposito adattamento e traduzione di Pina Catanzariti, per la regia di Marcello Cava, si è raccontato una storia “parallela” alla nascita di Gesù, quella di Bariona, interpretato da Galliano Mariani, che cerca la rivolta all’oppressione, una corsa verso la libertà coincidente con il tempo sacro dell’epifania, in un’insolita rappresentazione arricchita dal canto di Evelina Meghnagi.