L’architetto Pietro Lombardi nasce a Roma il 30 luglio 1894. Orfano di padre inizia gli studi presso una scuola pubblica della capitale; a dieci anni è interno all’Istituto Nazionale San Michele a Ripa di Trastevere, dove nel 1914 consegue il diploma di disegnatore, alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale. Subito dopo è chiamato alle armi.

Nel 1918 ritornato alla vita borghese si iscrive all’Accademia di Belle Arti di via di Ripetta in Roma, dove consegue nel 1920 il diploma di Architettura. Mentre frequentava l’Accademia fu notato da Armando Brasini che riconoscendo al giovane studente eccezionali doti di disegnatore, lo volle nel suo studio, iniziando così un periodo di discepolato che durerà fino al 1924. Lombardi lavorò tuttavia anche negli studi di Carlo Broggi, di Pio e Marcello Piacentini, e altri noti architetti del tempo.

Con il progetto per il Sacrario ai Caduti della Guerra 1915-18 a Monte San Giovanni, esordisce nel 1920, quasi una anticipazione del suo percorso artistico che lo vedrà spesso coinvolto in realizzazioni dedicatorie e in monumenti, con a fianco scultori famosi e sconosciuti.

Nel 1925, appena trentenne, risulta vincitore assoluto al Concorso Nazionale per la fontana monumentale del Quartiere Testaccio a Roma, detta Fontana delle Anfore, allora come oggi ammiratissima da romani e turisti.

L’idea geniale e al tempo stesso semplice della citata fontana, fu quella di innalzare al centro di quattro vasche rettangolari in croce, cinte da balaustre e gradinate, una piramide di anfore romane. La fontana, inaugurata il 26 ottobre 1927 nella piazza Mastro Giorgio (oggi piazza Testaccio) al centro del popolare quartiere operaio, fu trasferita nel 1935 nella piazza dell’Emporio accanto al fiume Tevere in asse con il ponte Sublicio. Il 24 gennaio del 2015 la fontana, dopo un delicato intervento di restauro, viene nuovamente trasferita nella sua sede originaria: sia il trasferimento che il restauro sono stati magistralmente effettuati dal Gruppo Pouchain.

Con la prima opera “idraulica” della Fontana delle Anfore, Lombardi ottiene un grande consenso di critica e pubblico che gli permise, l’anno successivo, di vincere il concorso bandito dall’Ufficio delle Belle Arti del Governatorato di Roma per la progettazione di nove fontane dei Rioni di Roma: Pigna, Trastevere, Monti, Campo Marzio, Sant’Eustachio, Ripa, Borgo Scossacavalli, Borgo Porta Castello, Borgo Porta Angelica, oltre a quella del quartiere San Lorenzo.

Si tratta di dieci “monumenti d’autore”, tutti in travertino, in sostituzione delle comuni fontanelle di ghisa. Si tratta di opere modeste nelle dimensioni ma molto graziose e significative dove l’architetto si è ispirato agli antichi stendardi, agli emblemi, alla simbologia, ai costumi e alla storia dei rioni e dei quartieri romani, sintetizzando lo stile, ed armonizzandosi alle funzioni, ai monumenti e agli edifici limitrofi. Sono ottimi esempi di arredi urbani, ambientati correttamente nel proprio contesto e con simbologie ispirate ai Rioni stessi: mastelli e barili a Trastevere, cavalletti da pittore a via Margutta, libri a Sant’Eustachio e così via. Da notare la cura nella realizzazione, dovuta alla continua presenza in cantiere dell’architetto che dava indicazioni e consigli a scultori e scalpellini. Come fonte d’ispirazione in Roma, a Lombardi non mancavano certo precedenti illustri, come la Fontana del Facchino addossata a Palazzo De Carolis al Corso, o la Fontana delle Tartarughe nella piccola piazza Mattei nel rione Sant’Angelo.

Le fontane rionali di Lombardi sono gli esempi migliori della sua vocazione artistica, e hanno contribuito a lasciare un felice segno sul volto dell’Urbe.

La Fontana del Rione I Monti in via San Vito è collocata a ridosso della chiesa di San Vito poco distante dalla popolare piazza Vittorio Emanuele II. È composta da un insieme allegorico che si ispira allo stemma del rione nel quale sono raffigurati tre monti stellati. Nel perimetro rionale sono infatti compresi tre dei sette colli di Roma: l’Esquilino, il Celio e il Viminale. In origine era alimentata dall’Acqua Marcia.

La Fontana del Rione IV Campo Marzio in via Margutta, strada notoriamente abitata da artisti, è caratterizzata da due cavalletti da pittore e da due mascheroni dai quali sgorga l’acqua. L’architetto ha voluto trasmettere con i mascheroni una nota lieta e una nota triste, il simbolo della gioia e del dolore, l’alterno destino dell’artista carico a volte di successi, a volte di delusioni. Sormonta la fontana un secchio pieni di pennelli, attrezzi da scultore, compassi.

La Fontana del Rione VIII Sant’Eustachio si trova in via dei Staderari, di fianco a Palazzo Madama sede del Senato. Lombardi concepisce una allegoria composta da quattro libri che ricordano la vicina Università della Sapienza e la testa di un cervo simbolo del Rione. Due fistule laterali versano acqua nella sottostante vasca a semicerchio a livello terra. Nella fontana, sopra la testa del cervo, è inciso il nome S. Eustachio e la sigla R IV; dal momento che il rione in questione è l’VIII, si può pensare ad un errore di chi materialmente scolpì la scritta.

La Fontana del Rione IX Pigna è in piazza San Marco, prospicente l’omonima chiesa all’angolo del palazzetto Venezia. La composizione è una grande pigna sostenuta da due calici sovrapposti che si ergono da un pozzetto rotondo, situato in una vasca rettangolare con quattro pilastrini ai lati. La pigna richiama quella colossale di bronzo, oggi nei Giardini Vaticani, che era al centro della fontana del Tempio di Iside, situato anticamente nella zona.

La Fontana del Rione XII Ripa è posta sul Lungotevere Ripa Grande, addossata al lungo prospetto del palazzo di San Michele. Viene anche chiamata Fontana del Timone, in ricordo del traffico della navigazione che faceva capo al Porto fluviale di Ripa Grande. L’allegoria si ispira al rione e agli elementi base della navigazione: la barra e il timone, dal cui centro sgorga l’acqua che si raccoglie in una tazza a semicerchio.

La Fontana del Rione XIII Trastevere è collocata in via della Cisterna (una volta via del Pozzo) nell’antico e caratteristico quartiere. È anche chiamata Fontana della Botte, in quanto l’acqua zampilla dal cocchiume di un “caratello” (bariletto con il quale si trasportava il vino da Frascati e dai Castelli Romani a Roma) e dai “bolli” di due misure da un litro usate nelle osterie e nelle bettole, per poi ricadere in antiche tinozze.

La Fontana del Rione XIV Borgo, Porta Castello, è sistemata nel punto di confine tra Borgo Vecchio e il Rione Prati di Castello. Si ispira al vicino Castel Sant’Angelo, in tempi passati sicura fortezza, con un gioco allegorico di medievali palle di cannone in pietra accatastate in forma piramidale e inquadrate da un arco.

Anche la Fontana del Rione XIV Borgo, Porta Angelica, detta Fontana delle Tiare, è molto appropriata al luogo in cui sorge, a fianco del palazzo Vaticano. In essa Lombardi ha composto tre tiare papali facendo scendere l’acqua nelle vasche attraverso un motivo ottenuto dall’incrocio delle chiavi di San Pietro.

La Fontana del Rione XIV Borgo, piazza Scossacavalli, fu smontata nel 1937 con l’eliminazione della Spina di Borgo e l’apertura di via della Conciliazione davanti alla basilica di San Pietro. Solo nel 1964 è stata rimontata sulla via Cassia, all’altezza del quartiere denominato Tomba di Nerone. Fu progettata come completamento della fontana del Maderno, con vasca baroccheggiante che doveva servire quale abbeveratoio per i cavalli che trainavano “carrozzelle”.

La Fontana del Quartiere San Lorenzo, situata nel piazzale del Verano davanti al cimitero monumentale, fu distrutta dai bombardamenti che, nel luglio 1943, durante la Seconda guerra mondiale, martoriarono la zona. Si ispirava allegoricamente ai vicini Colli Tiburtini e al fiume Aniene che scorre tra di essi. Un getto d’acqua scendeva dall’alto dividendosi tra i blocchi di travertino che la componevano.

La fama di Lombardi quale valido realizzatore di fontane, esperto di idraulica, lo porterà alla notorietà. A Roma, su invito della Sovrintendenza alle Belle Arti, progetta nel 1927 le fontane per i rioni Regola, Ponte, Campitelli, Campo Marzio e per il quartiere Nomentano, che non furono però in seguito realizzate, così come non fu realizzata la Fontana dei Fiumi progettata per piazza Indipendenza. Nello stesso anno, invece, realizza a Foggia, in piazza del Lago, una equilibrata fontana in travertino caratterizzata da tre fiammelle e tre getti d’acqua sorgenti dal basso: si tratta del concetto storico e religioso dello stemma cittadino.

Successivamente la professione di architetto porterà Lombardi a svolgere un lavoro coerente e significativo che in un arco più che cinquantennale di attività lo porterà a realizzare circa cento opere, alcune delle quali fontane o architetture legate all’acqua, come le Terme di Kallithea a Rodi del 1928, oppure la Mostra dell’Acqua all’E42 del 1938.

In una cupa domenica del mese di febbraio del 1984 Pietro Lombardi muore nella sua casa di via Oslavia in Roma, lasciando in eredità ai due figli, Ferruccio (ingegnere) e Leonardo (geologo esperto di idraulica antica), la sua creatività e sua fantasia.