Da anonimo centro dell'entroterra siciliano a polo artistico e turistico internazionale. Il Farm Cultural Park Favara è il primo parco culturale mondiale di mostre e installazioni d’arte contemporanea tra vicoli e cortili di origine araba recuperati da anni di abbandono. Un esperimento sostenibile di rigenerazione urbana che ha attratto artisti, investitori, architetti e creativi, che hanno costituito una piccola ma attiva comunità capace di riqualificare Favara, uno dei posti sperduti della Sicilia, in provincia di Agrigento.

Partendo da Detroit, esempio tipico di città resiliente, rinata dalle proprie ceneri in modo completamente difforme dalle sue origini, grazie ai cittadini che richiedevano cambiamenti radicali, di luoghi e quartieri degradati, anche Favara, ha seguito un percorso di recupero territoriale autogestito concentrato sull’importanza delle competenze dei residenti nel loro coinvolgimento, costruendo una consapevolezza di quartiere, pianificazione e gestione degli spazi pubblici “placemaking” per le città.

Sulla base di questi ideali e sulla somiglianza dei processi di riqualificazione urbana, è nato il gemellaggio tra Favara-Farm e la megalopoli americana di Detroit.

La Galleria d’Arte all’aperto ha ribaltato l’immagine di Favara trasformando una periferica cittadina siciliana in un centro propulsore di creatività e di linguaggi contemporanei. Un miracolo di trasformazione urbanistica, in chiave sostenibile in un territorio fortemente deteriorato e condannato all’abbandono e al progressivo disfacimento del centro storico-ambientale.

Nel piccolo paesino agrigentino, di 32 mila abitanti, residenti e artisti hanno fatto rifiorire un intero paese in una piccola Berlino sotto il sole. Un vero e proprio laboratorio artistico a cielo aperto. Gallerie, mostre, laboratori gratuiti e aperti al pubblico, spazi per workshop, incontri e feste, un borgo destinato al decadimento è rinato diventando una delle principali attrazioni della zona con interventi coraggiosi, colorati ed energici. Un percorso che ha destato l’interesse nazionale e internazionale e, non a caso, il progetto è stato ospitato al Padiglione Italia della Biennale di Venezia per ben due volte.

Il Farm Cultural Park Favara, è uno spazio attrattivo per un turismo di qualità con una forte matrice artistica. È nata così la realtà dei Sette cortili, che in pochi anni ha stimolato investimenti di più di 20 milioni di euro, con una media di 120 mila visitatori all’anno. Un audace proposito che ha portato la realizzazione di alberghi, attività commerciali creando opportunità di lavoro, per circa 150 nuovi occupati, aumentando così l’indotto economico.

Una trasformazione avvenuta in tempi relativamente brevi e dalle forze esclusivamente economiche della famiglia Bartoli, che si è messa in gioco senza supporti istituzionali. Sono passati oramai, dieci anni da quando il notaio, Andrea Bartoli e sua moglie Florinda Saieva, hanno deciso d’impegnarsi in prima persona per ridare vita a un centro sventrato in passato dall’abusivismo e dal degrado cittadino, sfruttandone le principali potenzialità e in cui hanno deciso di vivere. I coraggiosi coniugi, hanno acquistato sette cortili del centro storico di questo piccolo paese dell’entroterra siciliano, e hanno iniziato a offrire ospitalità ad artisti in cambio di opere d’arte, disegni che, anno dopo anno, coloravano e decoravano i muri di questo borgo.

Virtuoso esempio di innovazione sociale, sviluppo urbano, sostenibile e resiliente, Detroit e Favara, sono la dimostrazione di come si può vincere una sfida difficile ma non impossibile.