Deluso dalla conclusione dell’impresa fiumana, D’Annunzio affitta per 600 lire mensili, per un anno, una villa sul lago di Garda, luogo ameno nel quale sarebbe stato riposante trascorrere un periodo di vita. La Villa di Cargnacco era appartenuta ad un illustre studioso d’arte, Henry Thode, marito in prime nozze di Daniela Senta von Bülow, figlia di Cosima Liszt.

La prestigiosa dimora apparteneva al patrimonio di sequestri, da parte del governo italiano, di proprietà tedesche, come risarcimento dei danni della Prima guerra mondiale. Nel giro di alcuni mesi, precisamente il 31 ottobre dello stesso anno, il Vate acquista la Villa, che era stata soprannominata Colonica, per 130mila lire, alle quali se ne aggiungeranno altrettante per comperare tutti i contenuti, cioè la biblioteca di circa seimila volumi, un pianoforte Steinway appartenuto a Listz, mobili, libri, fotografie e alcuni manoscritti di Wagner.

D’Annunzio intende fare ristrutturare la Villa, per toglierle quel carattere tedesco che, secondo lui, vi aleggiava. Nomina direttore dei lavori l’architetto Gian Carlo Maroni di Arco che si mette alacremente all’opera, divenendo il sovrintendente della Santa Fabbrica del Vittoriale.

Naturalmente quella che diventava la sua vera dimora non poteva non essere carica di significati, e infatti D’Annunzio la nomina baluardo della Patria nei pressi del confine austriaco, ad intendere ancora la questione della “vittoria mutilata” irrisolta. Sul finire del 1921 un numero speciale di Illustrazione italiana pubblica, a firma del Vate, “Il Palladio del Garda”.

La Villa sarà luogo di incontri mondani, avventure (come quella che vuole D’Annunzio caduto, forse, da una finestra della casa nell’agosto 1922, casa che verrà chiamata Prioria, uno degli innumerevoli riferimenti francescani voluti dal poeta), incontri politici decisivi per il momento.

Intanto la spettacolare abitazione si arricchisce di animali in oro e argento dello scultore Renato Brozzi e un boschetto di magnolie viene chiamato per la prima volta Il Vittoriale nel maggio 1923, nome poi passato a tutto il complesso, com’è conosciuto ancora oggi.

Nel giardino D’Annunzio farà porre numerosi ricordi della guerra da poco trascorsa (i massi di guerra Adamello, Sabotino, Pasubio, San Michele, Grappa) e dei suoi caduti, per omaggiarli e testimoniare come nel suo cuore fossero ancora vivi. Il 22 dicembre 1923, ci sarà l’atto di donazione ufficiale de Il Vittoriale al “popolo italiano”.

Il Vittoriale si arricchirà sempre più di oggetti e cimeli, come lo SVA del volo su Vienna, il MAS con il quale il poeta aveva compiuto la “Beffa di Buccari” nel 1918; la prua della nave Puglia, in memoria del capitano Gulli ferito a morte nelle acque di Spalato il 10 luglio 1920, che viene collocata sul promontorio chiamato la Fida.

Nell’estate del 1924 acquista anche Villa Mirabella, adiacente alla Prioria, dove D’Annunzio ospiterà la moglie Maria Hardouin che, alla morte, verrà seppellita nel giardino del Vittoriale.

Nel 1925 la Prioria deve diventare come un palazzotto aretino del Podestà, cioè tempestato di pietre in ordine simmetrico. Nella primavera del 1925 verrà acquistata la Torre-Darsena e verrà sistemato il portico antistante i giardini, chiamato Portico del Parente, dedicato a Michelangelo e decorato da Guido Marussig.

Si susseguiranno acquisti di proprietà adiacenti in modo da non avere importune vicinanze. Le stanze del Vittoriale si arricchiscono di cimeli, tavoli, scaffali, vetri di Murano, stoffe e tappeti pregiati, strumenti musicali, statue.

Nei giardini, nel settembre del 1927, viene messa in scena l’opera La figlia di Iorio e D’Annunzio inizia a pensare alla realizzazione del Parlaggio, un grande teatro. Dopo tre anni di lavori, nel 1929, viene ultimata la sala da pranzo detta Stanza della Cheli, dalla tartaruga in bronzo di Renato Brozzi che è stata posta a capotavola; la stanza serviva da congiunzione tra la Prioria e lo Schifamondo e, secondo il proprietario, era l’unica non triste di tutto il fabbricato.

I lavori per lo Schifamondo, la nuova casa del poeta, proseguono, ma intanto viene ultimata la Stanza delle Reliquie con i simulacri di tutte le religioni. Nel 1931, Maroni chiede la collaborazione di Giò Ponti per il rifacimento di bagni e cucina della Prioria. Viene progettato anche un Museo di guerra, una Sala d’Estremo Oriente e un giardino pensile; poi verranno iniziati i lavori per una Piazza dei Caduti di Gardone, per armonizzare l’ambiente con il paese.

Nasce nel 1937 la Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” di cui sovrintendente sarà Maroni. D’Annunzio morirà il primo marzo 1938, per emorragia cerebrale, al tavolo della sua Zambracca, la stanza che fungeva da studio privato. Verrà sepolto nel mausoleo che Maroni ultimerà, accanto ad alcuni legionari fiumani.