Maria Cristina Vimercati è fotografa, scenografa, regista e pittrice. Un’artista a 360° che ho avuto il piacere di conoscere sia sotto il profilo artistico che umano avendo così l’opportunità di comprendere la sua natura creativa che è senza dubbio un ricco connubio di tutte le specialità artistiche nelle quali si cimenta da molto tempo.

Vita, Anima e Arte sono inscindibili nell’Universo articolato di Maria Cristina Vimercati. Grazie a queste “liasons dangereuses” presenti nella sfera emotiva riesco a percepire il suo fare Arte che si palesa in modo totalmente puro e privo di ogni forma di malizia, dunque disarmante agli occhi di una società che mira solo ai preamboli e agli obiettivi ben predeterminati, studiati a tavolino.

Le sue tele sono territori introspettivi raccontati poeticamente con colori ad olio, pigmenti, terre, stucchi, stesi anche in modo molto materico. Tutto il supporto pittorico poggia su tele che esacerbano le vite interiori; piccoli disegni che raccontano storie vivide e profonde. Riesce ad esprimere due lati intrinseci: cio’ che è, ciò che non è. Ciò che si vede è un melting estroiettato di quanto in realtà non si veda. Tutto emerge dal profondo della sua emozionalità e del suo percepire il mondo circostante sia nel reale che nell’onirico/sensoriale. Proprio come si trattasse in un’ ”onnivora presenza” che si ciba di tutto: di anima, amore, emozioni, ragione, respiro.

Ciò che intendo è che la sua profonda natura razionale si lega, come accade tra legante e pigmento, con la sfera emozionale e ne scaturisce un’intensa vibrazione cromatica o una mesta gradazione opalescente che vira i colori a toni più tenui e desaturati al bianco.

Questo dualismo, non-dualismo sono conviventi nelle opere di Maria Cristina Vimercati; anzi oserei dire quasi conniventi.

Le intense atmosfere donateci da cieli plumbei o variopinti contrastano con quelle luminescenti che paiono dotate di un candore inimmaginabile.

Il suo talento e la sua poliedrica esperienza pittorica, fotografica e scenografica le permettono di farci beare del sapiente uso del colore, della capacità innata nel saper catturare l’immagine in modo audace e nell’uso della quinta scenica con declinazioni del tutto originali.

E luce sia! Luce, luce opalescente, titanica, vivida, adombrata. C’è; è parte integrante dell’opera seppur carica volutamente di contraddizioni nei contenuti.

Luce ricca di particelle non vedibili - penso alla particella della vita, il Bosone di Higgs - o che si possono vedere solo avvicinandosi alle tele, quasi entrando fisicamente nei suoi lavori. Si comprende dunque quanto le opere di Maria Cristina Vimercati vadano osservate nell’insieme, da lontano, ma in egual modo da vicino, anzi vicinissimo direi.

Si entra così in una sorta di intimità col quadro e si sopravvive alla vicinanza con le opere che ci inondano di sensazioni forti e contrastanti al contempo, dove l’intento ultimo resta sempre quello di condividere una sana e gioiosa speranza. Anche di fronte al buio temporalesco più intenso del cielo o dell’anima.

Testo critico sulla mostra personale di pittura di Maria Cristina Vimercati. A cura di Massimiliano Bisazza.