Lo spazio, inteso come spazio dei luoghi, dei flussi e dell’intima vita degli uomini è stato il tema del quinto appuntamento FacePhotoNews 2014 che si è svolto dal 20 al 22 luglio a Sassoferrato (AN) con una ricca serie di mostre che resteranno aperte fino al 27 luglio. Il Festival nazionale della fotografia contemporanea inserita nel circuito del 11° Portfolio Italia è organizzato dal C. F. ERREGIBI e dal C.F. Arti Visive BFI (CRAL Cartiere Milani Fabriano).

Le mostre di Lorenzo Cicconi Massi, Francesco Comello, Enrico Genovesi e Davide Grossi offrono diverse interpretazioni d’autore e si aggiungono a quella di Silvio Canini, Autore dell’anno FIAF 2014, Maria Nives Urbinati, Autore dell’anno della Regione Marche 2013, dei Collettivi Synap (see), Spontanea, Perugia Photo Festival e tanti altri . (www.marchefotografia.it). A Palazzo degli Scalzi in piazza Gramsci spiccano i lavori Temporary Home di Enrico Genovesi, Monumenti e munificenze di Sua Maestà Principessa Imperiale Maria Luigia di Davide Grossi e Viaggio intorno a casa di Lorenzo Cicconi Massi a cura di Silvano Bicocchi. Il curatore, direttore del Dipartimento Cultura riflette su Lo spazio in fotografia: l’evidenza, il concetto, l’immaginato con queste parole:

"Nel buio lo spazio inizia dal corpo. Infatti, muovendoci alla cieca, cerchiamo un appiglio allungando le braccia nelle tenebre e portando lentamente le mani a destra e sinistra, davanti e dietro, sopra e sotto. Basta accendere la luce e, ora con lo sguardo, lo spazio inizia ancora dal corpo rivelandoci altri suoi aspetti: il vicino e il lontano; il profondo e l’elevato; il centrale e il periferico; l’interno e l’esterno. Il corpo è metafora dello spazio! Lo spazio è l’elemento indifferenziato, universale e neutrale nel quale trovano posto le cose della natura e le altre inventate dall’uomo. Lo spazio ci presenta il mistero delle sue proporzioni con l’essere infinitamente grande e infinitamente piccolo. Infatti, rispetto ad un qualunque fattore di scala, c’è sempre uno spazio più grande e uno più piccolo. Noi, nelle nostre ricerche fotografiche, scegliamo come fattore di scala il corpo umano e la sua rappresentazione con la piramide prospettica di concezione rinascimentale che è intrinseca nell’immagine fotografica".

Lo spazio naturale è l’archetipo della nostra idea di spazio, esso ci stupisce con realtà spaziali che vanno oltre le possibilità dell’immaginazione umana, ma come afferma Marc Augé: "Non esiste paesaggio senza sguardo, senza coscienza del paesaggio". Lo spazio naturale non ha confini e si presenta come una successione infinita di diverse condizioni ambientali che possono essere adeguate o no ad accogliere le attività umane. Lo spazio artificiale è la realtà spaziale concepita dall’uomo per avere i presupposti atti a soddisfare le sue necessità funzionali e le proprie spinte ideali. Lo spazio artificiale nasce da una precisa scelta umana e inizia la sua genesi con la delimitazione dei confini che sono il presupposto necessario per concretizzare l’idea di territorio e quindi di popolo.

Lo spazio così diventa territorio identitario: di un popolo, di una comunità, di un nucleo familiare, di un individuo. In questo contesto si generano i sentimenti di appartenenza o di estraneità ad una terra. Lo spazio è pubblico quando la collettività ha la libertà di fruirne. Esso diventa privato quando la collettività è privata di questa libertà che viene riservata a un numero limitato d’individui. Lo spazio diventa luogo quando è un posto familiare nel quale ci sono i presupposti per lo sviluppo di relazioni umane continuative che generano storie e producono segni per la memoria. Il luogo è lo spazio intimo e protetto dalle forze avverse: il borgo, la casa, il granaio, l’armadio, il cassetto. Lo spazio diventa nonluogo quando la sua struttura è finalizzata al transito umano, esso è quindi dotato dei servizi atti a soddisfare le sue necessità di movimento. L’uomo attraversa il nonluogo vivendo in solitudine, anche se è immerso nella folla e fruisce dei servizi come puro consumatore.

Recentemente, all’inizio degli anni ’90, con l’avvento di internet è nato un nuovo spazio quello dei flussi, nel quale hanno trovato posto i contenuti dei libri e dei sistemi multimediali. Grazie allo spazio dei flussi, oggi la conoscenza è un bene condiviso e il sapere che era remoto, ora è in evidenza. La rete ha collegato tra loro i computer di tutto il mondo e permette la comunicazione in tempo reale tra loro, essa ha annullato le distanze e aumentato a dismisura lo spazio che contiene il sapere umano”. La riflessione di Silvano Bicocchi si amplia e descrive la maestria dei lavori dei tre autori.

Temporary Home, di Enrico Genovesi
Nei ritratti ambientati composti da Enrico Genovesi vediamo spazi interni che accolgono persone socialmente ferite, perché prive delle risorse economiche necessarie per godere dell’armonia ambientale tipica della propria casa. Le immagini, che pongono al centro la condizione psicologica della persona, rappresentano l’evidenza del conflitto di senso tra i freddi spazi estemporanei e i caldi arredi. La rappresentazione di questa commistione, tra gli oggetti d’affezione e lo spazio provvisorio che diventa come un nonluogo, è metafora del disagio interiore vissuto da queste persone.

Monumenti e munificenze di Sua Maestà Principessa Imperiale Maria Luigia, di Davide Grossi
Mentre il tempo va inesorabilmente sempre avanti, lo spazio resta un contenitore statico e si lascia guardare e riguardare, indifferente al tempo che scorre, anche a distanza di secoli. Davide Grossi con quest’opera ci mostra chiaramente questo concetto spaziale con dei dittici che pongono a confronto stampe dell’epoca di Maria Luigia di Parma (attorno al 1814) e fotografie attuali che mostrano le stesse prospettive come sono oggi. La sua rivisitazione di quegli spazi urbani, in particolare ci mostra come gli interni siano immutati e gli esterni sono in gran parte sconvolti. L’opera costituisce un interessante materiale documentario per riflettere sui concetti di luogo e nonluogo.

Viaggio intorno a casa, di Lorenzo Cicconi Massi
La rappresentazione dello spazio naturale spesso è una metafora che ci portano a comunicare l’indicibile. Lorenzo Cicconi Massi si esprime con uno spazio immaginato che ha elementi di somiglianza col reale ma spesso, attraverso l’efficace effetto chiaroscurale, ingenera nel lettore spaesamento. Subito ci rendiamo conto che stiamo leggendo immagini che tendono a sublimarsi in poesia. Lo spazio immaginato di Cicconi Massi ha tutti i presupposti necessari a sostenere il messaggio che è recitato dai suoi personaggi. Spesso è lo spazio naturale senza segni del tempo che accoglie trame giovanili dove l’espressione dei volti, accompagnata da luci cristalline, riflette sugli eterni temi del senso della vita.