Per molti risulterà una sorpresa apprendere che il territorio aretino, rinomato per il patrimonio d’arte che va dalla civiltà etrusca all’età classica, dal medioevo al rinascimento, all’età moderna, e inoltre apprezzato per l’artigianato d’autore, contenga anche un rilevante numero di musei e collezioni dedicati all’arte contemporanea ma purtroppo poco conosciuto e frequentato.

A colmare questa lacuna divulgativa, è appena uscito in libreria il catalogo riccamente documentato e illustrato dal titolo “Intra Tevere et Arno. Musei e Collezioni d’arte pubbliche contemporanea del territorio aretino” - studio realizzato da chi scrive per la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Arezzo ed edito dalla Nerbini, storica casa editrice fiorentina - che presenta ad ampio raggio, pur attraverso una capillare ricognizione, il cospicuo patrimonio relativo all’arte contemporanea nell’Aretino che offre motivo di grande interesse, con vertici di assoluta qualità.

Emerge infatti il cospicuo e insospettato numero di ben diciassette tra musei e collezioni pubbliche, ovvero di proprietà comunale (e un paio di fondazioni), quasi tutti fruibili e aperti al pubblico che, oltre a segnare la storia e documentare le vicende artistiche del contemporaneo nel territorio, testimoniano anche un ampio segmento di arte italiana, almeno a partire dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.

Si va dalla raccolta monografica per artista: come la Collezione Gino Severini, visitabile nel percorso nell’importante Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona, città dove era nato e a cui era fortemente legato, dove sono conservati documenti, disegni e dipinti come “Maternità”, vera icona dell’arte italiana; il Museo Venturino Venturi, straordinario artista valdarnese noto in ambiti colti e considerato tra i più significativi del Novecento, e la sua Casa Archivio, che hanno sede nel caratteristico paese di Loro Ciuffenna, in cui sono conservate un numero straordinario di opere che ne riepilogano la lunga attività, come la serie di ritratti tra cui Ottone Rosai, Mario Luzi, Vasco Pratolini; la Fondazione Giuliano Ghelli, artista recentemente scomparso, con dipinti e sculture visibili nelle sale dello spettacolare Castello di Poppi; monografiche sono anche le sostanziose sezioni di scultori, tra cui Michelangelo Monti, Ernesto Galeffi, Pietro Guerri, Timo e Dodi Bortolotti, Firenze Poggi, all’interno del Museo del Cassero per la scultura tra Ottocento e Novecento a Montevarchi, centro di eccellenza per la scultura italiana; in parte monografica anche la piccola raccolta dedicata al pittore Catapano e al paesaggio del Casentino nel palazzo comunale di Bibbiena.

Alla scultura inoltre è dedicata anche la sezione contemporanea, con oltre 250 opere, del Museo michelangiolesco di Caprese Michelangelo, dove accanto a lavori di Umberto Boccioni, Emilio Greco, Pericle Fazzini, etc., è possibile ammirare anche opere di piccola scultura moderna di Vincenzo Gemito, Adriano Cecioni, Medardo Rosso e numerosi altri artisti. Invece, scultura e “pietra lavorata” sono prerogative delle collezioni di Omaggio a Francesco che raccoglie opere dedicate al santo e Sedili d’autore, sedici panchine “urbane” progettate da Joe Tilson, Pietro Cascella, Giò Pomodoro e da altri artisti internazionali, collocate nella piazza V. Veneto di Strada in Casentino.

L’arte e l’artigianato artistico che ha per oggetto l’oro e i metalli preziosi, fondamentale distretto industriale dell’economia aretina, trova posto nella collezione Orodautore, con centinaia di opere disegnate da stilisti, architetti, artisti, come Alessandro Mendini, Eliseo Mattiacci, Piero Dorazio, Salvatore Fiume, visibile al Centro Fiere e Congressi di Arezzo in occasioni fieristiche. Il raffinato Museo aziendale Unoaerre raccoglie invece la storia e la produzione della più importante azienda orafa italiana, che espone oltre alle antiche macchine per la lavorazione dell’oro, centinaia di gioielli e progetti di rinomati artisti, tra cui Salvador Dalì, Francesco Messina, Giacomo Manzù, Emilio Greco, Pietro Annigoni, ed è visitabile durante gli orari di lavoro dell’azienda. Invece il più “modesto” ferro gode di una lunga tradizione nel paese casentinese di Stia dove è conservata una vasta raccolta di ferro battuto con più di seicento pezzi, forgiati da artigiani e artisti provenienti di tutte le parti del mondo.

Vero cuore sono però le collezioni “classiche”, ovvero comprendenti dipinti, sculture, grafiche, i cui primi nuclei nascono da Premi di Pittura, molto in voga tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta.

La più importante è la collezione del Comune di Arezzo, purtroppo non esposta nella Galleria comunale d’arte contemporanea, con artisti storici quali Galileo Chini, Carlo Levi, Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Ennio Calabria, Corrado Cagli, a cui si aggiungono opere più recenti, tra cui quelle di Maddalena Ambrosio, Carla Mattii.
Visibili invece sono le 250 opere della Galleria comunale di Civitella in Val di Chiana, che tra gli altri annovera Jeffrey Smart, Paolo Masi, Piero Tredici, acquisite dai premi di pittura e di scultura che a partire dagli anni Sessanta continuano ininterrotti fino ad oggi.

Anche la collezione comunale di Loro Ciuffenna, collocata accanto al Museo Venturi, conserva parte delle opere acquisite dal Premio Ciuffenna, con dipinti di Antonio Possenti, Luca Alinari, Antonio Bueno, Virgilio Guidi. Di grande interesse è anche la collezione del Palagio Fiorentino di Stia, che presenta soprattutto i migliori artisti di area toscana e umbra, tra cui Libero Andreotti, Riccardo Tommasi Ferroni, Vinicio Berti, Gualtiero Nativi, Bruno Ceccobelli.

Più aggiornata, secondo le recenti tendenze dei linguaggi artistici contemporanei, con installazioni, fotografie e video, è la collezione comunale d’arte contemporanea di San Giovanni Valdarno, una selezione della stessa è spesso in mostra, conta opere di Alighiero Boetti, Giovanni Anselmo, Piero Guccione, Mario Airò, Mauro Staccioli.

Questi musei e collezioni testimoniano il contesto culturale e il livello di impegno istituzionale che nel corso degli ultimi decenni è stato profuso da vari curatori, storici d’arte, collezionisti e artisti oltre che amministratori pubblici, che sono riusciti a costituire e tramandare un patrimonio di opere contemporanee.

E’ una ulteriore testimonianza che nell’Italia dei mille campanili l’arte non vive solo nelle città note per la grande concentrazione di opere, a conferma che la ricchezza culturale del Paese è offerta anche da un patrimonio capillarmente diffuso che proprio l’impegno alla tutela e alla valorizzazione può garantire, in tal modo favorendo il processo di storicizzazione ed “emersione” del contemporaneo, farlo conoscere e conservarlo per le future generazioni.