In quei giorni del 2001 e del 2002 Angela Rosengart appendeva quadri alle pareti dell’ex palazzo della Banque National Suisse, in Pilatusstrasse, a Lucerna. Come se fosse a casa sua. Con la stessa naturalezza del padre Siegfried che diceva: “Non abbiamo una collezione, abbiamo solo dei bei dipinti”.

I bei dipinti dei Rosengart padre e figlia, mercanti d’arte, sono decine di Picasso, oltre cento Klee, poi Matisse, Cezanne, Renoir, Bonnard, Kandinsky, Seurat, Signac, Monet, Chagall, Modigliani, Braque, Utrillo, Vuillard, Mirò. Niente che non piacesse ai Rosengart. “Non ci siamo mai mossi sistematicamente per creare una ‘collezione’ - spiega Angela - ma per circondarci di ciò che ci era caro. Gli artisti con i quali non c’era affinità, non sono, dunque, presenti”.

Una delle gioie del visitare la Collezione Rosengart, aperta il 26 marzo del 2002 in seguito alla donazione di Angela a Lucerna, è la sensazione di domesticità che si prova in quelle sale di quel solenne edificio anni Venti. Capita di immergersi nell’opulenza di una vita lontana, per ricchezza e amicizie, dalle vite consuete entrando in casa di mister Frick a New York (ora Frick Collection) o di mister Wallace a Londra (ora Wallace Collection), capita di immedesimarsi nella stravaganza fruttuosa di un’ereditiera amante dell’arte da miss Gugghenheim a Venezia (ora Peggy Gugghenheim Collection). Capita di imbambolarsi davanti a uno capolavori acclamati dei grandi musei del mondo: la Venere del Botticelli, i girasoli di Vincent, le ninfee di Monet, la Gioconda verrebbe voglia di non nominarla ma, in realtà, è incolpevole. Capita di consegnare l’anima a una pittura senza fama, attaccata in un angolo, che emana una sottile, commovente malìa.

Capita di tutto quando si frequenta l’arte. Per questo la si frequenta. Nella collezione Rosengart capita di sentirsi a casa. La coda di un gatto potrebbe carezzarci le gambe mentre osserviamo un disegno. Ma gli allergici non si spaventino: il gatto non c’è. A casa perché Angela passa al museo quasi tutte le mattine, perché i ritratti che le fece Picasso sono appesi lì e dopo decenni ancora le somigliano. Perché ci sono le foto di lei e Picasso, di Picasso e Gary Cooper senza Hollywood al seguito, a chiacchiera nell’atelier francese dell’artista, con il sorriso disteso di chi si gode l’incontro. Perché si percepisce che nel donare le sue opere a tutti noi, Angela ci porge la sua vita di appassionata d’arte, cominciata molto presto, grazie al padre che subito la coinvolse.

“A diciassette anni, avevo già comprato un disegno di Klee - racconta -. Più tardi un acquarello per poche centinaia di franchi e dopo, presa dal virus del collezionismo, acquistai un grande numero di opere di Klee, oltre quelle che mio padre aveva già ‘messo da parte’”. Siegfried Rosengart diceva che una tavola di Klee era un bell’accordo, ma che un insieme di sue opere formavano una superba sinfonia. “Efficace per i suoi clienti, la frase non è arrivata all’orecchio di una sorda!”.

La storia della Collezione Rosengart parte nel 1937 quando Siegfried si separa da suo cugino e ricco socio Justin Thannhauser, emigrato a New York dopo la chiusura delle gallerie Thannhauser di Monaco e Berlino. Come ricompensa per diciassette anni di attività a capo della succursale lucernese della Thannhauser, Siegfried riceve una piccola natura morta di Cézanne, del valore di diecimila franchi. Non riuscì a venderla né allora né mai per ragioni sentimentali, nonostante gli strascichi della grande recessione avrebbero richiesto il contrario. Qualche anno dopo, sebbene attenta a ogni moneta per tirare avanti la famiglia, la madre di Angela volle tenere anche un paesaggio di Cézanne comprato per la galleria. E sempre la signora approvò l’acquisto di quadri di Pissarro, Utrillo, Roualt e Matisse che corrispondevano al suo universo. Con questi genitori non stupisce che il destino di Angela fosse artistico, anche se i capovolgimenti sono sempre possibili: dal 1948 affiancò il padre e divenne mercantessa. I due sceglievano anche artisti che all’epoca non era facile vendere.

“Mio padre ed io vivevano il rifiuto di uno dei nostri ‘figli’ come un vero affronto e spesso avevamo una reazione di consolazione: se la gente non ha il senso della qualità, ebbene questo resterà da noi. E come succede spesso nella vita, è solo quando un articolo non è più disponibile che le persone lo vogliono a ogni costo: allora eravamo assaliti dalle richieste, ma era troppo tardi!”. Ormai quel ‘figlio’ rifiutato faceva parte della famiglia Rosengart, si chiamasse Pablo o in un altro modo. Nel 1978, in occasione dell’ottocentesimo anniversario della fondazione di Lucerna, i Rosengart donarono alla città le opere di Picasso, ora confluite nella collezione di Pilatusstrass 10.

Siegfried ci ha lasciati nel 1985. Angela è stata laureata Doctor honoris causa dall’Università di Zurigo nel 2003. E lei che, ben nota a Londra e New York, abituata ad avere in soggiorno gli impressionisti e i maestri del Novecento, all’epoca dell’inaugurazione del museo, girava su una Volvo vecchia di trent’anni e andava in vacanza in un alberghetto nei Grigioni, fu scoperta dai suoi concittadini come un capolavoro di classe. Per capire il tipo è basterebbe questa frase, detta nel 1999: “Vi aspettate che vi parli della collezione. A dire il vero è una lunga storia e, allo stesso tempo, non c’è molto da raccontare…”.