Ballano in cerchio i cinghiali
e i cervi si incontrano
nelle notte di luna piena
alla Casa del Vento.

Lentamente, seguo le tracce di milioni di donne e di uomini. Civiltà passate, ma non scomparse. Seguo orme chiare, segni, simboli. Al centro della natura madre, mi trovo genuflessa, rapita, in ascolto profondo: mi giungono voci dalle caverne, dagli anfratti, dalle acque chiare delle sorgenti, da quelle turbinose del fiume; mi portano canti e richiami di uccelli, di animali, che cerco di leggere, di interpretare.

Gli animali si parlano, si dicono cose del mondo, della terra, si cercano, si accordano.

Il battere che ritorna profondo dal ventre della terra, percossa, mi porta pulsazioni vitali; intorno mi circonda un mondo che sembra un altrove, un luogo del pensiero, del sogno. Qui milioni di anni fa c'era il mare profondo. Poi si è ritirato e sono emerse le nostre colline, sono rimasti enormi bastioni alti e levigati, dalle masse rocciose su cui le onde hanno lasciato segni profondi , i terremoti hanno impresso sconvolgimenti, pieghe della terra...

Percorro i sentieri che costeggiano il contrafforte: a strati le strade dei millenni, l'una sopra l'altra, sezioni di vite, di mondi, di civiltà diverse su cui sono passati moltitudini di uomini e donne, animali, carri... In questo luogo splendido si alternano valli verdi e dolcissime, prati pianeggianti con arbusti, gole profonde inaccessibili, muri di arenaria da cui sporgono piccole fragili conchiglie, come ci fosse bisogno di una prova, che lì c'era il mare. E boschi, ripidi boschi da cui escono fieri cervi e daini a coppie, famiglie di cinghiali, dove ritrovo l'istrice, da cui si alzano in volo le poiane che ruotano sopra di me in cerchi sempre più ampli, sempre più alti... verso un immenso universo, per sparire invisibili.

Siamo passanti, ora io, ieri altri, e altri ancora secoli fa e milioni di anni... passanti con una meta: ritornare nel ventre della terra, nell'universo, lasciando che gli spiriti cantino lodi alla vita e al suo tornare, e cambiare, e morire, e trasformarsi e ritornare.

La terra madre chiede rispetto e attenzione e silenzio, ripensamento. Ora s’impone il cambiamento, l’ascolto, un amore maturo che riporti l’equilibrio perduto, la terra in pace. E’ questa la preghiera, è la promessa.

Cammino sino ad arrivare in un luogo che chiamo la curva del silenzio: qui tutto si ferma, non cantano gli uccelli, non si muove il vento. Qui spira un'aria speciale e io mi sento come in un tempio. Immagino che in questi luoghi, migliaia di anni fa, siano vissute popolazioni operose e pacifiche, quelle di cui ci ha scritto Marija Gimbutas. Forse qui, in queste splendide valli, uomini e donne hanno vissuto in pace, ed era vivo il culto della dea madre e le donne erano depositarie del sacro.

Ora il sole cade obliquo sui rami fitti del bosco lanciando una luce rossa che mi stordisce e mi illumina. La luna è pronta a dominare. Il sole già rosso cala, gli uccelli cantano insieme inni alla vita, e saluti alla notte. Questo luogo che vivo come fosse un santuario è la radice del mio essere, l'inizio e la fine; è il susseguirsi incessante di giorni e stagioni, il verde tenero della primavera, la bellezza dei fiori che mi stordisce e lascia posto al rosso e al giallo dell'autunno, alla pacatezza dell'inverno, ai silenzi. Nella valle che amo la luna chiara accende fuochi d'argento. Tesse tele tra collina e collina, veste di pace i miei giorni invecchiati, li prepara all'inverno.

La sua mano mi guida
lungo la strada senza tempo
di lavanda e ginestre.

Testo di Vittoria Ravagli

Vittoria Ravagli è nata a Bologna, e vive a Sasso Marconi. Ha fondato “Le Voci della Luna” e il Premio di poesia Renato Giorgi. Si interessa alla cultura legata alla Dea madre e con altre donne si incontra per discutere su questi temi; fra gli ultimi incontri, a Ca’ Vecchia, in Tempiquieti: "Madre", "Dell'invecchiare e della morte", “Spiritualità”. Organizza convegni e iniziative sulla vita e gli scritti delle donne. Ama la poesia e fa parte del gruppo di donne Marija Gimbutas e dell’Associazione Donne di Sasso. Scrive su Cartesensibili e Le Voci della Luna.