Una mostra ironica e incolore la si potrebbe definire. Eppure il bianco è il colore acromatico che raccoglie in sé tutti i colori. Il bianco è in effetti il punto di partenza e di congiunzione-disgiunzione della mostra White Noise Rumore Bianco che ha inaugurato presso la Fondazione Zappettini a Chiavari per celebrare in maniera del tutto innovativa il decennale della Fondazione. Il progetto è in collaborazione con la galleria Maurizio Caldirola Arte Contemporanea. A confronto quattro realtà della scultura contemporanea internazionale: Bertozzi&Casoni, Nicola Bolla, the Bounty Killart e Bernardi Roig, che si opporranno e insieme dialogheranno con il lavoro di astrazione analitica sviluppato da Gianfranco Zappettini dagli anni Settanta sino ai giorni nostri.

Il termine pittura analitica, anche chiamata pittura pura, si riferisce a un'indagine "semantica" della pittura. Nella stanze della dimora storica della Fondazione Zappettini il primo contrasto visivo avviene nello spazio con i lavori di Nicola Bolla: per la mostra a rappresentarlo si sono scelti tre microfoni, che ricoperti rigorosamente di cristalli Swarovsky si oppongono all'essenziale chiarezza dei più recenti lavori di Zappettini appartenenti alla serie La Trama e l'ordito. Qui l'implicito della pittura grado zero contrasta con l'esplicita polemica di Bolla verso i media, verso una società che risucchia l'individuo nella costanza delle vibrazioni mediatiche a cui ognuno è soggetto. La nitidezza visiva dei lavori di Zappettini invoca qui un silenzio ai microfoni afoni di Bolla.

Bertozzi & Casoni vogliono interpretare con le loro sculture di ceramica il degrado umano. I due artisti ricercano la materialità rappresentando ciò che comunemente non è preso in considerazione: il rifiuto, lo scarto, nello specifico, il frammento corporeo animale. Buona parte delle loro sculture è però realizzata con la maiolica, considerata tra le ceramiche più nobili. Alle pareti, tra i primi lavori bianchi di Zappettini appartenenti agli anni '73-'74 dove l'artista ligure inizia il suo percorso delle strutture del linguaggio della pittura che lo condurrà fino a dipingere la tela con colori acrilici stesi mediante il rullo dell'imbianchino. Negli ultimi anni anche Bertozzi & Casoni sostituiscono l'uso della maiolica con altre ceramiche meno fini.

Negli ultimi due momenti della mostra si incontrano le sculture dello spagnolo Bernardi Roig e del gruppo dei giovani torinesi chiamati The Bounty Killart. Anche le sculture di Roig sono caratterizzate da un bianco assoluto, accentuato dalla luce del neon che ne sottolinea il candore. Le figure che rappresenta sono l'emblema dell'isolamento e dell'alienazione dell'uomo, imprigionato nel suo stesso corpo. Le due opere di Zappettini presenti nella stanza appartengono rispettivamente una agli inizi, l'altra alla fine degli anni Settanta; rispecchiando i due estremi della ricerca analitica del grado zero nella pittura.

Il percorso artistico che caratterizza il gruppo dei The Bounty Killart allude ai disturbi mentali. Capa Santa è il nome del progetto presentato in Fondazione, realizzato all’interno dei laboratori di Arteterapia del Museo d’Arte Paolo Pini di Milano. In effetti i piccoli busti in gesso realizzati con devota maestranze accademica, si discostano dal sacro classico, presentando teste/terminazioni provenienti da altri oggetti e forme. A questi lavori si accostano opere di Zappettini dell'anno Duemila che invece sembrano richiamare un ritorno alla pittura a tutto tondo. Una mostra che consente di conoscere e apprezzare l'arte analitica sottoposta in questo percorso alle nuove vibrazioni degli artisti contemporanei con cui qui dialoga.

Per maggiori informazioni:
www.fondazionezappettini.org