Incontriamo oggi Giacomo Maria Prati, appassionato studioso di linguaggi, simboli e strutture narrative, che indaga con una nuova filosofia iconologica i capolavori più creativi dell'arte antica e analizza i rapporti reciproci fra immagine e parola. Si occupa di temi molto vari, dai miti greci all'immaginario dell'alchimia, dal ciclo bretone a Pinocchio, da Petrarca ai bestiari. L'anno scorso è uscita una sua nuova traduzione di due capolavori del simbolismo di ogni tempo: il Cantico dei cantici di Salomone e l'Apocalisse di Giovanni. Interprete del mistero del Mito delle Sirene e del senso autentico del celebre passo omerico, ha approfondito il significato della Melancolia di Durer, da lui connessa con un preciso passo dell'Apocalisse. Attualmente sta preparando un saggio sulla "maledizione" nelle Sacre Scritture, e uno sul rapporto fra la struttura narrativa del Cenacolo di Leonardo e il linguaggio alchemico, promettendo di reimpostare ex novo l'annosa e spesso mal posta questione.

Può spiegarci quale tipo di indagine ha condotto sull’attribuzione di questa tavola?

Ho condotto due indagini. La prima fra il 2012 e il 2013, elaborando una cinquantina di pagine dove approfondisco 13 dettagli della Tavola di Tortona confrontandoli con varie opere e disegni di Leonardo e apprezzandoli anche dal punto visto di iconologico e semantico. E’ un analisi che possiamo definire sia stilistica che di tipo “spirituale”, linguistico-estetico, nel senso che mira a captare l’essenza e la genialità rappresentativa della figurazione tortonese per poi assimilarla ai tratti essenziali della produzione pittorica e della poetica leonardiana. Attualmente sto concludendo una seconda analisi che invece possiamo denominare “di riscontro esterno” e che si articola in sette tipi di argomentazioni, sia negative che positive, e dove evidenzio varie situazioni: come la nostra tavola sia differente da qualsiasi altra opera leonardesca e come nel contempo presenti numerosi elementi tematici e rappresentativi simili a molte opere dei migliori leonardeschi. Oltre a ciò sottolineo l’importanza delle opere che sono copie della Tavola di Tortona o che sono da essa influenzata. Fra di esse abbiamo un dipinto presente al Rijksmuseum di Amsterdam, attribuito al Bramantino.

E’ possibile che un’opera di Leonardo sia sfuggita a critici e storici dell’arte?

E’ possibile, e il recente caso del Salvator mundi americano lo dimostra. Non solo: alcune importanti opere di Leonardo si sono stabilizzate nella loro attribuzione solo poche decine di anni fa. Abbiamo poi il caso della Madonna Litta, attribuita a Leonardo ma con evidenti interventi di Boltraffio. Voglio dire che sono pochissime le opere di Leonardo al 100% e la dinamica interpretativa è sempre in movimento. Nel caso di Tortona ritengo che l’oblio derivi da molteplici fattori fra cui l’assenza di investimenti nello studio del dipinto, la sua marginalizzazione espositiva, e il fatto che nella maggioranza dei casi gli studiosi si concentrano su opere già musealizzate, già note e presenti nei grandi centri. Sembra assurdo, ma Tortona è zona di confine dall’identità particolare, e penso che in molti si siano dimenticati della sua appartenenza al Ducato di Milano e il suo importante ruolo militare e politico. Abbiamo tracce documentali del passaggio di Leonardo a Tortona dove fu regista dei primi festeggiamenti delle nozze di Isabella di Aragona con Giangaleazzo Sforza e ipotizzo che l’abbia visitata più volte in quanto ci sono lettere di Ludovico il Moro sulla sua intenzione di potenziare il castello di Tortona. Leonardo oltre che cartografo del Ducato era primo consulente ducale di architettura e ingegneria militare. Se poi fosse vero, come sosteneva lo storico tortonese Giacomo Carnevale, che la cattedrale del castello di Tortona (esplosa per un fulmine contro la polveriera) esponeva opere di Mantegna e di Bellini e che si producevano a Tortona vari tipi di olio vegetale utile anche per la pittura allora l’interesse di Leonardo per Tortona sarebbe stato fortissimo. Anticipo un dettaglio importante: il quadro di cui parliamo presenta un mulino ad acqua con ruota verticale. Non esistono opere con questo soggetto fra il quattrocento e gli inizi del cinquecento se non in due disegni di Durer e, ovviamente, nei disegni di Leonardo che si occupava di idraulica fra Milano e Pavia. Fu proprio Leonardo a far diffondere nuovi tipi di mulino con ruota verticale mentre fino ad allora erano conosciuti solo mulini con ruote orizzontali. Mai nessun leonardesco imitò le conoscenze scientifiche di Leonardo…

Le risulta che siano possibili altri attribuzioni? Se sì, a quali artisti pensa?

La mia analisi ermeneutica spero possa servire anche ad attirare sponsorizzazioni che permettano esami radiografici e biochimici dell’opera. L’opera infatti non è mai stata studiata né monograficamente, o almeno dettagliatamente, né mai esaminata scientificamente. Non sfuggì però al Bascapè l’importanza di una sua copia presente a Milano, di mediocre fattura ma analoga rappresentativamente, e infatti ne sottolineò le tre concordanze con il Cenacolo: la prospettiva centrale, le tre fonti di luce e la postura di una mano. La mia tesi è semplice: la Tavola di Tortona è di Leonardo come idea, genialità, complessità, dimensioni narrative e densità e profondità semantica e presenta tutti i tratti essenziali di Leonardo: il dinamismo della scena, l’interiorizzazione e la spiritualizzazione dei personaggi, l’unicità nel rinnovare creativamente l’iconografia e il deposito immaginale, il raffinato equilibrio compositivo e strutturale. Non ho mai detto che l’esecuzione fisica sia stata tutta di Leonardo, certamente la regia e l’ideazione dell’opera. Se per ipotesi astratta non fosse di Leonardo, e solo le analisi tecnico-scientifiche possono dirci qualcosa, allora avremmo un enigma e una singolarità ancora più speciali in quanto saremmo in presenza del migliore leonardesco esistente e di un autore straordinario ma del tutto ignoto. Un paradosso antistorico! Avrebbe potuto passare inosservato un autore così formidabile e così profondamente conoscitore di Leonardo? Se proprio vogliamo fare dei nomi alternativi posso pensare solo a Bellini o a Luini, per la delicatezza e la raffinatezza del volto della Madonna.