La “rivoluzione dei fiori” ci riporta istantaneamente alla memoria le immagini degli anni '60 del secolo scorso: contestazione, libertà, amore, pace, fumo, fiori. Il perché si associ a un'azione violenta come la rivoluzione, il concetto del fiore, eterno simbolo della bellezza e della armonia della natura stride concettualmente. Ma se pensiamo a fondo all'intenzione di quei momenti di fermento di idee ci accorgiamo che in effetti non fu una ribellione armata bensì pacata, in nome dell'amore, combattuta con i fiori.

La rivoluzione di cui scrivo è cronologicamente distante, ma puntuale chiave di apertura di un'epoca, di un modo di vivere ed è quella delle profonde trasformazioni socio-economiche, artistico-industriali del Liberty. Un grande movimento che ha le sue basi teoretiche in Viollet-Le-Duc in Francia, Ruskin in Inghilterra, ma anche Gaudi in Spagna per poi irradiarsi nelle varie capitali, assumendo connotazioni e nomi diversi: Modern Style, Art Nouveau, Jugendstil, Secessione, Floreale, Modernismo Catalano, Liberty. Nella seconda metà dell'800 le classi popolari sono coinvolte dall'attrazione straordinaria del “macchinismo” e dall'aspirazione a meritarsi tutti i beni materiali e intellettuali che si offrono. Nasce la filosofia estetica del prodotto industriale.

Edoardo Persico, riferendosi al modello storico italiano, affermava: "Lo spirito borghese si è legato irrimediabilmente a vecchie ideologie, quella di Morris per esempio, e aspira nella sua vanità sociale a riprodurre i modi di una impossibile aristocrazia". Si doveva produrre degli oggetti di lusso che fossero comunque raggiungibili da tutti gli strati sociali. Ecco che la manifattura artigiana, a tiratura limitata, perfettamente eseguita, era impensabile per le persone comuni dati gli elevati costi; nasce così l'intima relazione essenziale tra arti e industria, una realizzazione di massa dell'oggetto artistico, decorativo, una volta prezioso, adesso economico. Viollet-Le-Duc, in contrasto con Ruskin, l'uno per la negazione della tecnica moderna, ma reo di averne confuso i valori con il ritmo produttivo stressante e l'altro fautore della natura fonte di bellezza e dell'arte, mettono in moto un progresso estetico industriale che sarà alla base dell'Art nouveau.

Via libera quindi a steli flessuosi, a corolle generosamente aperte, a donne morbide e sinuose che diventano motivi decorativi per infissi, architravi, frontoni, balaustre, mobili, lampade, cornici, e tutto ciò che è complemento. In questo contesto, anche in Italia, è il caso di dire “fioriscono” villette, palazzine e padiglioni in stile Liberty che molte volte ritroviamo oramai inglobate in urbanizzazioni moderne o di residuali stili precedenti, ecco che nasce l'esigenza di una catalogazione di una produzione edilizia limitata a pochi decenni ma che ha profondamente denotato il paesaggio urbano.

Andrea Speziali, un giovane artista di Riccione, specializzando presso l’Accademia di Belle Arti a Urbino, e grande appassionato dell'arte nuova, nel 2012 ha ideato il progetto ’Romagna Liberty’, l’architettura Liberty in Emilia-Romagna, del quale ha curato la mostra e il catalogo. Reduce del successo di questo progetto ha pensato in grande, ossia tracciare una mappa del Liberty in Italia attraverso un concorso fotografico che, per la seconda edizione, ha visto la conclusione il 29 novembre scorso e che ha permesso di censire il patrimonio architettonico nella penisola tra fine ‘800 e inizi ‘900 legato al Liberty e all’Art Déco. Il Concorso è stato patrocinato dal portale della cultura italiana Cultura Italia (Mibact), dal progetto europeo PartagePlus, dall’ENIT, Agenzia Nazionale del Turismo e dalla Fondazione Cassa dei Risparmio di Forlì, in collaborazione con la mostra Liberty. Uno stile per l’Italia moderna’. L’iniziativa vanta come partner il Touring Club Italiano. Il Concorso Fotografico Italian Liberty ha sostenuto e promosso la città di Ravenna quale Capitale Europea della Cultura per il 2019, dopo essere stata per tre volte capitale del mondo antico e inoltre promuove il Museo dello Sport di Torino per evitarne la sua chiusura. Un pregevole intento, di promozione della cultura attraverso il fare cultura. Ancor più pregevole se si considera che è stato ideato da un giovane, potenzialità della nostra civiltà in crisi generazionale.

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www.italialiberty.it