La raccolta di oltre 200 fotografie di Emil Otto Hoppé in mostra alla Fondazione Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna è un’ autentica scoperta, o meglio, un ritrovamento. Dopo decenni di oblio Graham Howe, storico della fotografia australiano, attraverso una ricerca filologica serrata, ha riportato alla luce il corpus di opere del fotografo tedesco, naturalizzato inglese Emil Otto Hoppé (1878-1972). Frutto di una catalogazione durata anni, le immagini in bianco e nero velate di una tonalità pittorica sfumata, sono relative a diversi scenari produttivi e furono scattate tra il 1912 e il 1937 negli Stati Uniti, India, Gran Bretagna, Germania, Australia e Nuova Zelanda.

Al pari di suoi contemporanei come Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Walker Evans, August Sander, Edward Weston, Hoppé fu tra i principali fotografi del suo tempo, ritrattista di alcuni tra i più famosi artisti, politici e scienziati europei tra cui George Bernard Shaw, Ezra Pound, T.S. Eliot, Rudyard Kipling, Giorgio V, Vita Sackwille-West, Filippo Tommaso Marinetti, Albert Einstein, e perfino Benito Mussolini, fotografato a Roma nel 1924. Hoppé rivolse inoltre il suo obiettivo verso un’umanità brulicante e in fermento: i banchieri della Borsa di Londra, i minatori di carbone a Durham, i senzatetto e le operaie della fabbrica Candbury scandagliandone le più intime gradazioni psicologiche.

Globetrotter per antonomasia, viaggiò con lo scopo di raccontare il fascino e l’ aspetto maestoso dei siti industriali in tutto il mondo e se alcuni scatti come Skeleton of Graf Zeppelin, Friedrichshafen, 1928 ci fanno pensare all’iconica immagine degli operai sulla gru del cantiere del Rockfeller Center di New York, altre immagini come Delawere Bridge, Philadelphia, Pennsylvania, 1926 riportano scorci di un’America in piena rivoluzione industriale.

Acuto osservatore della società del suo tempo, Hoppé seppe cogliere l’aspetto dirompente, multiforme, concitato di una nuova era in cui la natura stessa del lavoro e della produzione sarebbero profondamente cambiate. Fu attento divulgatore e su commissione della casa berlinese Wasmuth Verlag contribuì, con 300 immagini su 5000 negativi, a illustrare 20 opere sui Paesi allora lontanissimi per i più: l'America, l'Africa il continente australe.

Emil Otto Hoppé: Il Segreto svelato riporta all’attenzione del pubblico l’opera di un misconosciuto nonché talentuoso fotografo rimasta sepolta in un archivio fotografico londinese a cui lo stesso Hoppé aveva venduto le sue fotografie al termine di una carriera lunga più di 50 anni. In aggiunta alle sale dove è esposta la serie di immagini industriali, nello spazio dedicato a “side event” del MAST, sono visibili proiezioni digitali di altri temi, dai ritratti di personaggi celebri ai nudi, dalle tipologie umane ai paesaggi.