Due artisti a confronto, che riescono a emozionarci seguendo percorsi completamente diversi, possono esprimere afflato creativo compenetrando le rispettive poetiche, seppure si palesino con tecniche così distanti tra loro.

Questa è un’indubbia qualità attribuibile agli artisti Doriamo Battaglia e Roberto Biondi che sanno miscelare in modo sapiente le rispettive peculiarità artistiche.

Roberto Biondi è dotato di un certo purismo formale che è estrinsecato chiaramente dalle sue opere, più marcatamente scultoree, nonostante esse possano riportare spesso alla nostra attenzione visiva dei veri e propri quadri - anche se non sono realmente dipinti mostrano un’indagine tipicamente dadaista in cui il “ready made” scelto dall’artista ne è la riprova - ma dotati di quella tridimensionalità che proviene, di fatto, spiccatamente dall’arte della scultura.

Opere tracciate su cartoni, altre su lamiere di alluminio e di rame, tagliano l’aria con composizioni acuminate, diagonali e linee rette mentre “preferiscono” - poeticamente parlando - stagliarsi nello spazio attorno ad esse. Un intendimento quasi di natura concettuale, direi, che a volte riesce perfino a fare a meno del colore (impresa ardua ma ben riuscita a mio avviso).

Volumetrie che, sia nelle svettanti sculture presenti in galleria, sia nelle opere appese alle pareti o al soffitto, sanno donare all’occhio un profondo senso di velocità, dinamismo astratto e che grazie alle luci - parte ineluttabile dell’opera d’arte - possono in certi istanti regalarci dei singoli momenti di stasi, per poi riprendere quel senso quasi “frizzante” di movimento nello spazio.

Monocromie, bicromie, assenze di colore, ritagli di carta, metalli, tutto ciò appartiene al mondo artistico di Roberto Biondi che miscela con attento studio dell’equilibrio compositivo ogni singolo elemento, ogni singola linea presente nelle sue opere ricche di spazialismo.

Doriam Battaglia ama riconoscersi sulle ampie tele ricche di cromature e di matericità pittorica, dove il colore è ben dosato sia nel suo peso sia nelle sue affinità tecniche, steso su ampie campiture che a loro volta sono ricche di pregevoli particolarismi volutamente ridotti e spesso ton sur ton. Presenta in questa mostra anche lavori più piccoli che rientrano nel suo universo cosmico che è alla base della sua poetica: le sue “Frequenze” dello spettro visibile, particellari e molecole che compongono il nostro universo.

Sento che l’aforisma della grande, ormai scomparsa, astrofisica Margherita Hack: “Siamo polvere di stelle”, rientri perfettamente nel meccanismo cerebrale di Battaglia artista che ne fa pittura sensibile e intensa sulle sue tele. Indaga oltremodo sul concetto della forma sferica - le sue “Immanenze” - che è l’archetipo di ogni forma, pre-esistente, perfetta sfericamente ma illusoria, quindi paradossalmente imperfetta come simbolo.

I cerchi hanno significati diversi: spirituali, edonistici ma al contempo anche laici, materiali, matematici. Ci sanno trasmettere il senso dell’interminabilità, della continuità, della causa e dell’effetto di ogni cosa.

Battaglia impiega colori acrilici, smalti sintetici, resine, sabbie silicee, sperimenta la tecnica dotandola di quel profondo senso artistico che è basilare nell’astrazione gestuale.

Lo definirei tout court un artista “empirico”; dove la sua convinzione è che il compito dell’arte contemporanea sia di riprodurre ciò che non possiamo vedere e non necessariamente - come avveniva nei secoli passati - ciò che si riesca a vedere.

Due differenti punti di vista sulla percezione dello spazio, uno che si basa sulla concausa dell’assetto spazio-forma (Biondi) e l’altro che ne percepisce la natura originaria, la molecola della vita (Battaglia).

Entrambi affascinati dalla materia, dalla luce e dalle molteplici vie che solo l’arte sa concederci sia grazie alla creatività sia alla libertà espressiva che ne deriva.

Peter Higgs affermò, poco dopo la sua scoperta sul “Bosone”, la particella della vita: “Vi è una sorta di mitologia cresciuta intorno a quanto accaduto che è diversa da ciò che realmente è accaduto”.

Io concluderei allora aggiungendo a quest’affermazione che con l’arte possiamo esprimere sia cosa è realmente accaduto sia quanto si possa solo pensare sia accaduto. Battaglia e Biondi sono un esempio di questo pensiero ed è proprio con la loro espressione artistica che ci permettono di fantasticare anche se ben consci dell’ oggettività primaria delle cose.

Testi critici per la doppia personale di BATT Doriam Battaglia e Roberto Biondi a cura di Massimiliano Bisazza.

In mostra fino al 24 marzo 2015 mattino.