Dal 29 ottobre 2014 al 31 marzo 2015, la Porta di Milano ospita la mostra Oggetti Misteriosi, curata da Salvatore Licitra, che presenta tre opere di Gio Ponti, l’installazione ‘Espressioni’ dello showroom Ideal Standard di Milano (1966), la Cattedrale di Los Angeles (1967), i Pavimenti per gli uffici della Salzburger Nachrichten di Salisburgo (1976).

La Porta di Milano dell’aeroporto di Milano Malpensa rafforza la propria identità di unicum nel panorama delle aerostazioni mondiali, come struttura funzionale di accesso all’aeroporto e come spazio espositivo di grande suggestione.

Dopo il successo delle iniziative legate a due maestri dell’arte del Novecento, quali Fausto Melotti e Marino Marini, ecco il terzo appuntamento che vedrà protagonista Gio Ponti, una delle personalità più importanti e influenti dell’architettura e del design internazionale.

L’iniziativa, promossa da SEA - Aeroporti di Milano in collaborazione con il Gio Ponti Archives, consolida così il progetto studiato da SEA di proporre l’aeroporto, crocevia di emozioni legate all’esperienza del viaggio, come sede ideale per dare voce alle espressioni artistiche nelle loro infinite forme e arricchire la già importante offerta culturale di Milano, proponendo iniziative d’arte a cadenza periodica.

“Sono lieto di questa collaborazione tra SEA e Gio Ponti Archives - afferma Salvatore Licitra - anche perché sono certo che a Gio Ponti sarebbe piaciuto misurarsi con un’esposizione in uno spazio come la “Porta di Milano”, e sperimentare l’impatto con lo sguardo di viaggiatori che attraversano luoghi e tempi sospesi tra arrivo e partenza. Per questi luoghi di passaggio e di metamorfosi ho pensato di raccogliere tre “espressioni” (come Ponti le chiamava) davvero inusuali, dei punti speciali, che sembrano raccogliere ed unire temi differenti prefigurando un percorso che si svolgerà successivamente. Le metamorfosi suggerite da Ponti con questi Oggetti misteriosi - un pavimento che possa essere una pittura, un angelo che possa essere una chiesa, e tanti obelischi bianchi che contraddicono la loro tradizionale, solitaria, severa monumentalità - raccontano molto della sua libertà creativa. Una qualità che ha animato il suo lavoro fin dai primi anni, ma che dalla metà degli anni ’60 prende campo con opere dove la committenza, se c’è, diviene sempre più l’occasione per dar corpo e vita a progetti non più serrati tra necessità funzionali. I lavori presentati a Malpensa sono da considerarsi come degli spunti che nel tempo hanno portato alla creazione di capolavori come la Cattedrale di Taranto, il Museo di Denver, o la “Sedia di poco sedile”.

Le opere esposte

Installazione “Espressioni” nello showroom Ideal Standard, Milano, 1966. Ponti inaugura lo show room della Ideal Standard a Milano, riempiendolo completamente di bianchi obelischi di diverse altezze. Scrive Ponti: “L’obelisco insegna Architettura, è forse il simbolo stesso, e puro, dell’espressione dell’architettura, dalla quale parte un “cantare” quando le sue linee non si posano, non stanno soltanto ma sono “staticamente in moto”". Lo spazio era stato da lui progettato perché ospitasse libere espressioni di architetti, artisti, designer. Espressioni temporanee e sperimentali, pensate per una breve durata e per un luogo preciso, aperto al pubblico ed affacciato con vetrine sulla strada, creando uno spettacolo per i passanti.

Cattedrale di Los Angeles, 1967. Scultura in acciaio inossidabile alta 4,20 metri e larga 2, composta da tre sottili lamine sovrapposte in forma di angelo, tagliate in modo da giocare con la luce. Presentata alla Galleria De Nieubourg a Milano, è un omaggio a Los Angeles dedicato “ai poeti, i bambini, i giovani puri e Ray e Charles (Eames) abituati ai miracoli”. Una visione simbolica, che già racconta il capolavoro della Cattadrale di Taranto del ’70. La sagoma esagonale del diamante, codice della teoria della “forma finita” che ispirava il lavoro di Ponti negli anni ’50, diviene un traforo in un’architettura sempre più smaterializzata, fatta di giochi di luci e superfici.

Pavimenti per gli uffici della “Salzburger Nachrichten”, Salisburgo, 1976. Con la lucida, colorata e amatissima ceramica, Ponti compone uno straordinario pavimento trasformando una superfice tradizionalmente anonima nel vero protagonista dello spazio. Pavimenti (e soffitti) nel lavoro di Ponti sono sempre stati occasione per dar carattere, vigore e unità alla composizione degli spazi, ma in questo caso, dove l’architettura era inespressiva e non sua, il pavimento “ruba il palcoscenico” e diventa il vero, primo e unico protagonista.

Gio Ponti
1891 - Giovanni Ponti, detto Gio, nasce a Milano il 18 novembre 1891 da Enrico Ponti e Giovanna Rigone.
1913 - Dopo il liceo classico, nel 1913, si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, ma potrà laurearsi solo alla fine della prima guerra mondiale cui partecipa, nonostante la salute inizialmente cagionevole, in prima linea, riportandone alcune decorazioni sul campo e numerosi ritratti ad acquerello dei compagni d'armi. Durante la guerra visita le architetture di Palladio. Rientrato a Milano, si avvicinerà al gruppo dei "neoclassici milanesi".
1921 - Si laurea al Politecnico di Milano e sposa Giulia Vimercati. Avranno quattro figli: Lisa, Giovanna, Giulio e Letizia, e poi otto nipoti.
1923 - Collabora con la manifattura ceramica Richard-Ginori (fino al 1938) dando il via a un rinnovamento della produzione. Porcellane e maioliche, d'ispirazione classica, verranno presentate alla Prima Mostra Internazionale di Arti Decorative di Monza, nel 1923. Lì Ponti incontra il critico Ugo Ojetti, figura di riferimento per la sua formazione.
1925 - La palazzina di via Randaccio a Milano, la prima casa progettata da Ponti, e da lui anche abitata.
1927 - Apre il suo primo studio a Milano con l'architetto Emilio Lancia (1927-1933). La "conformazione classica", come egli stesso diceva, la passione per la pittura (avrebbe voluto essere pittore) e per le arti decorative costituiscono la matrice da cui si sviluppa il primo linguaggio pontiano. Centrale è un inedito approccio al tema dell'abitazione. Di questi anni la villa Bouilhet a Garches presso Parigi, in cui architettura, interni e decorazione si fondono.
1928 - Fonda, con Gianni Mazzocchi, la rivista "Domus'', che rappresenterà il suo strumento di elaborazione e diffusione delle nuove idee progettuali, in architettura, nel disegno di arredo e nelle arti decorative. Il concetto di italianità, unito a un avvicinamento alle teorie razionaliste, lo condurrà a concepire le prime ''Case tipiche" emblematicamente denominate"Domus''. Gio Ponti ammira il critico Edoardo Persico.
1930 - Prende avvio il suo coinvolgimento nelle Triennali di Milano (1930, 1933 - la "sua" Triennale -, 1936, 1940, 1951).
1931 - Inizia la collaborazione con la "Luigi Fontana" (dall'anno successivo "Fontana Arte" di cui assumerà la direzione artistica).
1933 - Termina, con la casa-torre Rasini in corso Venezia a Milano l'associazione professionale con Emilio Lancia. Fiorisce l'amicizia con il pittore Massimo Campigli. Si associa con Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (1933-1945). Da questo sodalizio nasceranno importanti progetti e realizzazioni: edifici scolastici (Scuola di Matematica alla Città Universitaria di Roma, Facoltà di Lettere e Rettorato dell'Università di Padova), edifici per uffici (Palazzo Montecatini) ed edifici residenziali (Casa Marmont in via Gustavo Modena a Milano, Casa Laporte in via Brin a Milano e Villa Donegani a Bordighera). Alle grandi opere si affianca una vasta e proficua produzione nel campo dell'arredo, in cui si fondono funzionalità ed eleganza formale.
1936 - Diviene docente del corso di interni, arredamento e decorazione presso il Politecnico di Milano (dal 1936 al 1961).
1938 - Ponti conosce Bernard Rudofsky. Prende avvio una nuova fase progettuale, caratterizzata dal riferimento a un'ideale architettura mediterranea.
1941 - Ponti, abbandonata temporaneamente la direzione di "Domus”, crea per l'editore Garzanti la rivista "Stile", che dirigerà fino al 1947, portando avanti il suo programma di diffusione della cultura artistica e architettonica, per la formazione di un'inedita "cultura dell'abitare". In questi anni si verifica un progressivo allontanamento di Ponti dalla committenza pubblica ufficiale e un rinnovato interesse per le arti decorative (collaborazioni con Venini e De Poli), per la pittura e per la scenografia teatrale. Nell'immediato dopoguerra assistiamo da un lato a un forte coinvolgimento, teorico e pratico, sul tema della ricostruzione, dall'altro a un netto rinnovamento formale: il volume lascia il posto alla superficie, alla ricerca di luminosità e fluidità spaziale.
1952 - Nasce lo Studio Ponti, Fornaroli, Rosselli.
1954 - Ponti inventa il premio Compasso d'Oro e, nello stesso anno, è partecipe della nascita, per conto di Alberto Rosselli, socio e genero, della rivista "Stile Industria". La teoria della ''forma finita", punto cardine dell'opera di Ponti, coinvolge tutti i livelli della progettazione: dagli oggetti più minuti alle grandi architetture. La forma "a diamante" ne è il codice. Nel campo dell'arredo l'ideazione tocca un vertice con le "pareti organizzate": mobile autoilluminante, pannello-cruscotto, finestra arredata. Queste invenzioni troveranno una esemplare applicazione nelle ville dei primi anni Cinquanta: a Caracas, Villa Planchart e Villa Arreaza; a Teheran, Villa Nemazee.
1956 - Il capolavoro da tutti riconosciuto: il Grattacielo Pirelli a Milano.
1957 - Ponti pubblica "Amate l'Architettura". Progetta la casa di Via Dezza, adiacente allo studio, dove abiterà da allora in poi, in un appartamento espressione della sua “cultura dell'abitare”, delle sue passioni e dei suoi temi.
1964 - Gli edifici religiosi a Milano (la chiesa di San Francesco, 1964, e la chiesa di San Carlo Borromeo, 1966) rappresentano un'evidente tendenza alla smaterializzazione, anticipando alcune delle opere del decennio successivo. Negli anni Sessanta i viaggi di Ponti si spostano dall'America Latina all'Oriente: realizzerà gli edifici ministeriali di lslamabad in Pakistan, una villa per Daniel Koo a Hong Kong e alcune importanti facciate per grandi magazzini (a Singapore, a Hong Kong, a Eindhoven in Olanda).
1970 - A ottant'anni Gio Ponti realizza ancora opere memorabili quali la Concattedrale di Taranto (1970) ed il Denver Art Museum . L'architettura è ormai un foglio traforato. Dipinge su perspex, piega con l'argentiere Sabattini sottili lastre metalliche, pensa tessuti, pavimenti, facciate. Il colore predomina.
1979 - Muore a Milano, nella casa di via Dezza, il 16 settembre 1979.

La Porta di Milano è un’opera architettonica che rappresenta la “dodicesima porta” di accesso alla città, realizzata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni - che hanno firmato anche l’allestimento della mostra - Giuseppe Marinoni, Giuliana Di Gregorio, vincitori del concorso internazionale, promosso da SEA Aeroporti di Milano nel giugno 2009, con un progetto selezionato tra gli oltre 90 provenienti da tutto il mondo.