La mostra, curata da Éric Mangion, direttore del centro d’arte di Villa Arson e Valerio Dehò, direttore artistico di Merano Arte, presenta le opere di cinque giovani artisti italiani e cinque giovani artisti francesi: Tony Fiorentino, Leander Schwazer, Sonia Leimer, Julia Frank, Roberto Pugliese, Diane Blondeau, Lorraine Châteaux, Quentin Derouet, Vivien Roubaud, Thomas Teurlai.

"From & To" è un'iniziativa nata dalla volontà di supportare da vicino la crescita dei giovani artisti, dando loro la possibilità di instaurare nuove relazioni e confrontarsi con il panorama internazionale. Al centro del progetto è la collaborazione e il confronto. Dentro e fuori, "from" and "to" è in questo senso una sorta di metafora degli scambi diretti o mediati che avvengono tra gli artisti ogni giorno nel tempo. Il progetto è giunto quest'anno alla sua terza edizione. Nei due appuntamenti precedenti (2007 e 2011) alcuni artisti italiani selezionati, avevano invitato un artista straniero a lavorare a quattro mani o ad esprimersi su un tema comune. In occasione di questa nuova edizione 2014-2015 "From & To" si è sviluppato in forma rinnovata ed è diventato un'occasione d'interscambio culturale tra Francia e Italia. I dieci artisti, selezionati dai direttori dei due musei, hanno dato vita a una mostra che è stata ospitata da Novembre 2014 a Gennaio 2015 a Villa Arson, Nizza e che a partire da Febbraio fino ad Aprile 2015 viene presentata negli spazi di Merano Arte.

La collaborazione tra artisti italiani e artisti francesi è avvenuta attraverso un confronto sia teorico che pratico avviato con il primo incontro avvenuto a Nizza a Luglio 2013, e proseguito con l’incontro meranese ad Ottobre dello stesso anno. Una piattaforma web è stata creata per facilitare il dialogo e gli scambi. Gli artisti hanno talvolta collaborato tra loro, ponendo in essere opere collettive, d'altra parte sono stati liberi di esprimere il proprio singolare linguaggio artistico. I direttori artistici dei due musei, non hanno imposto alcun vincolo o tematica particolare, lasciando libero sfogo alla creatività dei giovani artisti e ai loro approcci individuali, che si sono espressi sin dal principio in funzione alla diversità sostanziale della loro pratica espressiva.

L'esposizione propone opere appositamente pensate e realizzate per i due spazi espositivi: dipinti, sculture e fotografie, ma anche sound art, arte relazionale, processing art e videoinstallazioni. È un esempio delle nuove ricerche nel campo dell'arte contemporanea e del plurilinguismo caratteristico del panorama creativo attuale.

Il visitatore è accolto a Merano Arte da una grande installazione sonora dell'artista Roberto Pugliese, realizzata con 50 tubi di plexiglas appesi nel vuoto dell'androne del museo. Di diverso diametro e lunghezza i tubi agiscono come casse di risonanza della composizione. I suoni emessi nell'atmosfera sono stati generati dall'artista, che ispirandosi alla Teoria generale dei sistemi del biologo austriaco Ludwig von Bertalanffy, si è servito di alcuni dati numerici del museo per definire le basi della propria composizione elettroacustica.

Al primo piano introduce le sale dell'esposizione la scultura "Statthalter" (luogotenente), un'opera dell'artista altoatesino Leander Schwazer, ispirata a un concetto della Teoria Estetica di Theodor W. Adorno. L'elemento è un segnavia, un’asta su cui sono apposti numerosi cartelli segnaletici. Ma sono cartelli vuoti, riquadri fatti di tubi, alcuni con lastre di vetro, che incorniciano l'hic et nunc in immagine e rivelano allo stesso tempo sia il presente che l'avvenire. È un segnavia della globalizzazione, rivolto ad ogni direzione e ad alcun luogo.

Nelle prime sale Julia Frank propone un'installazione che ci invita ad esplorare attraverso un video ed altri oggetti, gli esiti di un progetto partecipativo realizzato a Londra e adattato per Villa Arson. Sviluppa poi il suo approccio volto alla riflessione sulle relazioni che intercorrono tra caratteristiche ambientali e prese di coscienza individuale, con un lavoro scultoreo pensato per Merano Arte, dedicato al tema dell'esistenza e reperibilità delle risorse energetiche.

Ad accoglierci nella sala che segue, è una grande installazione esito della collaborazione tra gli artisti francesi Diane Blondeau, Vivien Roubaud, Thomas Teurlai. La scultura, lunga oltre cinque metri, è frutto di un assemblaggio realizzato con tanti materiali diversi, e s'ispira al concetto di "bootleg", termine che designa il traffico delle registrazioni audio e video contrabbandate dagli studi, altresì impiegato per esprimere l’arte di mixare due pezzi per realizzarne un terzo.

Al secondo piano del museo la mostra continua con una grande tavola rotonda realizzata dall'artista Sonia Leimer, composta da tavoli di epoche diverse incastonati in un grande piano in cemento. Alle pareti l’opera "1959 (2012)" è la riproduzione di una delle prime fotografie della terra realizzate nel 1959 dal satellite americano "Explorer VI". L'immagine è stata stampata su una lastra di alluminio mai utilizzata e prodotta per una navetta spaziale nel 2012. Sia il soggetto che il materiale utilizzato, rappresentano una riflessione rispetto a cosa sia davvero definibile, quantificabile, utile. Le opere della Leimer dialogano in mostra con una serie di nuovi lavori dell'artista Leander Schwazer.

L'artista francese Lorraine Châteaux stravolge la stanza successiva con tintura e moquette, configurando una dimensione visiva fatta di sculture collocate alle pareti e distribuite nello spazio. L'installazione "The Cloud" delinea un luogo completamente "altro", dove vengono accostati elementi eterogenei, ma in cui la fugacità e le dissonanze, agiscono da ostacolo alla loro categorizzazione. È una superficie magica che rientra in precise coordinate spazio-temporali, disegnando allo stesso tempo una sorta di "collage surrealista".

L'ultimo piano si apre con il lavoro di Tony Fiorentino, che ha coinvolto gli artisti di "From & To" nel suo progetto "Dominium Melancholiae", chiedendo loro di alterare una lastra di zinco con le stesse misure di "Melancolia I", incisione realizzata da Albrecht Dürer nel 1514. Dopo essere stata manipolata nella sua forma dagli artisti, la lastra è stata immersa in una soluzione di acqua distillata mista ad acetato di piombo. L’unione di questi elementi ha dato origine a una vegetazione chimica di piombo che ricopre tutta la superficie di zinco con imprevedibili e delicate ramificazioni, che con il passare del tempo si autodistruggono, rivelandone la forma originale.

La mostra termina con una serie di lavori del francese Quentin Derouet, intitolata "I colori nascono e muoiono". L'artista ha trascorso vari momenti del quotidiano in prossimità di un fuoco. Al termine di vari incontri/accadimenti ha gettato nelle fiamme dei pigmenti colorati e ha soffocato il fuoco con una tela. Da questo processo sono nate le tele in mostra: superfici astratte, segnate da bruciature, carbone e pigmenti. In dialogo con queste tele, l'artista espone una serie di sculture in ceramica che ha realizzato immergendo dei peluche nella porcellana liquida e cuocendoli in forno. La terra si è cotta e i peluche sono bruciati, dando vita a delle strane sculture bianche, dagli occhi vuoti e neri.

From & To rientra nel progetto Piano, Piattaforma preparata per l’Arte Contemporanea Francia-Italia, 2014-2015, creata su iniziativa di d.c.a / association française de développement des centres d’art (associazione per lo sviluppo dei centri d’arte contemporanea), in collaborazione con l’Istituto Francese d’Italia, l’Ambasciata di Francia in Italia e l’Istituto Francese, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e dello Sviluppo Internazionale, del Ministero per la Cultura e la Comunicazione, e della Fondazione Nuovi Mecenati.