Conoscendo Franco Nuti da molti anni, sono sorpreso, quasi incredulo rispetto alla sua freschezza e ingenuità e toccato soprattutto dalla profondità della sua sensibilità. La sua cultura si fonda su letture importanti per la conoscenza dello sviluppo dell’animo umano e delle sue contraddizioni, che ne sono l’elemento costitutivo e dialettico; l’esperienza del laboratorio artistico con disagiati mentali di un centro di igiene mentale, certamente ha contribuito ad affinare, al pittore in questione, un’ idea del mondo dove esistono pesi e misure completamente diversi tra chi non ha nulla e chi possiede, non solo ingenti fortune, ma anche l’arroganza di devastare per un proprio tornaconto l’universalità delle cose: il nostro pianeta.

Questi sedici lavori su legno che ho osservato attentamente, si configurano con dimensioni di circa venti per ventisette cm, il colore usato è l’acrilico; il tema di fondo in questo mosaico contiene dei capitoli o parti del discorso, che trasfigurano e nel contempo interpretano attraverso l’elaborato pittorico la realtà. I capitoli sono determinati attraverso questi argomenti: Prigione, Il gioco della trottola e l’imprevedibile, La casa e il rapace, Solitudine, Il caos e l’incomprensione, La macchina e le scorie, Scorcio, Vento e fuoco, La speranza irreale, Canicola e morte, Vortice, Movimento e futuro, Caleidoscopio di sguardi, Alt (mondi in collisione), La conchiglia e il deserto; inoltre una composizione, Visione (La città senza speranza).

Nella pittura, nell’arte in genere, il veicolo del costrutto deve essere interpretabile, Nuti è un pittore che sa determinare, stante la sua intensa sensibilità, attraverso il colore un linguaggio che non ha il sapore dell’esistenzialismo, nè del nichilismo fine a se stesso; la realtà frantumata è rappresentata da un colore, che non è tecnicismo, ma che pur nella sua tenuità sa delineare stridori, dissonanze, di una coscienza compiuta, coeva, pregna di un desiderio di una umanità consapevole della propria condizione. Il mosaico non è ripetitivo nelle sue tessere; pur parlando di questioni importanti, l’immagine delle stesse è sempre capace di sorprendere, di rimanere delicata e soprattutto di essere portatrice di un travaglio personale che sa cogliere pienamente il segno dei tempi. In tutti i lavori si avverte una religiosità che anela giustizia per una umanità sconfitta. - Paolo Dalpasso