To lie or not to lie è la prima mostra personale a Roma di Emanuele Giannelli, artista che da anni dedica la sua ricerca al mondo plastico della scultura figurativa. Curata da Gianluca Marziani e Anna Lo Presti, l’esposizione, che presenta circa 25 opere realizzate negli ultimi tre anni, è stata pensata e disegnata come un viaggio narrativo e sensoriale, una discesa emotiva tra installazioni che sono storie autonome, momenti biodinamici della sua avventura visionaria tra corpi scultorei.

L’artista concepisce la scultura come una mappa multiforme del corpo umano. Le sue opere, ormai già da diversi anni, si interrogano sui temi della coscienza etica come la mutazione genetica, gli studi sul genoma, la moltiplicazione identitaria, le clonazioni, la chirurgia plastica.

Come spiega il curatore della mostra Gianluca Marziani: “Giannelli ha scelto la linea del corpo e la intraprende con mimetismo formale, dando peso al perfezionismo ma con il codice della veggenza, dell’intuizione che interroga, del bello mai troppo bello. Una strategia che comunica su piani differenti, così da rendere il corpo storico un registratore sensibile di eventi, in grado di mescolare e ricodificare Natura e Cultura (…) To lie or not to lie mescola la frase shakespeariana con il titolo di una famosa serie televisiva, “Lie to me”, dove il protagonista risolve indagini criminali attraverso l’analisi mimica del viso e dei gesti corporali. Anche qui è il volto scultoreo che prende il centro della scena: ci osserva e scruta, guarda da varie parti, capta i nostri spostamenti (…) Vero e falso giocano una partita a scacchi sul filo tra due montagne: eccoci nel boato della caduta, tra positivo e negativo, nel luogo mentale in cui le teste di Giannelli attraversano la fisiognomica e la prossemica, diventando più vere del vero e più false del falso: come deve accadere quando a guardarci non è un altro umano ma un corpo scultoreo”.

Emanuele Giannelli nasce a Roma nel 1962. Nel 1981 si trasferisce in Toscana, prima laureandosi all’Accademia di Belle Arti di Carrara, poi continuando la sua ricerca in un territorio che avrebbe arricchito le sue possibilità scultoree. Nel lavoro ha attraversato diversi linguaggi e mondi tematici, dalle radici della Pop Art alla cultura industriale e cyberpunk, indagando i meccanismi seriali in cui l’uomo, ingranaggio ma anche motore, ha comunque il suo centro. I materiali prediletti sono il gesso, la resina, il bronzo e la terracotta. Tra le mostre in Italia e all’estero, da segnalare la personale alla Fondazione Villa Bertelli di Forte dei Marmi nel 2013.