La Galleria Area 35 Art Factory presenta “Corpografie”, una nuova mostra personale dell’artista italiano Gian Piero Gasparini che porterà all’interno degli spazi di Via Vigevano 35 a Milano un ciclo di opere inedite.

Il mondo di Gian Piero Gasparini è in continuo evolversi e Corpografie rappresenta una novità sia per quanto riguarda la forte poetica sia per la fisicità dei soggetti rappresentati che conducono lo spettatore in un universo in cui emerge la volontà di fondere materia e corpo con un intimismo assoluto che rappresenta il ripiegamento interiore dell’essere umano con le sue passioni, ansie, sentimenti e pensieri.

Si potranno ammirare differenti serie di opere di diversa natura stilistica ed un'installazione realizzata con materiali di recupero, il tutto contraddistinto da una spiccata influenza Rinascimentale, dove Gian Piero Gasparini, artista figurativo contemporaneo, fa riferimento in numerose citazioni a maestri del passato che, per la loro innovazione, sono riusciti a dare un grande apporto alla storia dell’arte e del pensiero.

Coerentemente con la sua produzione precedente, troviamo anche in queste opere la particolare tecnica pittorica che contraddistingue tutto il percorso artistico degli ultimi dieci anni dell'artista e si tratta appunto di un forma di scomposizione dell’immagine realizzata con brandelli di tela. Si potrebbe parlare di una forma di divisionismo, ampliata però ad un più vasto ambito di argomentazioni ed analizzata nel concetto stesso di frammentazione, sino alla frattura e ricomposizione dell’immagine stessa.

Il percorso espositivo ci porta all’interno di un dualismo tra intimità e sentimento; la sfera dell’intimità di un corpo segnato dal pudore come virtù del saper distinguere che cosa sia giusto mostrare di sé e che cosa no, che cosa debba rimanere nel privato e che cosa invece mostrare in pubblico e il sentimento intellettivo il quale è lo stesso sentimento fondamentale in quanto intuente l’essere ideale e illuminato della sua luce. E’ il sentimento di un’apertura infinita, una sensazione universale dell’oggetto, in questo caso il corpo.

"[...]La pittura, oltre che cosa sacra, è un fare ed è bene ricordare che passa attraverso una diretta espressione sensibile: l’atto del dipingere. Nel corso del tempo la biografia pittorica di Gian Piero Gasparini ha continuato ad evolversi in una progressiva accentuazione del segno e in una saturazione del fondo, che hanno dato alla serie Corpografie un’impronta rappresentativa dell’attualità di un tempo, il tempo pittura, essenzialmente in divenire e aperto a ulteriori inedite possibilità. Corpografie rappresenta dunque una novità, sia per la fisicità dell’inedita produzione artistica, che per il suo retroterra teorico: nuovi input che ci accompagnano nell’esplorazione di territori concettuali individuabili appunto nella sfera dell'intimismo e in quella della matericità [...]", dal testo di Emanuele Beluffi.

Gian Piero Gasparini è nato nel 1969. Vive e lavora a Milano. Negli ultimi anni le sue opere hanno varcato più volte il confine italiano partecipando a fiere e importanti mostre monografiche e collettive presso gallerie private e istituti culturali. Negli anni ’90 si dedica principalmente alla ritrattistica su commissione e all’arte del murale applicando le sue capacità tecniche con l’aerografo per la realizzazione di vere e proprie gigantografie iperrealiste su parete. Dal 2000 al 2005 la sua pittura si concentra sul tema dei ritratti con “Faceces”e “Screening”dove dietro ad un viso talmente noto da risultare ai nostri occhi e alla mente come un marchio di fabbrica si celano misteriose combinazioni segniche.

A questa visione della realtà segue la serie di “Logos”nel 2010, un lavoro che denuncia l’abuso di potere delle multinazionali che con il loro marchio condizionano e controllano in modo indiretto e sottile la vita di tutti noi. Il lavoro di Gasparini si muove sempre attorno ai temi dell’attualità attraverso un’analisi delle icone e simboli del nostro tempo comunicando il significato che egli attribuisce agli stessi e nel 2012, con la serie AmeriKaos, rilevano come il mondo sia ancora oggi influenzato dalla politica estera americana che rappresenta a sua volta la società del consumo. Sempre nello stesso anno l’artista, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità D’Italia, denuncia la grave crisi d’identità del paese con la serie “Brandelli d'Italia” dove ritrae soggetti che rappresentano per antonomasia l’Italia di quel periodo, un ritorno nostalgico a un risorgimento dimenticato nei costumi e nelle intenzioni di un paese che oggi nega sè stesso.