Una festa può ammaliare e stupire anche se priva di colore? Sì, se parliamo di feste orchestrate da abili registi e scenografi, architetti fantasiosi e pittori, musicisti e poeti, come accadeva nel Seicento a Roma.

È la festa barocca, il gran teatro delle arti e della finzione, con apparati effimeri che simulano montagne e nascondono facciate di chiese e di palazzi; cortei che si snodano nelle pieghe della città antica e raccolgono consensi e applausi a scena aperta. Con canti e litanie, maschere in carrozza e cavalli berberi lanciati all’impazzata lungo il Corso, durante il Carnevale.

Ma per diffondere le immagini di quei tripudi di folla e di colore, per amplificarne nei secoli il suono e le preghiere si producevano stampe calcografiche, come fogli di giornale o cronache illustrate in tirature importanti, degne degli eventi che si andava a immortalare.

E quelle stampe in bianco e nero non toglievano nulla alla ricchezza dei toni della festa né al suo clamore, perché nel minimo dettaglio inciso dall’artista, nel nero del solco scavato nella lastra e inchiostrato ad arte, scorreva tutta l’euforia della festa, si ritrovava lo spirito del luogo e degli accadimenti; forse perfino il suono, tanta era la grazia nel riprodurre i gesti e le sembianze della folla e la bellezza di una stoffa appesa a una finestra in segno di allegria e di omaggio ai passanti.

Tutto questo è in esposizione dal 1 aprile al 26 luglio 2015 a Palazzo Braschi, nella mostra “Feste barocche”. Cinque sezioni scandiscono il tempo di visita all’interno di altrettante sale espositive, focalizzando i temi principali delle occasioni di festa a Roma nel Seicento.

Si inizia con Cavalcate e possessi: cerimonie pubbliche legate all’elezione del nuovo pontefice che, in qualità di vescovo di Roma, prendeva possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano attraversando la città a cavallo lungo un percorso che da san Pietro passava per il Campidoglio, il Foro Romano e il Colosseo, secondo un’antica usanza tuttora praticata dai pontefici neoeletti anche se in comode autovetture.

In Cortei e apparati funebri la manifestazione del potere prende forma in occasione della morte. Quella del papa, ad esempio, si configura come un grandioso evento pubblico per la città, teatro di sfarzosi cortei rappresentati in mostra dai funerali di Clemente X e Innocenzo XI. La sontuosità e l’elevato simbolismo di questi eventi sono bene espressi dalla “doppia sepoltura” di Papa Paolo V che, a un anno dalla sua morte, venne tumulato una seconda volta nella cappella di famiglia in Santa Maria Maggiore, non ancora ultimata al momento del decesso.
Ma anche la morte di altre personalità importanti comporta la costruzione di scenografici catafalchi nelle chiese, progettati da artisti del calibro di Gian Lorenzo Bernini.

La sezione Carnevale e Quarantore sottolinea il forte legame tra religiosità e spettacolo a Roma, proprio in occasione dell’evento profano più seguito ed amato dal popolo, in quanto momento di sfogo e di licenza. Ecco, allora, accanto alle cavalcate in costume o alla Giostra del Saracino a Piazza Navona in onore del re di Polonia - che proseguì nonostante l’improvvisa partenza del sovrano - il contraltare religioso della cerimonia delle Quarantore, ossia l’esposizione del Santissimo Sacramento nelle chiese durante il carnevale. Silenzio e meditazione contrapposti al rumore incessante delle strade in festa.

Feste religiose ci mostra una città trasformata in set cinematografico. Piazze, fontane, palazzi storici agiscono da quinte prospettiche per apparati di grande effetto, pensati appositamente da architetti e pittori per stupire il pubblico con la grande professionalità di maestranze d’eccellenza, esattamente come avviene per le riprese di un film. Canti e litanie che si intrecciano con i colori e le forme di una scena urbana abbellita per l’occasione, spesso suggerendo soluzioni architettoniche che nel tempo, sarebbero poi state realizzate.

Chiude il percorso la sezione Altre occasioni di festa, raccontando la Roma seicentesca come teatro della Storia. Ogni avvenimento storico di rilievo – e perfino un semplice ricevimento tra nobili famiglie romane - si trasforma qui in un evento di portata mondiale, che trova nella città eterna il contesto migliore per amplificare e diffondere il suo messaggio. Apparizioni esotiche di ambasciatori dal Siam, fuochi d’artificio e processioni ordinate: Roma nel Seicento scandisce il tempo della storia dettandone il ritmo. E legittimando agli occhi delle grandi potenze mondiali ogni accadimento per il semplice fatto di essere andato in scena a Roma.