Nella letteratura del secondo dopo guerra in Italia c'è una contrapposizione tra scrittori/scrittrici politicamente e socialmente impegnati/e ed i personaggi da loro ritratti, consumati dal male di vivere. Questo tipo di approccio ha portato alla nascita di una classe di intellettuali partecipi alla vita politica e sociale del paese. Scrittori come Moravia e Pasolini sperimentano pienamente questo strumento.

I due individuano un "nuovo fascismo" consumistico che punta all'omologazione totalitaria del mondo, cancellando ogni differenza individuale, sociale e negando la libertà, come accade negli Indifferenti, in Ragazzi di vita o La Ricotta/ Teorema.

Riflessioni su un tipo di fascismo suburbano consumistico li troviamo anche nel romanzo Regno a Venire di J.G.Ballard, dove l'ideologia viene ad incarnarsi nell'appartenenza ad una tifoseria sportiva che si sovrappone alla fidealizzazione dei clienti di un grande centro commerciale, odierno tempio dell'ideologia.

A Londra negli anni '90 abbiamo assistito al "bum" della YBA, tutti artisti/e figli/e degli anni Settanta. Periodo in cui l'abiura culturale e il rinnegamento dei modelli culturali reali, ossia quei modelli patrimonio di un sapere proletario e contadino, sempre citando Pasolini prendono atto.

Nelle opere di questi artisti/e emerge chiaramente un disagio ed uno spaesamento che si manifesta il più delle volte sotto forma di apatia. Si pensi a My Bed di Tracy Emin, o alla formale spietatezza di Hirst in The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living. Entrambi seppur con estetiche molto diverse rappresentano la forte dicotomia reazione/indolenza prodotta da un sedimentato sessantennio di società del consumo.

Nell'Europa contemporanea assistiamo ad un interessante processo che ci spinge ad una nuova concezione geo politica europeista. La Comunità, incapace di sostenere gli effetti di una crisi prolungata, deve prendersi carico delle forzatura che arrivano soprattutto dai Paesi difficili, da quei Paesi resi economicamente in deficit dalle nuove manovre politiche, la Grecia in primis, oltre l' Italia e la Spagna; o addirittura da quelle Nazioni annesse da poco o non ancora facenti parte dell'Unione, come i Balcani: i Dannati dell'Europa.

Le problematiche improcrastinabili provenienti da queste aree spingono il vecchio continente a riesaminare i parametri di adesione per non correre il rischio di incitare gli animi separazionisti che sancirebbero la fine dell'Unione.

Dunque se da una parte, in alcune opere dei giovani artisti/e contemporanei/e, la frustrazione e lo stato di ansia nevrotica sembrano ispirarsi ai complessi personaggi degli scritti di Sarah Kane, in cui la violenza cela una condizione abulica, dal bacino del malcontento si è comunque generata una sorta di energia protesa al cambiamento.

Blasted più che una mostra, vuole essere una declamazione pubblica non tanto di principi o intenzioni volti a degli obbiettivi, ma un intervento artistico accurato teso a puntualizzare l'urgenza di cambiamenti strutturali e sociali.

Le opere proposte dagli artisti/e coinvolti hanno identità rizomatiche, vanno a comporre l'allestimento senza punti di entrata o uscita ben definìti, procedono nello spazio evidenziando la precisa volontà di negazione dell' ordinamento gerarchico. Avanzano liquidamente nel complesso sistema dei multipli, rivendicando, per citare lo scrittore Glissant, il diritto all'opacità e rinunciano all'idea di un ordine sovrano che riconduce coattamente ad un'unità prestabilita.

Artisti partecipanti: Rebecca Agnes, Basma AlSharif, Ludovic Bernhardt, Eirene Efstathiou, Zoe Giabouldaki, Goran Micevski, Stefania Migliorati, Maria Mitsopoulou & Tina Voreadi, Campus Novel, Mariagiovanna Nuzzi, Giorgos Papadatos, Bojan Radojcić, Société Réaliste, Ivana Smiljanić, Slobodan Stošić, Salon de Vortex (Yiannis Isidorou-Yiannis Grigoriadis).