Un artista che intende farci riflettere sul concetto di “temporalità” e del conseguente passaggio spazio-temporale esistente tra gli ambienti urbani e le singole vite, ricche di storie individuali che troppo spesso non dialogano tra loro. C’è proposta una chiusura emotiva e umana che permeano la società contemporanea delimitandone così le potenzialità espressive sia dal punto di vista espressivo che umano.

“Mi muovo tra gli uomini come in mezzo frammenti dell’avvenire” - F.Nietzsche

Il lavoro di Fanzaga pittore è senza dubbio il frutto di un’interessante molteplicità di tecniche artistiche che intersecano volutamente con un’idea di “diversità” che non sempre gode di un’accezione positiva del termine. Un’indagine sociologica, e non solo, che è estesa anche verso il lato psicologico permea la poetica aulica dell’artista Fanzaga; che non si pone come “paladino” in difesa dell’oppresso o come detentore di una “mera verità risolutiva”, bensì, grazie all’ausilio del potente mezzo creativo e artistico emerge in qualità di “osservatore”, realistico e imparziale, che sa raccontare “pezzi di vita” incorniciati nelle sue tele e nelle sue tavole dipinte con originalità, inducendoci a riflettere su alcuni fotogrammi di vissuto e di percepito, sempre rivolto al mondo sensibile.

Alcuni suoi lavori seppur ricchi di cromatismi materici, tendono maggiormente all’astrazione; altri paventano figure umane abbozzate, dotate di bocche ma senza orecchie, personificazione di questo mondo muto e troppo spesso privo di ascolto.

Ecco davanti ai nostri occhi scorci di vuoti, di abitudini, di distrazioni dettate dalla quotidianità, di un’umanità che Fanzaga sente di voler definire “umiliata”, in quanto priva dell’unico strumento procreativo (…) che è l’emancipazione. A cura di Massimiliano Bisazza.