Una donna, un’artista che lascia che il suo corpo accada e che si doni liberamente, come mezzo simbolico e psico-fisico di scambio con se stessa, con il mondo, con lo spazio... in una tenace e incessante ricerca dell’apertura, della rivelazione, del risveglio, dell’evoluzione dei suoi differenti livelli di coscienza e di verità interiore.

L’Arte è per me una necessità fisica e mentale. È più forte della mia voglia di vivere
(C. M.)

Nei tuoi lavori fotografici e video, sei tu il soggetto protagonista... chi è Chiara?

La mia ricerca artistica va di pari passo con la motivazione della mia esistenza che è basata sulla consapevolezza e sulla presenza dell'essere; questo è il motivo per il quale io sono il soggetto di ogni mia fotografia e di ogni mia videoripresa. È una ricerca che non avrà mai fine perché parla dell'uomo e di tutte le sfaccettature nelle quali l'essere umano è immerso in maniera cosciente e in maniera incosciente. Io sono un rumore che ho dentro, un rumore spesso stancante e pesante poiché mi lascia in uno stato di vuoto e di impotenza di fronte a tutto e di fronte a un sistema sociale che non capisco e che non condivido. Il linguaggio non verbale - fotografia, video, performance -, sarà sempre l’unico strumento che userò per sviluppare i miei differenti livelli di coscienza e di verità interiore. Io racconto me stessa, le mie non sono rappresentazioni di qualcos'altro. Non sono fotografie teatrali o architettate; Io Fotografo i miei stati d'animo. La verità incontaminata.

Come sei approdata all’arte, e in che modo l’arte ti si è presentata?

L'arte per me è un bisogno prima fisico e poi mentale. È un desiderio molto più forte di quello di vivere. Mentre l'artista muore, la sua arte continua a vivere e questo non è un caso. L'Arte non ha tempo, né luogo, né spazio. È quasi immateriale. Forse non esiste. È immateriale perché l'Arte è l'idea, è il sogno, è una sensazione. La realizzazione materiale è secondaria. Gli artisti se sono sinceri raccontano semplicemente dove la loro mente e dove il loro inconscio li ha portati. Lo racconteranno senza tempo, senza luogo, senza bugie. Essi sono liberi pensatori, la loro mente vive in costante esecuzione, è una mente selvatica, onnivora, nella quale le ore non esistono. Sono intrisi nella loro personale condizione morale e spirituale. Essi sono pieni delle loro storie interiori e hanno i piedi ben saldati a terra. Per questo nell'Arte le persone si ritrovano. Il bisogno di ritrovarsi è nella natura dell'uomo. Mio padre, artista, mi ha introdotto fin da piccola in questa dimensione, anche se sono convinta che mi ha scelto lei.

Il tuo lavoro nasce dall’impulso che segue a un’idea o a una necessità?

La sensibilità è un dono, ma spesso è una condanna. Fin da quando sono piccola ho la sensazione che la mia anima cammini un passo avanti al mio corpo. Non è un lavoro quello che faccio e mai lo sarà, è un impulso, un dolore misto al piacere. Una necessità senza controllo, una vibrazione che non ha luogo materiale e nella quale il mio corpo si dona liberamente come mezzo simbolico e psicofisico di scambio con me stessa, con il mondo, con lo spazio.

Nella resa finale di un tuo progetto artistico quanto peso hanno la pianificazione e la ricerca e quanto è imputabile, invece, all’imprevedibilità?

Il mondo è un'installazione variabile. Vedere è per me un modo di essere, non un modo di sapere. È una vibrazione differente in ognuno di noi e una vibrazione differente in ogni istante di noi. Affido l'idea totalmente all'improvvisazione, motivo per il quale uso il termine “performance”.

Intimità, Presenza, Consapevolezza, Tempo, Luogo... che accezione hanno per te e nella tua ricerca artistica?

La Presenza e la Consapevolezza sono la base della mia ricerca che come risultato danno all'opera l'intimità e l'autenticità. Il tempo è astratto e per questo spesso scelgo luoghi atemporali per toglierne la contemporaneità.

Se ti chiedo di rivolgere la tua attenzione dal cosa ricordi (il contenuto di una determinata esperienza) al come la ricordi (come rappre-senti interiormente le esperienze già fatte):

• ricordi soprattutto le sensazioni?
• oppure è più forte il ricordo dei colori?
• ricordi soprattutto le voci o i suoni o il silenzio?
• oppure il volto delle persone?
• il profumo o l'odore di qualcosa in particolare?
• altro?

Per i ricordi ho una reazione neurobiologica data dall'impatto di endorfine, ossitocina, dopamina e serotonina che vengono prodotte dal cervello in quel momento, quindi ricordo esclusivamente la sensazione. Ma credo che anche la fisicità delle cose e delle persone sia una sensazione. Come ho detto prima il mondo è un'installazione variabile.

Attraverso quale dei cinque sensi entri in relazione con il mondo, e quale utilizzi più frequentemente, più volentieri e con più familiarità quando lavori?

La vista gioca un ruolo importante, mi trascina addirittura nella mia introspezione. Posso vedermi.

Quali delle tue opere ci proporresti come punti di snodo nel tuo percorso artistico?

Il progetto Human Alienation, seicento autoscatti in un giorno per raccontare l'alienazione umana, svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda l'epoca nella quale stiamo vivendo. Nella quale la manipolazione delle menti umane da parte del sistema ha raggiunto una gravità tale al punto che i pensieri non sono più i nostri, ma indotti dal sistema che usura l'individuo, fino ad annientarlo, spersonalizzarlo, lasciandolo incosciente davanti a tutto. La consapevolezza invece può salvarci, essa può espandersi oltre la portata del nostro ego, al di là delle differenze che il sistema attua per separare gli uni dagli altri e per schiacciarci usandoci a suo piacimento.

Quali sono le motivazioni, le spinte, i condizionamenti, i limiti e le conseguenze di essere un artista oggi?

Non sono interessata a cosa succede intorno all'arte, poiché è tutto malato, contaminato, manipolato e marcio. Nessuna motivazione, nessuna spinta, nessun limite, nessuna conseguenza. Faccio quello che faccio perché così sono. Sono così a prescindere da tutto quello che mi circonda e soprattutto vivo senza aspettative e condizionamenti, e non ho bisogno di impulsi esterni.

Quanto può essere utile oggi a un artista esporre in un determinato contesto? E quanto può essere utile il loro passaggio al contesto che li accoglie?”.

Non ho mai dato importanza agli spazi espositivi, né li ho mai cercati, ma penso che pagando siamo capaci tutti a diventare “Artisti”. Io sono categoricamente contraria a pagare sia per esporre, che per essere pubblicata, e non conosco la parola “compromesso”, quindi probabilmente il mio percorso, anche se non ho aspettative sarà lentissimo, forse trasparente. L'artista come lo intendo io è una persona onesta prima di tutto con se stessa.

A che cosa può aprirsi il mondo attraverso l’arte?

L'arte è un mezzo di comunicazione molto potente. È un nucleo emotivo arcaico, fondamentale, iniziale, primario, nativo, primitivo, primordiale, sacro ed esclusivo che può stravolgere una generazione. Motivo per il quale l'arte per me non è un intrattenimento ma una sfida nel far riflettere, è una provocazione, spesso un disturbo. E motivo per il quale mi occupo di temi umanistici e sociali che coinvolgono l'individuo come la consapevolezza umana, la precarietà dell'esistenza, ma anche la quotidiana fatica sostenuta dall'essere umano per integrarsi in una società che richiede l'omologazione a canoni prestabiliti.

Che cosa desideri che le persone sentano quando entrano in contatto con le tue opere?

La stimolazione nell'autoanalisi. La stimolazione nel sentirsi attraverso un proprio canale personale che gli porgo attraverso il mio.

Quali sono per te le situazioni quotidiane più difficili da sopportare?

Qualsiasi situazione legata in rapporto al genere umano e al sistema. Non ce n'è una in particolare. Tutte mi assorbono l'energia allo stesso modo.

In seguito alla tua esperienza di vita, alla tua esperienza dell’esistenza umana in senso ampio, qual è la tua concezione della vita?

La mia concezione di Vita è solo associata alla natura e al cosmo. Per quanto riguarda l'essere umano credo sia fallito e quindi spero nell'estinzione del genere umano al più presto. Motivo per il quale ho scelto di non fare figli poiché credo che tutto vada bloccato al più presto per rispetto della natura, dell'ambiente e degli animali.

C’è un momento o un’esperienza alla quale colleghi quella sensazione intensa che fa dire “Io sono viva!”?

Sì, quando sto male fisicamente o mentalmente. In quel caso è più forte l'idea di essere viva che di essere “morta”. Poiché la condizione della morte in me è costantemente presente ed è il mio naturale stato dell'essere. Quindi la situazione si ribalta.

Chiara, dubiti mai di te stessa?

Ogni istante. Credo sia dovuto al mio difficile approccio con le persone e a tutto quello che mi circonda. Credo di non fare propriamente parte di tutto questo. Non mi sono mai sentita a mio agio, qui.

Chiara Mazzocchi (Savona, 1978) vive e lavora a Berlino.
http://www.chiaramazzocchi.com/portfolio.html