La nostra è la civiltà dell'immagine, siamo continuamente bombardati da manifesti, cartelloni pubblicitari, insegne luminose, dove un ruolo enfaticamente importante viene ad assumere la comunicazione visiva.

Molte immagini vengono realizzate direttamente da strumenti tecnici, molte altre presuppongono un intervento grafico dell'uomo, come ad esempio il disegno, ufficialmente riconosciuto e praticato fin dall'antichità. In particolar modo, il disegno infantile si presta come centro focale per tanti problemi della psicologia dell'arte, inerenti la percezione, la motivazione e lo sviluppo individuale, soprattutto il teorico della Gestalt per eccellenza, il tedesco Rudolf Arnheim dedicò gran parte delle sue ricerche allo studio dell'arte nei primi mesi di vita, perché considerava il disegno infantile come via d'accesso privilegiata alla conoscenza dell'inconscio e alla rappresentazione simbolica della personalità.

Bisogna premettere che l'arte infantile si distingue da quella adolescenziale, e più nettamente da quella adulta, in quanto il termine arte, è qui genericamente inteso, e non ha nulla a che fare con il giudizio estetico, ma come asserisce Arno Stern, fondatore dell' I.R.S.E. (Institut de Recherche en Sèmiologie de l'Expression), nel suo libro Arte infantile, si commisura a criteri interni alle necessità espressive del bambino, più vicino alla nozione prammatica di arte, che non a quella idealistica, di tipo qualitativo. In Italia, però, sulla scia delle teorizzazioni crociane e sulla scorta di Vico, che nella Scienza nuova, teorizzava l'arte come attività dell'umana fanciullezza, il pedagogista Giuseppe Lombardo Radice insistette molto sul carattere lirico e artistico del disegno infantile, sulla spontaneità come impeto lirico, enfatizzando spiritualmente nelle sue Lezioni di didattica la figura di bambino poeta e artista, seppur intendendo l'arte nei termini di immaginazione e senso, apportando non pochi equivoci sulla considerazione pedagogica del fenomeno. Anche il filosofo Jean Jacques Rousseau, con l'Emilio, considerato la bandiera con cui combattere le battaglie per i diritti dell'infanzia, introduceva, nel pensiero europeo, una più radicale tendenza ad apprezzare la fanciullezza, non attribuendo però valore artistico al disegno infantile.

Solo nell’Ottocento, il disegno infantile acquisisce molta importanza per gli storici e i critici d'arte, ma soprattutto presso gli artisti: Picasso aveva affermato che gli ci era voluta una vita intera per imparare a disegnare come un bambino, mentre Van Gogh aveva confidato al fratello Théo che Gauguin e Bernard parlavano di fare pittura infantile. Durante il Romanticismo, poi, la fanciullezza si apprestava a divenire un valore; nel movimento dello Sturm und Drang, infatti, l'arte era vista come una grande esperienza comune, intesa non solo come oggetto del più alto godimento spirituale e unica via ancora aperta al perfezionamento della persona, ma anche come organo per cui l'umanità recupera l'innocenza perduta e si assicura il possesso della natura e civiltà nello stesso tempo. Da promozione di spontaneità creatrice, quale era intesa da Vico, l'arte infantile diviene quindi una sorta di modello stilistico.

Il termine arte, accostato però al mondo infantile, si trova soltanto nella trattazione, l'Arte dei bambini di Corrado Ricci, definito insieme a Frank Cizek, i pionieri dell'arte infantile. La personalità del Ricci è indissolubilmente legata allo sviluppo della cultura italiana tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento; infatti anche se era archeologo e aveva una laurea in legge, fu senatore del regno d'Italia nella XXVI legislatura, i suoi interessi indagavano sempre tutto ciò che si prestava come problema artistico o culturale, tanto è che nel 1883 iniziò a occuparsi anche di grafismo infantile. Da allora si appassionò a quella che lui stesso chiamò innovazione creativa del bambino, opposta alla semplice imitazione riproduttiva, spesso soggiacente alla semplice condotta del disegnare. Il suo studio si basa sul principio fondamentale che l’arte dei bambini non può essere considerata con gli stessi strumenti critici di cui ci si serve per giudicare l’arte degli adulti; è infatti implicito che i bambini non producono oggetti «artisticamente» validi, ma offrono, attraverso le loro pitture e i loro disegni, documenti del loro sviluppo intellettuale.

Anche Frank Cizek, pittore viennese, iniziò a occuparsi di pedagogia partendo dall'analisi dei disegni, eseguiti da bambini piccoli, che frequentavano il suo studio d'artista e aveva elaborato un personale metodo di insegnamento, che si fondava sulla possibilità di stimolare la creatività dell'individuo e si prefiggeva di far emergere al massimo la creatività del bambino, attraverso l'esplorazione di una grande varietà di materiali: disegni con il gesso o le matite, collage di carta di taglio e taglio silhouette, legno e gesso scultura, modellazione con la creta, ricamo, uncinetto, l'incisione, la stampa in legno massello e la pittura a tempera. Pur se l'istruzione formale era inesistente, dato che ci si basava molto sulla sperimentazione, Frank Cizek è riconosciuto come uno dei migliori pedagoghi di educazione artistica e soprannominato il padre dell'arte creativa, per aver permesso ai bambini di esplorare liberamente la loro tendenza creativa.

Attraverso la creatività e la fantasia, si è quindi in grado di scoprire la vera origine dell'arte non convenzionale, non soppiantata dall'intelletto, ma attinente all'inconscio, fonte di emozione e libera espressione del sentimento. Pur differenziandosi dall'artista con la "A" maiuscola, per un diverso bagaglio culturale ed esperienziale e per una modalità elementare di selezionare e rielaborare le informazioni, il bambino per il suo aspetto immaginativo e istintivo dell'espressione, attinto dalle riserve dell'inconscio, viene considerato un piccolo artista. Mentre infatti, nel percorso educativo e formativo di comunicazione visiva, il bambino diviene autore e attore consapevole degli strumenti che utilizza, situazione che, nella maggior parte dei casi, lo vede fruitore passivo, all'inizio dei suoi anni di vita, egli è padrone delle strutture e delle tecniche, che gli permettono di utilizzare a pieno la fantasia e l'immaginazione.