Sabato 23 maggio apre al pubblico nell’Abbazia di Valserena, a pochi chilometri da Parma, l’Archivio-Museo dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università), che rac-coglie e conserva materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo. Uno straordinario patrimonio di oltre 12 milioni di pezzi suddivisi in cinque sezioni: Arte (oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni), Fotografia (con oltre 300 fondi e più di 9 milioni di immagini), Media (7.000 bozzetti di manifesti, 2.000 manifesti cinematografici, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione), Progetto (1.500.000 disegni, 800 maquettes, 2000 oggetti e circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizzi, abiti e riviste di Moda) e Spettacolo (100 film originali, 4.000 video-tape e numerosi apparecchi cinematografici antichi).

Lo CSAC, fondato nel 1968 da Arturo Carlo Quintavalle e in seguito diretto da Gloria Bianchino, dal 2007 ha sede nella Abbazia cistercense di Valserena, tradizionalmente identificata come la stendhaliana “Certosa di Parma”. Gli spazi dell’abbazia sono stati oggi rinnovati attraverso un importante progetto architettonico promosso e sostenuto dall’Università di Parma.

A partire dal 23 maggio, lo CSAC si propone però soprattutto come un nuovo spazio multifunzionale, una macchina viva dove si integrano un Archivio, un Museo e un Centro di Ricerca e Didattica, con una partecipazione attiva da parte della comunità scientifica e del circuito dei ricercatori, dei dottorandi e degli studenti.

Una formula unica in Italia, che mantiene e potenzia le attività sino ad ora condotte di consulenza e di supporto all’istruzione univer-sitaria con seminari, workshop e tirocini, di organizzazione di mostre e pubblicazione dei rispettivi cataloghi (oltre 120 dal 1969 ad oggi), e di prestito e supporto ad esposizioni in altri musei (tra quelli internazionali citiamo il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, il Tokyo Design Center e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid).

Il percorso espositivo del nuovo Archivio-Museo, attraverso gli spazi della grande Chiesa cistercense, della Sala delle Colonne, della Sala Ipogea e della Corte delle sculture, rappresenterà la complessità e la ricchezza delle collezioni dell’archivio con oltre 600 opere in mostra. Un’esposizione permanente in grado di rinnovarsi potenzialmente all’infinito attingendo allo straordinario repertorio visivo dell’Ar-chivio, i cui materiali saranno esposti a rotazione.

Le sedici sezioni della Chiesa saranno dedicate a temi che faranno emergere la complessa natura di questo Archivio/Museo, attraverso le interazioni trasversali delle sue collezioni: dall’Arte alla Moda, dal Design alla Fotografia, dall’Architettura alla Pubblicità fino al Disegno della satira, con opere e progetti, solo per citarne alcuni, di Lucio Fontana, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Nizzoli e Bellini per Olivetti, Man Ray, Luigi Ghirri, Dorothea Lange, Giò Ponti, Pier Luigi Nervi, Giuseppe Samonà, Armando Testa, Tullio Pericoli, Vincino.

Chiude questo percorso la mostra monografica dedicata alla cultura figurativa e progettuale degli anni ’60 e ’70 con opere di artisti entrate nelle collezioni dello CSAC sin dai primi anni di attività, come quelle di Enrico Baj, Mario Ceroli, Luciano Fabro, Emilio Isgrò, Enzo Mari, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Ettore Sottsass, Emilio Tadini.

La Sala delle Colonne espone il lavoro di raccolta e studio delle opere conservate nell’archivio della Sezione Arte con un percorso crono-logico dai disegni di Mario Sironi alla Poesia Visiva, insieme a documenti progettuali e di lavoro. Ai visitatori sarà offerta anche la possibilità di consultare, su prenotazione, i materiali degli archivi conservati nelle aree dell’Abbazia non aperte al pubblico.

La Sala Ipogea, introdotta da Il Sentimento della Rivoluzione di Fausto Melotti, integra l’itinerario della scultura creato nella corte dell’Abbazia, che comprende numerose sculture di grandi dimensioni.