"Alla fine, non abbiamo potuto trattenerci dallʼapplaudire. Il direttore di scena ci cacciò dal palco come degli intrusi: “Peggio dei guardoni musicali… non si ascolta di nascosto una soprano come questa!” (Nellʼanno in cui Maria Callas provava alla Scala di Milano lʼaria “Casta Diva”, Dario Fo, che allʼepoca frequentava lʼAccademia di Brera, era tra gli allievi che spesso erano ingaggiati per lʼallestimento dello spettacolo. Tratto dal libro “Una Callas dimenticata” di Dario Fo e Franca Rame)

La mostra Dario Fo dipinge Maria Callas presenta le opere realizzate da Dario Fo tra il 2013 e il 2015 e dedicate alla grande soprano, che debuttò nel 1947 proprio allʼArena di Verona.

Fo si definisce “attore dilettante e pittore professionista” e alla pittura ha dedicato gran parte delle sue energie. La mostra a Verona è lʼoccasione per conoscerlo più da vicino, più intimamente, tra passioni ed espressioni geniali che gli sono proprie.

Oltre 70 opere, raccontate ai visitatori dallo stesso Dario Fo, accompagnano il visitatore alla scoperta di AMO, il Museo dedicato alla creatività e allʼeccellenza dellʼopera lirica italiana che si propone di far conoscere al grande pubblico la perfetta macchina creativa che sta alla base delle celebri opere liriche, tipiche della tradizione culturale italiana e che tutto il mondo ammira. AMO ospita attualmente una mostra permanente e due temporanee e inoltre conta al suo interno la presenza di un pregiato ristorante. Il Museo inoltre è la location ideale per una mostra dedicata a Maria Callas: il suo forte legame con la città di Verona, e ovviamente con lʼArena, ha fatto sì che proprio al Museo AMO fosse allestita unʼintera sala intitolata alla celebre diva, voce immortale incarnata nellʼarte lirica.

Un genio che racconta uno dei più incredibili talenti di ogni tempo, in una delle più belle città di Italia, in un contesto di pregio: un cortocircuito imperdibile.

Riduttivo sarebbe poter pensare di incapsulare il Maestro Dario Fo allʼinterno di ermetiche categorizzazioni: drammaturgo, attore, regista, costumista e impresario della sua stessa compagnia. Scrittore, autore, illustratore, scenografo e attivista italiano noto per lʼimpegno politico insieme alla moglie Franca Rame. Il suo genio non è suscettibile a definizioni.

Anche se noto per la sua spiccata spregiudicatezza intellettuale e per lʼacuta satira, egli ha saputo fare della sua vita e delle sue passioni unʼopera dʼarte a tutto tondo e senza confini. Oggi Dario Fo si fa pittore e trova un nuovo soggetto da narrare e a far da padroni sono i suoi colori che danno nuovo vigore a un mito dʼaltri tempi, a una personalità carismatica, drammatica e mutevole: Dario Fo dipinge Maria Callas.

Dopo il libro uscito a ottobre 2014 intitolato Una Callas dimenticata (di Dario Fo e Franca Rame, edito da Franco Cosimo Panini) e a seguire lʼomonimo spettacolo teatrale a novembre (scritto a quattro mani con la compagna Franca Rame), Fo omaggia ancora una volta con la più rappresentativa espressione dʼarte – la pittura – la cantante più famosa dellʼultimo secolo.

Lʼamore per la pittura nasce dal desiderio del Maestro - maturato nel corso della sua carriera - di metter mano personalmente alla parte illustrativa degli spettacoli, dipingendo e inserendo gli elementi iconografici nelle quinte delle sue opere che, come in un romanzo a colori, potessero raccontare ancor meglio la vita dei suoi celebri personaggi. Ed è da questo intento che scaturisce lʼardore di narrare la vita della grande Callas. Tra le sale di AMO il drammaturgo presenta un reportage di vita e palcoscenico che ripercorre tutta la biografia della Divina.

Attraverso unʼarte dalle linee pulite e i colori sgargianti, Fo dipinge momenti di vita del mitico soprano ripercorrendone lʼevoluzione dallʼinfanzia in America ai trionfi in Italia; gli anni della voracità - non solo artistica, la storia dʼamore con il marito Giovanni Battista Meneghini, lʼincontro fatale con Aristotele Onassis, Luchino Visconti e via via fino a giungere allʼoblio dellʼultimo periodo.

È lo stesso Dario Fo, sala dopo sala, che racconta la mostra e i retroscena che hanno ispirato le sue opere. Attraverso un percorso cronologico che ripercorre di anno in anno gli avvenimenti della vita della Callas, Fo cede alla tentazione di raccontare la Diva, ironica e sarcastica qual era, narrando come nellʼopera I Ravanelli il celebre episodio in cui sul palco della Scala, al termine di una ripresa di Traviata (dicembre 1954), le fu lanciato in segno di disapprovazione un mazzo di ravanelli da un ammiratore della Tebaldi (il soprano italiano allʼepoca egualmente amato): a causa della forte miopia la Callas scambiò i ravanelli per fiori che raccolse con gratitudine inchinandosi in segno di riconoscenza e che, solo successivamente, addentò a moʼ di scherno. Il Maestro ritrae anche le fasi del leggendario dimagrimento, attraverso una serie di opere, come Allegoria dei viaggi di Gulliver dove la Callas è presentata nei panni di una gigantessa e Alla fine del dimagrimento.

In Lʼisola di Torcello Fo narra attraverso la tela di una gita organizzata da Meneghini per conquistare la giovane appena giunta in Italia dallʼAmerica e in Maria e Meneghini - Ormai eravamo amanti rievoca la vita sentimentale con il futuro marito.

In Maria e Aristotele si amano, Fo dipinge la tragica passione per lʼarmatore greco Aristotele Onassis, passando per lʼincontro con Luchino Visconti che tiene per Maria una vera e propria lezione sullʼarte dello stare in scena: una biografia a colori che dà un resoconto della storia della lirica novecentesca.

Il drammaturgo omaggia infine anche la città scaligera: numerosi i lavori nei quali è riprodotta lʼArena, come LʼAida allʼArena di Verona con la Callas.

Dario Fo nasce il 24 marzo 1926 a Sangiano, provincia di Varese. Mentre frequenta lʼAccademia di Brera, sʼiscrive al Politecnico ma scopre in fretta la vocazione per il teatro e per la satira. Comincia a scrivere testi per la radio, poi debutta in scena con Franco Parenti e Giustino Durano. È lʼinizio di una fortunata e lunga carriera che lo porterà assieme alla moglie Franca Rame, tra successi e censure, a essere rappresentato in tutto il mondo, con commedie politiche che attingono alla cultura popolare e alla cronaca di tutti i giorni. Nel 1997 riceve il premio Nobel per la letteratura.

Maria Callas nasce nel 1923 a New York e muore nel 1977 a Parigi. La “Divina”, la “Dea”, lʼ“Ultima Diva”, sono solo tre degli appellativi che, tuttʼoggi, vengono quasi esclusivamente attribuiti a Maria Callas, regina indiscussa della lirica a livello mondiale, dallʼinfanzia velata di mistero e dalla vita scandita da delusioni e grandissimi successi.

Innamorata profondamente di Meneghini, dedita amante di Onassis, irrimediabilmente infatuata di Pasolini (che la diresse in Medea), non fu mai felice.

Lanciata nel 1947 dal tenore Giovanni Zenatello che la scritturò per la Gioconda di Ponchielli all'Arena di Verona, occasione in cui conobbe Meneghini divenendo lʼidolo di tutti i teatri, nel 1950 giunse alla conquista della Scala di Milano, il teatro lirico più prestigioso del mondo. Un palcoscenico che segnò il suo definitivo cambiamento: da robusta e con poca grazia divenne un simbolo di eleganza dopo un repentino cambiamento fisico che la portò da 92 a 64 chili di peso corporeo. Ma la sua forza era la voce: precisa, potente, drammatica, unica e irripetibile.

Celebrata in Italia, sua patria dʼelezione, raccolse trionfi e consensi entusiasti in tutto il mondo: Londra, Vienna, Berlino, Amburgo, Stoccarda, Parigi, New York (Metropolitan), Chicago, Philadelphia, Dallas, Kansas City. La sua voce incanta, commuove, stupisce. Arte e mondanità si intrecciano nella vita della celebre soprano.

Nel 1957 inizia il declino della sua parabola artistica e personale, quando conosce lʼarmatore greco Aristotele Onassis. Un amore distruttivo, “brutto e violento” come lei stessa lo definisce. Un uomo che la farà soffrire, avvezzo a lascive passioni, amori sfrenati, lusso e sregolatezza.

Nel 1958 le vicende personali e alcune débâcle artistiche rappresenteranno un mix letale che la condurranno a una continua discesa verso lʼoblio. La voce comincia a perdere smalto e intensità e la Divina si ritira dal mondo rifugiandosi a Parigi.

Di lei resta nelle incisioni solo la voce che ha dato vita in modo unico a tanti personaggi tragici e infelici, similitudine in essere della sua stessa vita.