Con il titolo emblematico Motlaq (L'Assoluto), si apre nel Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Teheran (Iran), venerdì 3 luglio 2015, una grande mostra di opere di Bizhan Bassiri, artista di origine persiana attivo in Italia dove risiede dal 1975. Tra gli artisti della generazione maturata negli anni Ottanta e Novanta, Bassiri ha messo a punto un linguaggio che – come pochi – integra le forme della pittura, della scultura, della musica e della poesia in una Gesamtkunstwerk tanto epica quanto utopica, all'incontro delle due grandi culture orientale e occidentale.

Durante il suo percorso iniziato in Italia, senza mai dimenticare le sue radici culturali e di sensibilità, Bassiri ha lentamente, ma con lungimiranza, costruito un pensiero generativo all'insegna delle intuizioni poetiche e delle illuminazioni a lui derivanti dal rapporto riflessivo con la natura e l'arte da lui definito “pensiero magmatico”, culminato con la stesura in progress di un Manifesto del pensiero magmatico (1984), tuttora in via di sviluppo (1986-2015).

Alla luce di una disciplina estetica e poetica che non ha flettuto dinanzi alle mode o alle lusinghe di una concezione transitoria dell'arte, Bassiri ha concepito e posto in essere una propria Weltanschauung nella quale si inscrivono i cicli più significativi della sua opera. Le Evaporazioni, le Erme, gli Specchi solari, i Leggii, le Meteoriti, le Bestie, i Dadi della sorte, le Serpi e altri non meno incisivi lavori.

In questa mostra Motlaq(L'Assoluto) presso il Museo di Teheran, avvalendosi della curatela di Bruno Corà – riconosciuto protagonista della critica d'arte internazionale impegnato nello studio dell'opera di Bassiri con un sodalizio ininterrotto che dura dal 1979 ad oggi – e di Fabio De Chirico, storico dell'arte, l'artista espone il nuovo ciclo della Tempesta, composto da trentadue Evaporazioni policrome (tutte di cm 200 x 170) contrapposte con distinti allestimenti a trenta Erme, trenta Leggii, sei Serpi auree, due Polittici (da otto elementi ognuno) e inoltre dodici Specchi solari, un video e, al centro dell'esteso dispiegamento di forme pittorico-plastiche, la scultura fulcro dei Dadi della sorte.

L'imponente concezione dell'impianto espositivo, all'insegna di impaginazioni in bianco (polvere di marmo) e nero (pareti dipinte a circondare le Evaporazioni) occasione favorevole per conoscere i momenti determinanti della poetica di Bassiri, è affiancata dalla visualizzazione del Manifesto del Pensiero Magmatico, le cui proposizioni enunciano i capisaldi dell'estetica di Bassiri. Dal novero di quei pensieri si può ritenere che quella di Bassiri è essenzialmente un'opera che intende fare i conti con le dimensioni del Tempo-Spazio e della sua enigmatica entità, con 'Infinito e l'Assoluto delle energie che sovrastano l'uomo e il caso, con la Poesia e l'Arte di ogni epoca, strumenti da lui condivisi e con cui l'artista si confronta eroicamente nell'impari lotta con la Storia e il Destino.

L'azione di Bizhan Bassiri, il cui solitario percorso si è distinto per l'originalità e il valore linguistico della sua opera, trova esatta coincidenza delle casualità dopo circa quarant'anni nel rientro in Iran a Teheran, dove totalizzando l'esito del 6 su 6 facce nel gioco dei dadi, suggella il riscontro della propria sorte risultante vittoriosa.

L'evento è stato possibile grazie alla collaborazione con Claudio Poleschi Arte Contemporanea di Lucca (Italia) che da tempo segue l'opera di Bizhan Bassiri.

Bizhan Bassiri è nato a Tehran nel 1954, giunge a Roma nel 1975 e vive tra Roma e Chiusi (Siena). Comincia a esporre nel 1981 partecipando a mostre personali e collettive. La ricerca artistica di Bizhan Bassiri inizia con l’utilizzo di materiali diversi: superfici di cartapesta e di acciaio e bronzo, elementi lavici, elaborazioni fotografiche. È autore del Pensiero Magmatico (1984), del Manifesto del Pensiero Magmatico (1984 - 2015).