Poison Toffee Apples racconta, attraverso 18 inediti dipinti ad olio su tela, la storia di Furry, bambina caratterizzata da una singolare peluria sul viso. Il personaggio raffigurato da Pedroni, prosegue quella tensione a perseguire effetti fantasiosi e bizzarri, tipica dell’iper-contemporaneo Pop Surrealismo come della pittura Manierista e Barocca ispirata a soggetti “strani”, esotici, capaci di suscitare stupore e meraviglia.

Intorno al 1600 infatti già si acuiva l’interesse per scienze particolari e lo studio delle mostruosità animali e vegetali, così il bizzarro nella pittura compare nelle quadrerie delle più importanti corti europee, dando vita a una galleria di dipinti celebri, in cui figurano ritratti curiosi personaggi; nani, uomini a due teste o sorprendentemente obesi… Ed ecco che tra questi antichi ritratti, nella collezione di “mirabilia” di Ferdinando II Gonzaga troviamo la prima Furry, dipinta da Lavinia Fontana sul finire del 1500. L’opera raffigura Antonietta Gonsalus, la figlia di Petrus Gonsalus capostipite di una famiglia affetta da una rara patologia chiamata Hypertrichosis universalis, testimoniata anche nel Monstrorum historia di Ulisse Aldrovandi, nonché dalle opere pittoriche dello Spagnoletto e di Agostino Carracci.

Furry, la ragazzina pelosa del 1600, indossa un abito elegante, con un alto colletto di pizzo e bottoni d’oro e con un’acconciatura decorata con fiori e fiocchetti… Furry, quella di oggi, indossa un abito verde con un alto colletto impreziosito da un nastro rosso chiuso da un orsetto e un’acconciatura a fiocco fatta dei suoi lunghi capelli. La sua camera delle meraviglie è un paesaggio innevato che allude alla solitudine, interrotta solo dalle Poison Toffee Apples, silenziose compagne testimoni dell’equivocabile contrasto tra il veleno che appare in superficie e lo zucchero che è nel misterioso frutto.

Attraverso il sapore dolce e amaro del linguaggio fiabesco sviluppato da Pedroni nel suo lavoro, le opere ripercorrono un’immaginaria vita di Furry, descrivendone le fragilità così come la forza emotiva. Di quadro in quadro, la protagonista stravolge le aspettative del pubblico, padroneggiando la diversità del suo corpo e mostrando come le insicurezze possano divenire strumenti di rivalsa. Attraverso queste opere, non solo lo spettatore ma anche l’artista stesso si cala in un viaggio introspettivo, alla ricerca di paure e debolezze tanto comuni nell’infanzia quanto uniche per ciascuno di noi, dedicando una particolare attenzione a quella ambigua femminilità o mascolinità che sono spesso fonte di discriminazione tra i bambini. L’artista prende per mano la piccola Furry e, passo dopo passo si immerge nella sua storia, percorrendone tutti i momenti di insicurezza, tracciando le linee di una favola sull'accettazione di sé e dell’altro, per uscirne, infine, con consapevolezza e orgoglio.

Paolo Pedroni, nato a Brescia nel maggio del 1983, ha coltivato la sua passione per il disegno sin dall’infanzia. Nel 2005 si è diplomato all’Istituto Europeo di Design ma, pur lavorando nel campo dell’architettura d’interni, non ha mai perso di vista la passione per il disegno e la pittura. Nel 2011 ha esposto nelle prime mostre collettive in Italia, e nel 2012 ha iniziato la sua collaborazione alla grafica dei tre volumi che raccontano la storia della Dorothy Circus Gallery. Con la scoperta della “pittura digitale” ha cominciato a muovere i primi passi nel mondo del pop surrealismo e ad esporre i propri lavori in gallerie Italiane e internazionali, conquistando con i suoi originali personaggi il brand coreano Juun.J. che lo recluta protagonista della sua collezione 2015 presentata durante la Paris Fashion Week al Palais de Tokyo. Non dimenticando né rinnegando l’arte digitale, ha concentrato la sua recente produzione sulla tecnica ad olio, incontrastata protagonista della mostra Poison Toffee Apples.