Parte dall’ultima serie di opere intitolata Messaggi la mostra che divisa nelle due sedi storiche di Riccione, Villa Franceschi e Villa Mussolini, sarà inaugurata sabato 19 dicembre 2015 alle ore 17. Protagonista Giovanni Lombardini, artista di lunga militanza che negli anni ha tenuto una relazione dialogante con le radici remote e impegnate della pittura sia di matrice minimalista sia con le esperienze degli anni 70 e contaminate dalle correnti concettuali e dell’arte povera.

La mostra si presenta come un’antologica di grande respiro poiché raccoglie i frutti maturati nel corso di quarant’anni di attività. Comprende i percorsi tracciati da Giovanni Lombardini che si dipanano fluenti come le braccia di un grande delta, ripercorrendo le diramazioni di una ricerca sempre tenacemente aggiornata che sembra magicamente auto costruirsi e relazionarsi con la realtà contemporanea. Realtà che si dispiega come un vasto insieme di contaminazioni, riutilizzi, mescolamenti. Lombardini, dotato di profonda misura etica e di consapevole riflessione estetica, agisce quindi su un insieme di recuperi simbolici, che provengono da una storia artistica personale dalla cui trae alimento continuo. “Dipingere più con gli occhi che con le mani” ebbe a dire l’artista qualche tempo fa: questo ha significato per lui immergersi in scelte precise, verso una pittura fatta di colore-campitura e spazio-luce. Fa dunque percorrere al colore un tragitto guidato, in forme nettamente scandite, giocato su nervature e esplosioni e scie; il suo colore è pigmento fluido e alchemico, svela la vita della materia (naturale e artificiale), mentre la somma delle sue superfici pittoriche è data dai rimbalzi di luce e dalla trasparenza e permeabilità all’aria e all’atmosfera.

La mostra comprende i cicli che partono da Géode (1990) ispirato originariamente ai cristalli contenuti nella cavità delle rocce, ma che oggi riluce come sacche amniotiche d’oro dai riflessi segreti, per proseguire con Brine del 2000, e attraversando Scie, Specchio sonoro, Rime, Pietre preziose, giunge alla poderosa serie di Inventari (2009) e infine approda alle opere recenti di Messaggi. La mostra, curata da Annamaria Bernucci è accompagnata da un catalogo curato graficamente da Gianni Donati con testi critici di Annamaria Bernucci e Sara Bastianini.

«Cosa si celi nel contenuto dei Messaggi visivi non è dato sapere. Né Lombardini ci aiuta nel disambiguare l’immagine che ha ri-creato; anzi per doppio registro simbolico e referenziale l’icona del messaggio irrompe, deflagra con il suo potenziale celato e silente. L’artista, qui trasformandosi in agente o ricevente della comunicazione, nasconde anche la condivisione del codice che ne permetterebbe la trasmissione. Sta allo spettatore parteciparvi e ciò accade nell’artificio che si invera nel momento in cui egli si riflette nell’opera, ne entra a far parte. Forse si nasconde anche una funzione narrativa, altrettanto segreta, e l’intera serie dei Messaggi si pone facilmente come opera aperta come testo che permette interpretazioni multiple e mediate dall’osservatore-lettore. Il colore ancora una volta è un serbatoio di energia pura in grado di strumentalizzare la percezione e la rifrangenza si trasforma in uno schermo di luce attraverso il quale accedere, penetrare o specchiarsi. Il vero legame che consente il dialogo tra l’osservatore-lettore e l’opera è questa condivisione. Lombardini innesta sul vettore cromatico la concezione portante del suo fare pittura…»
- Annamaria Bernucci

« Con l’ultimo ciclo dei Messaggi Giovanni Lombardini inventa un nuovo ambiente per la sua ricerca: un vero e proprio cosmo, in cui colore e luce creano un vortice gravitazionale che tutto cattura. Tra l’opera e il suo osservatore, che già ne diventava parte integrante, s’intesse ora un’intesa segreta che produce un’atmosfera di profondo mistero. Se l’altro mistero, caro alla letteratura, della missiva nella bottiglia abbandonata al mare, ricoperta da incrostazioni di tempo, verrà svelato, nel ritrovamento dopo un lungo viaggio, il mistero dell’opera di Lombardini, invece, si conserva intatto nell’itinerario silenzioso della propria destinazione sconosciuta. La lettera qui diventa il luogo d’incontro per l’immobile osservatore e il fluido riflesso dell’opera che tutto imprigiona, ma, al contempo, la stessa lettera s’interpone come un velo non svelabile, perché non si aprirà, resterà una distanza percettiva tra di essi, quasi fosse un’opera nell’opera…»
- Sara Bastianini

Giovanni Lombardini è nato nel 1950 a Coriano di Rimini, dove vive e lavora. Compie gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino per la quale nel ’72 un suo lavoro Scarpe con erba diventa l’immagine manifesto. La prestanza scenica di materia e oggetti ha condotto la sua ricerca negli anni ’70 sui binari dichiaratamente poveristi. Dai primi lavori con l’erba alle scritte di sapone alle grandi tele colorate strofinando petali forte è la riflessione sulla primarietà dei fenomeni naturali e sulla struttura fenomenica dei comportamenti sensoriali. Dagli anni '80 la sua ricerca si sposta tendenzialmente su materiali più tecnologici: superfici lucide e non assorbenti, calchi manuali di oggetti e persone con carta stagnola dipinta, colate di vernice al rame e bronzo su lastre radiografiche vergini e fusioni di ghisa e sapone. Anche le opere più recenti nascono dunque dalla scoperta e dall'uso sperimentale di materiali inconsueti: colori mordenti e acrilico lucido trasparente applicati su formica, su tavola o su carta sempre con un amore particolare per il colore e la sua interazione con la luce. Tra le più recenti esposizioni nel 2004 la personale Methamorfosis presso la Barbara Behan Contemporary Art, Londra, nel 2007 presso la Gallery 705 di Stroudsburg in Pennsylvania U.S.A. e via via negli anni personali da Zaion, Biella, PoliArt, Milano, PaciArte, Brescia, Studio Maab, Padova. Il 2014 lo vede impegnato negli U.S.A. al Southwest Minnesota State University Art Museum e con l’antologica Gli Iniziali, Palazzo Ducale, Urbino in collaborazione con PoliArt ed Eidos Immagini Contemporanee e in I Have a Dream, Milano, Palazzo Reale, mostra promossa dalla Robert F. Kennedy Foundation e a cura di Melissa Proietti e Raffaella A. Caruso.