Il corpo dell'anima e l'anima del corpo, nuove evoluzioni della body art: Kyrahm, artista concettuale, videoartista, body artist e performer, elabora performance di grande impatto emotivo il cui filo conduttore nasce da una spinta propulsiva di forte orientamento politico e sociale che si esprime attraverso il corpo, in una costante ricerca di connessione con il pubblico che assiste e interpreta al tempo stesso.

Kyrahm, chi sei?

Un’autrice che utilizza il mezzo arte, principalmente attraverso la performance art, la body art e il video, per trasmettere messaggi di contenuto sociale dal forte impatto emotivo. Il corpo, il sangue, le storie delle persone sono sacri, e io li porto in scena. Crudezza e Verità. Da piccola rimasi quasi soffocata dal liquido amniotico. Nacqui molto debole, fu necessaria una trasfusione di sangue per salvarmi la vita: ero solo un mucchietto di carne, che respirava a fatica nell'incubatrice. Mia nonna mi raccontava che in quello stato vuoto e sospeso alla vita tutti mi amavano e attendevano. A volte penso che Human Installation 0: Crisalide sia nata proprio per permettermi di tornare lì dentro. Durante questa performance realizzata nel 2009 sono stata rinchiusa in un bozzolo-teca posizionato in una piazza di Roma per 24 ore e mia madre ha provveduto giorno e notte ai miei bisogni primari. Molti body artists attraverso la loro opera tradiscono in realtà il loro disperato bisogno d'amore.

Come sei approdata all’arte?

È dentro di me, fa parte di me. Devi fare l'amore con l'arte, senza mezze misure: opere come figli partoriti da un atto d'amore. Mio padre è uno degli ultimi artigiani, pittore ed ebanista formatosi nelle botteghe sotto le ali di un Maestro, come il Verrocchio e il Ghirlandaio. È emigrato in Germania nel dopoguerra ed è tornato in Italia donando una vita dignitosa a sé e ai suoi figli. La mattina delle domeniche d'estate mi portava in spiaggia, spezzava fusti di canna e disegnava forme michelangiolesche sul battiasciuga, che il mare portava via. La gente pian piano si accumulava per osservare, e io, a 5 anni, imparavo cosa significasse sentirsi orgogliosi. Ho iniziato a introiettare il significato della performance probabilmente da lì. Con il Liceo artistico, verso i 17 anni, mi recavo dove era possibile studiare i cadaveri sotto formalina. Osservavo quei corpi e li disegnavo, senza riuscire a fermare le lacrime. Quelle persone avevano amato, gioito, sofferto: in quale buco nero eran dissolti i loro ricordi? Dove finiranno i miei e quelli di tutte le persone amo? Inconsapevolmente nascevano le mie prime performance: mentre disegnavo mi fermavo per posare la mano sul mio cuore e avvertirne il battito, sentire il calore della carne e assicurarmi che fossi viva. Non sapevo ancora che la performance art sarebbe diventata tutta la mia vita. Dopo la formazione accademica, ho approfondito gli studi universitari sulla comunicazione, la sociologia, la psicologia sociale e l’antropologia per poi conoscere e collaborare con i body artists più importanti del mondo. La mia ricerca artistica performativa, costantemente in evoluzione, dialoga con il cinema, la live art e la videoarte. Lavoro con Julius Kaiser, filmaker, performance artist e drag king.

Perché l’arte è importante per te e quali delle tue performance ci proporresti come punti di snodo nel tuo percorso?

Mi sento molto vicina al concetto di arte come attivismo. Lo scopo è fornire degli strumenti che aiutino le persone a sviluppare un pensiero critico. Credo che sia fondamentale a un certo punto uscire dal corpo, anche nella body art. Il che significa volgere il proprio sguardo verso i bisogni sociali. Nel caso di Human Installation XV: Dentro/Fuori, sono stata 2 giorni nella cella di isolamento dell'ex carcere del castello Orsini di Soriano nel Cimino, con solo cibo e acqua attraverso il pertugio e il pensiero rivolto ai detenuti. Una riflessione sulle difficili condizioni delle persone in carcere, sull'Italia che nel suo ordinamento non prevede il reato di tortura e su quelle parti del mondo in cui la pratica dell'isolamento è imposta per tempi talmente lunghi da essere disumani (ci sono persone in isolamento da oltre 40 anni!). Con Human Installation IV: Il gioielliere parliamo di violenza contro le donne. Durante la performance, Julius Kaiser, effettua una composizione di perle, incastonate sulla mia schiena da una serie di aghi. In un momento successivo della performance, inizio a ferirmi all'altezza del petto: un rivolo di sangue scivola sulla mia pancia, dove è proiettata l'immagine di un neonato (il piccolo, che spesso paga le conseguenze delle diatribe tra i grandi/genitori). In Human Installation I: Obsolescenza del genere, body art e teoria queer si correlano: donne, uomini, transessuali mostrano fieri il loro corpo nudo e, sulla scena, Julius effettua la trasformazione da donna a uomo. La performance ha vinto il Premio Arte Laguna di Venezia nel 2009 ed è stata selezionata tra le 30 migliori performance gender exploration del mondo. Le due ultime azioni sono state presentate in numerose rassegne in Europa e negli Stati Uniti. Al Museo Hermann Nitsch di Napoli, Il gioielliere ha preso parte al Woyzeck di Cercle, un incontro tra body art storica e contemporanea. Per Human Installation XIV: Azione col Sangue, il pubblico è stato invitato a donare il sangue presso un centro a Roma, e, la sera, al Teatroinscatola, è avvenuto il poetico abbraccio tra i donatori e i potenziali riceventi talassemici, persone che non potrebbero vivere senza regolari trasfusioni di sangue: una vera e propria campagna sociale di promozione della donazione di sangue. Quest’anno abbiamo anche organizzato, a sostegno dell’artista cubana Tania Bruguera, la ripetizione della sua performance Il sussurro di Tatlin in connessione simultanea (da Roma) con Tokyo, il Moma di New York e Londra.

Cosa, in questo momento della tua vita, attrae la tua attenzione e cosa riesce ad avere un effetto tale da influenzare te e la tua ricerca artistica?

I flussi migratori. L'ultima opera, (A)mare Conchiglie sta certamente catalizzando tutte le energie: in questa performance abbiamo coinvolto (cercando le persone per settimane nei centri di accoglienza e nelle strade) anziani ex immigrati italiani all'estero e i migranti dal mare. Durante l'azione hanno raccontato le loro struggenti storie seduti a una tavola apparecchiata in mezzo al mare, su un gommone che è poi approdato sulla spiaggia di Nettuno. Un convivio poetico che ha commosso il pubblico presente. Il lavoro è anche un progetto di videoperformance e documentario destinato al circuito cinematografico e artistico in Italia e all'estero.

Nella resa finale di un tuo progetto artistico quanto peso hanno la pianificazione e la ricerca e quanto è imputabile, invece, all’imprevedibilità?

La ricerca innanzitutto. Tanta, tantissima. Dal 1998 ho iniziato ad approfondire lo studio della performance (per alcune sono stati necessari anni). Poi, nel 2009, è nata, quasi tutta insieme, buona parte delle Human Installations (presentate lo stesso anno per il Festival MutAzioni Profane, prima edizione del Festival Internazionale della Performance ideato e curato con Julius Kaiser, che a oggi ha una cadenza triennale). Ad esempio, una ricerca approfondita sulle sfumature della mutazione e della metamorfosi, dalle azioni durational al rapporto tra body art estrema e iconografia cristiana, ha permesso la nascita della performance Sacrifice dove ho portato una vera crocifissione in scena utilizzando la tecnica della sospensione e presentando il lavoro in una modalità caravaggesca che potesse incantare e non disgustare lo spettatore, nonostante la presenza di vero sangue dal vivo (io piangevo sangue togliendo aghi dall'arcata sopraccigliare). Per arrivare a questo lavoro sono entrata in connessione con altri artisti come Ron Athey e Stelarc, viaggiando tra Europa e Stati Uniti, approfondendo le tecniche delle body modification, frequentando gli ambienti estremi dell'underground italiano e londinese con l'approccio dell'osservatore partecipante. Il resoconto di questa ricerca è presente nel film Kyrahm Cries Blood di Julius Kaiser. L'elemento dell'imprevedibilità è invece prezioso alla fine, quando magari decidi di stravolgere tutto pochi minuti prima che la performance sia presentata al pubblico.

Prima che una tua performance “accada”, che immagine ha, che sensazioni ti dà e che tipo di emozioni e sentimenti sperimenti quando, poi, la performance “accade”?

È una calda energia quella che precede l'idea. Spesso organizzo degli schizzi preparatori per elaborare il concept delle opere. Ho taccuini pieni di performance mai realizzate. È l'emozione infantile della scoperta quella che ti assale nella fase di elaborazione creativa. Durante la performance, invece, io mi trasformo in un tramite. Il mio corpo o quello delle persone coinvolte è il significante del significato da trasmettere. La mia concentrazione raggiunge picchi altissimi, posso sentire il mio odore, il sudore e la temperatura del corpo cambiare.

Intimità, Presenza, Consapevolezza, Tempo, Luogo, Mutamento... che accezione hanno per te e nella tua ricerca artistica?

Intimità è per me aprire le porte della propria casa. Mettere a nudo l'anima, prima che il corpo, scoprendo anche il proprio vissuto al pubblico, cercando di trattare tematiche il più possibile universali: è sempre in agguato per un performer il pericolo di apparire autoreferenziale. Del resto è ideatore dell'opera e opera egli stesso. Ma è importante rifuggire da questa condizione. Essere presenti e consapevoli è fondamentale se non vogliamo diventare cibo da divorare. Coscienza critica, dubbio e il germe della curiosità di Odisseo sono ingredienti fondamentali per un artista. Il tempo mi terrorizza perché diviene sempre più veloce e non basta mai. Spesso per terminare un progetto sono necessarie notti in bianco, come per un figlio. Il luogo che preferisco è quello che non caratterizza ma che si fa caratterizzare. Rovesciare il tavolo è il modo migliore per concedersi più vite possibili. Ho intessuto relazioni e le ho distrutte, ho costruito e decostruito alternative alla mia esistenza. Il Mutamento è al centro della mia filosofia di vita e pratica artistica da sempre. Dalla body art ai cambiamenti del mio corpo a partire dall'infanzia, all'adolescenza fino all'età adulta.

Wittgenstein afferma: "Il Corpo umano è la migliore immagine che abbiamo dell'anima umana"; che cosa desideri che le persone sentano quando entrano in contatto con la tua anima?

Amore puro, allo stato grezzo.

Kyrahm vive e lavora a Roma.

Per maggiori informazioni:
www.humaninstallations.com

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