Il lavoro artistico, visivo e performativo, di Mandra è la trama tessuta dal percepire, sviscerare e infine rappresentare “il palinsesto (nel senso filologico del termine) esperienziale” delle persone, per coglierne la bellezza più profonda, in un continuo interrogarsi sulla vita, la morte, la trascendenza, la rinascita, il destino individuale e collettivo, il rapporto fra la realtà esterna e quella interiore. È nel presente, nel qui e ora, che Mandra costruisce con un nuovo filo, un filo forte, un corpus di opere che sono tese a sostenere senza giudicare poiché composte dal com-prender-si reciprocamente. Per te. Per me. Per noi. E per tutti i nostri rapporti.

Il mio lavoro è una sintesi di tutto ciò che ho conosciuto, amato e sperimentato su di me con ottimi risultati...

Mandra, chi sei?

Mandra Stella Cerrone.

Come sei approdata all’arte, e in che modo l’arte ti si è presentata?

Non lo so. Quel che so è che ho la sensazione che il desiderio di produrre e consumare arte sia nato con me. Ho la sensazione di essere sulla mia strada.

Qual è stata la prima opera d’arte davanti alla quale ti sei emozionata?

Roma tutta è l’opera che mi ha emozionata per prima, la mia infanzia romana. La bellezza era ovunque ed erano stati degli artisti a produrla. Volevo essere una di loro, sono stata una bambina affamata di bellezza. Queste sensazioni segnano la biografia con altrettanta forza dei dolori e dei traumi. Abbiamo in noi un’immagine indelebile di noi stessi a cui vogliamo aderire.

Perché l’arte è importante per te?

Ognuno di noi ha un suo modo di attraversare e conoscere il mondo, l’arte è il mio strumento di ricerca, conoscenza, interazione col sistema sociale. In realtà, da sempre dico che l’arte mi salva la vita tutti i giorni, e questo non è spiegabile, è così.

Che cosa ti sta a cuore in questo momento della tua vita e come ciò influisce su di te e sulla tua ricerca artistica?

Mi piace pensare che l’arte è la cura, questo mi sta a cuore. Frequento con assiduità tecniche non convenzionali di autoconoscenza e terapie artistiche, in maniera spericolata le provo su di me, resto affascinata dai risultati che ottengo e li restituisco al mondo attraverso l’arte. La mia vita è il nutrimento sotterraneo di tutti i miei lavori.

Se ti chiedo di rivolgere la tua attenzione a come ricordi, ricordi soprattutto le sensazioni oppure è più forte il ricordo dei colori; ricordi le voci o i suoni o il silenzio; il volto delle persone, il profumo o l'odore di qualcosa in particolare...

Ricordo le emozioni. La memoria è nel corpo e trova sempre nella sua geografia un luogo in cui archiviare gli eventi.

Attraverso quale dei cinque sensi entri in relazione con il mondo, e quale utilizzi più frequentemente, più volentieri e con più familiarità quando lavori?

La vista. Senza dubbio. L’essere interiore è in quello che si vede fuori. Come è, dice ciò che è. Capisco il mondo e le cose del mondo attraverso la vista. Con questo voglio dire che anche quel che io cerco da sempre, le zone riservate, l’ombra, sono visibili nelle reticenze, nelle omissioni, in una posa del corpo. Tutta l’esistenza è un fenomeno offerto alla vista. Desideriamo essere visti.

Il tuo lavoro nasce dall’impulso che segue a un’idea o a una necessità? C’è un filo conduttore che ti porta a tessere la trama delle tue opere?

Sì, ogni opera nasce da un’urgenza che avvia un percorso da sperimentare su di me e infine il dono del risultato ottenuto come strumento di cambiamento e di riflessione offerto a tutti. In questo modo apro a una sperimentazione collettiva e imprevedibile. In termini tecnici si traduce spesso in arte relazionale, performance pubbliche o private, atti poetici, video e foto.

Nella resa finale di un tuo progetto artistico quanto peso hanno la pianificazione e la ricerca e quanto è imputabile, invece, all’imprevedibilità?

Pianifico in maniera dettagliata tutto il lavoro ma so che bisogna sempre lasciare una sedia vuota all’imprevedibile, all’universo cooperante. L’eros è la scintilla creativa, mentalmente pianifico il lavoro, lo realizzo nella materia e mi chiedo cosa quel lavoro darà a chi lo riceve.

Prima che una tua opera “accada”, che immagine, che tipo di sensazioni ti dà e quali emozioni e sentimenti sperimenti quando, poi, l’opera “accade”?

A volte una visione, in altre trovare improvvisamente la sintesi di lunghi studi e ricerche, una piccola illuminazione.

Che approccio hai con la materia per arrivare agli aspetti contenutistici e concettuali delle tue opere?

Il mio è stato un percorso di smaterializzazione, ho iniziato con opere materico informali molto grandi, nere e pesanti. Ora lavoro con l’effimero. Porto con me un atto poetico e l’intenzione di agire dove le profondità della psiche e la materia fisica del mondo si fondono.

Intimità, Presenza, Consapevolezza, Tempo, Luogo, Mutamento... che accezione hanno per te e nella tua ricerca artistica?

Sono i cardini del mio lavoro. Una vita solitaria, silenziosa, scelte alimentari, frequentazioni, pratiche, tutto concorre a dare profondità e senso alle mie opere.

Come e da cosa sai di avere raggiunto l’obiettivo nel tuo processo di creazione dell’opera?

Nelle performance in particolare lo leggo negli occhi nelle voci e nelle parole dei partecipanti. Sento la loro emozione, percepisco il loro turbamento. Dalle mail che mi scrivono i partecipanti alle performance. Dai ringraziamenti e dalle fughe.

Quali sono le motivazioni, le spinte, i condizionamenti, i limiti e le conseguenze di essere un’artista oggi?

La motivazione principale sta nella gratificazione di assecondare quel centro stabile a cui sempre ritorno, il nucleo di interessi e passioni in cui posso vivere. Nel silenzio della vita interiore vive l’immaginazione e l’arte le da voce. La spinta sta nel sentirsi intimamente autorizzati a intervenire nel malessere sociale con mezzi immaginali. L’immaginazione è sovversiva e s’interessa di comportamenti e sentimenti e si materializza nel mondo producendo emozioni. Essere un’artista è ridare spazio alla potenza dell’immaginazione in un sistema in cui le immagini mostrano una grande vulnerabilità alla critica e al mercato.

Qual è la visione alla base delle tue intenzioni e delle tue azioni nel contesto artistico contemporaneo?

L’arte contemporanea è un processo in divenire a cui tutti possiamo partecipare. Raccontare il processo è svilirlo, l’invito è a prenderne parte.

A che cosa può aprirsi il mondo attraverso l’arte?

Credo che l’arte sarà la medicina, la religione e la politica del futuro.

Quali delle tue opere ci proporresti come fondamentali punti di snodo nel tuo percorso?

Denaro Santo, 2006 - Con altre sei donne laviamo fisicamente e metaforicamente 15.000 euro.
Ostie, 2006/2015 - Mangiandoti assimilo la tua essenza
Silent Family, 2006/2015 - Arte e metagenealogia
Amore, azione psicomagica 2008/2013 - Azioni, orazioni, raccomandazioni
Love is a confession 2011 - L’amore è una confessione
Genealogical Love 2014 - Riflessione genealogica sul femminicidio e la violenza di genere
Audientia: città in ascolto. 2014 - Comunicare sulla frequenza del cuore
Sine Nomine 2015 - Il nome è un progetto

Che cosa desideri che le persone sentano quando entrano in contatto con le tue opere?

Desidero vederle uscire da una mia mostra con qualcosa di cambiato. Un pensiero diverso, un’emozione nuova, un interrogativo o forse una possibilità per mettersi in gioco.

In seguito alla tua esperienza di vita, alla tua esperienza dell’esistenza umana in senso ampio, qual è la tua concezione della vita?

Passare dalla resistenza alla fluida, lieve, esistenza.

In che senso il fatto di essere donna ha determinato la tua vita? Che destino possono aspettarsi le nostre sorelle più giovani e in che direzione bisogna orientarle?

Essere donna è un privilegio. Le donne non sanno le cose, le sentono con la forza dell’istinto, l’intuito è il tesoro della psiche femminile. Ho imparato a fidarmi di quel che sento. Alle giovani artiste direi quello che direi a qualsiasi ragazza, di coltivare sempre la libertà di ricercare, disubbidire, gioire, amare, studiare, rischiare, sperimentare, essere uniche.

C’è un momento o un’esperienza alla quale colleghi quella sensazione intensa che fa dire “Io sono viva!”?

È qui e adesso che realizziamo l’eternità. Vivendo. Amando. L’amore è il vero mistero che dà senso alla vita.

Mandra, dubiti mai di te stessa?

Continuamente…

Come sai che sei un’artista?

Tutti hanno paura di pronunciare questa parola così abusata, a me piace. Dovendo scegliere un’etichetta preferisco artista, va benissimo…

Qual è il desiderio del tuo cuore?

Il desiderio è la fonte della creatività, la materia stessa dell’arte. Io de-sidero.

Che progetti hai in cantiere?

Continuare…

Dai la risposta alla domanda che volevi io ti facessi e che non ti ho fatto...

Quando ci vediamo?

Mandra, noi ci siamo “viste” pur senza esserci incontrate... e questo apre il cuore di entrambe a tutti i nostri possibili futuri incontri...

Mandra Stella Cerrone vive e lavora a Francavilla al Mare, Chieti.